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Habitat

Al centro dell’attuale crisi della biodiversità, che l’Ipbes (la Piattaforma intergovernativa per la biodiversità e i servizi ecosistemici) definisce “senza precedenti”, c’è senza dubbio la crisi degli habitat naturali.

Gli habitat scompaiono, si degradano, si frammentano a grandi velocità e a causa principalmente di un’azione umana insostenibile, che impatta tutte le tipologie ambientali e produce conseguenze drammatiche anche per le specie.

Il 65% degli habitat marini e il 75% degli habitat terrestri mondiali risultano modificati dall’azione umana, mentre solo il 15% degli habitat europei può essere considerato in buone condizioni. La crisi riguarda zone umide, fiumi, litorali, mare, praterie, ambienti agricoli, con situazioni diversificate per i vari territori europei ma particolarmente gravi per le dune e le torbiere.

Quanto all’Italia, la Lista degli ecosistemi a rischio dice che gli ecosistemi a rischio sono 58 (di cui 7 in condizioni critiche, 22 in pericolo e 29 vulnerabili), mentre 18 sono indicati con possibile rischio futuro, 4 come non a rischio e 5 non sono valutati. La superficie nazionale a rischio è stimata al 19,6%, ovvero oltre due quinti della superficie coperta dagli ecosistemi naturali e seminaturali in Italia (46,3%).

“Abbandono dell'agricoltura estensiva, intensificazione delle pratiche gestionali, modifica dei regimi idrologici, urbanizzazione, inquinamento, attività forestali non sostenibili e sfruttamento delle specie” sono, a giudizio dell’Unione europea, le principali cause della crisi degli habitat, che necessita di una risposta adeguata e finalmente efficace.

Non è un caso se la restoration ecology sia uno dei temi conservazionistici più importanti dei nostri tempi. In tal senso, le Nazioni Unite hanno definito quello in corso come il decennio del ripristino degli ecosistemi e l’Unione europea ha approvato la Nature Restoration Law, la legge per il ripristino degli habitat naturali, il cui obiettivo è proprio quello di rimettere in buona salute, nei prossimi decenni, tutti gli habitat minacciati del territorio dell’Unione.

In linea con tutto ciò, il lavoro della Lipu sugli habitat naturali è particolarmente intenso, specialmente su habitat come le zone umide, le praterie, gli ambienti agricoli, considerando che è anzitutto attraverso gli habitat che la tendenza al declino di molte specie di uccelli può essere fermata e infine invertita.

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La torbiera dell'Alpe di Devero
La torbiera dell'Alpe di Devero © Andrea Mazza

Nel mondo, il 65% degli habitat marini e il 75% degli habitat terrestri mondiali risultano modificati dall’azione umana, mentre solo il 15% degli habitat europei può essere considerato in buone condizioni. In Italia, gli ecosistemi a rischio sono 58 (di cui 7 in condizioni critiche, 22 in pericolo e 29 vulnerabili)