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Stato di conservazione degli uccelli nel mondo

Studi, ricerche, conoscenza, apprezzamento, ma anche preoccupazione: molte specie di uccelli attraversano una crisi senza precedenti a causa dell’azione distruttiva di varie pratiche umane, che va necessariamente fermata. A questo servono le convenzioni internazionali, le direttive comunitarie, le leggi nazionali nonché il nostro impegno e i nostri programmi di conservazione.

Delle oltre 10.000 specie di uccelli note a livello planetario, ben 1469 (il 13%) sono globalmente minacciate di estinzione, con una stima dell’attuale tasso di estinzione tra le 100 e le 10.000 volte maggiore del tasso medio di estinzione naturale (dal 1500 ad oggi sono almeno 161 le specie che abbiamo perso e i rischi che si intuiscono per il futuro sono ancora maggiori).

Su scala europea, 70 specie sono da considerarsi a rischio di scomparsa globale, mentre delle 250 specie nidificanti in solo 74 (meno di un terzo) si trovano in uno stato “favorevole” di conservazione, tale cioè da non destare preoccupazioni. Il 30% (76 specie) versa invece in uno stato “cattivo” di conservazione e un ulteriore 33% è situato in una sorta di stato di mezzo, comunque inadeguato.

A livello di macro-tipologia ambientale spicca, su scala globale, la crisi degli uccelli marini (detti anche pelagici), causata dal depauperamento della risorsa ittica, dal disturbo alle colonie riproduttive e dal bycatch, ossia la cattura accidentale dovuta alla pesca, oltre che dall’inquinamento dei nostri mari.

A loro volta, gli uccelli delle zone agricole, sia a scala globale che europea e italiana, stanno subendo ingenti cali. Più in generale, è tutta l’avifauna ad essere impattata da vecchie e nuove minacce e da accertati fattori d’impatto demografico, tra i quali la distruzione, la frammentazione e il degrado degli habitat naturali, causati dall’urbanizzazione così come dall’espansione dell’agricoltura intensiva.

A ciò, si aggiunge un prelievo venatorio spesso del tutto insostenibile, sia legale (caccia) che illegale (bracconaggio) a carico di molte specie, considerate cacciabili nonostante il cattivo stato di conservazione. Particolarmente esecrabili sono gli ancora numerosi episodi illegali, diffusi in tutto il bacino mediterraneo, di uccisione a scopo di puro divertimento di animali impegnati nel faticosissimo viaggio migratorio. Un fenomeno che tocca punte estreme nei paesi del nord Africa ma che, purtroppo, trova ancora luogo anche in Italia, nonostante l’azione di contrasto delle forze dell’ordine e delle associazioni.

C’è poi la grande questione del clima. Gli effetti dei cambiamenti climatici possono cambiare radicalmente le regole della conservazione della natura, mettendo in seria crisi una moltitudine di habitat e di specie da essi dipendenti. Per questo diventa sempre più importante essere in grado di monitorare lo stato di salute di specie e popolazioni e la sua evoluzione nel tempo.

Fortunatamente, in molti casi invertire le tendenze negative è possibile e i biologi della conservazione iniziano ad avere al loro attivo diverse storie di successo. Tra queste, per l’Italia, è bene ricordare alcuni importanti progetti di reintroduzione come quelli del Gipeto sulle Alpi e del Grifone e del Pollo sultano in Sicilia, così come azioni di conservazione che hanno permesso il recupero di specie in grave crisi come ad esempio il Grillaio. Si tratta di successi fondati su un’ottima conoscenza delle caratteristiche ecologiche delle specie oggetto di intervento e, di conseguenza, su azioni ben mirate.

Tuttavia, non possiamo accontentarci di impedire l’estinzione delle specie più rare. E’ necessario allargare lo sguardo alle specie ancora relativamente comuni, e quindi non a rischio immediato d’estinzione, eppure in calo. 

Si tratta di specie in grado di suonare campanelli d’allarme sul mondo, cioè su processi fondamentali come l’eccessiva intensificazione dell’agricoltura e l’associata scomparsa degli insetti, la perdita di fertilità dei suoli, il degrado degli ambienti marini, la crisi delle zone umide, l’eccessivo prelievo venatorio, il disturbo causato da forme poco rispettose di turismo e il rapido evolvere delle trasformazioni ambientali originate dai cambiamenti climatici. 

Qui si delinea la preziosissima funzione degli uccelli come indicatori dello stato di salute ambientale e pratico del mondo, veri e propri “canarini nella miniera” che ci mettono in guardia dalle crisi ambientali e ci spingono, ancora di più, a prendercene cura.

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Piovanelli pancianera
Piovanelli pancianera © AdobeStock/Maciej Olszewski

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