Uccelli ed emozioni
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Nelle poesie più belle, nelle preghiere e nei romanzi d’amore. Fin dall’antichità gli uccelli sono stati scelti dall’uomo come metafore di sentimenti potenti, perché è convinzione diffusa che provino emozioni. Ma è davvero così?
LA NATURA È PREZIOSAIl papavero, la rosa selvatica, la cincia e il codirosso. C'è natura preziosa tutto intorno a noi se sai vederla. Proteggi questa bellezza.
La scienza non si è ancora espressa in modo univoco sul fatto che gli uccelli possano provare davvero sentimenti, sebbene studi e pubblicazioni anche recenti, come il fortunato Bird Sense di Tim Birkhead, non hanno smesso di interrogarsi su un simile, affascinante quesito. Trovare una risposta definitiva non è semplice. Gli uccelli non comunicano sentimenti esplicitamente e molte loro espressioni possono essere oggetto di interpretazioni ambigue. Inoltre non è del tutto chiaro se molte manifestazioni, che possono sembrarci espressioni emotive, non siano altro che retaggi ancestrali e biologici da riferirsi dunque all’istinto.
Negli uccelli selvatici si possono osservare molti comportamenti che possono sembrare espressione di emozioni e sentimenti simili ai nostri. I complessi e spesso colorati rituali legati al corteggiamento, infatti, ma anche le dinamiche di coppia che portano alla costruzione dei nidi e all’allevamento dei pulcini, fanno intendere che molte specie interagiscono fra di loro in modalità che sfuggono alla semplice necessità di procreazione.
“Amore nel mio cuore fa sempre il suo nido” Ovidio
Condividere il proprio cibo con la compagna desiderata o pulirsi le penne a vicenda sono atteggiamenti che potrebbero evidenziare una sfera emotiva più evoluta rispetto alle semplici tecniche di avvicinamento a scopo riproduttivo.
Fedeltà e dedizione, persino più dell’uomo
Alcune specie, poi, in particolare i rapaci come i barbagianni o i falchi pescatori, si accoppiano per la vita, dimostrando fedeltà e dedizione che spesso superano persino quelle umane. Ma anche in questo caso l’istinto naturale si mescola alle convenienze emotive: avere una coppia stabile e duratura, infatti, permette di controllare territori più estesi e più a lungo; soprattutto consente alla prole un tempo di allevamento più avanzato, accoppiandosi prima avendo già il compagno designato.
Commovente a riguardo è la storia di Nigel (riportata da diversi testate tra cui La Repubblica) un solitario esemplare di sula australiana attirato sull’isola neozelandese di Nara dalle statue dei suoi simili, predisposte per attirare proprio questa specie e ripopolare l’habitat; scelta una compagna statua e costruito accanto a lei un nido, Nigel le è rimasto accanto per ben tre anni, non allontanandosi mai nemmeno all’arrivo di altri esemplari veri. E proprio accanto alla compagna è rimasto fino alla morte.
Paura, rabbia, gioia e canti festosi
Gli uccelli in ogni caso sembrano in grado di dimostrare una gamma molto ampia di emozioni o di comportamenti facilmente assimilabili ad esse: ad esempio, quando hanno paura scappano velocemente o si immobilizzano sul posto, spalancano gli occhi o lanciano versi di allarme e richieste di aiuto. Se invece provano rabbia, molti esemplari gonfiano il piumaggio o emettono versi intimidatori; d’altro canto riescono anche a manifestare gioia o contentezza con canti festosi non finalizzati necessariamente all’accoppiamento oppure, soprattutto nel caso dei corvidi, impegnandosi in attività che ricordano quelle dei piccoli giochi.
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Ma ciò che più avvicina alcuni tipi di uccelli allo spettro emotivo che potrebbero provare gli esseri umani è la loro capacità di manifestare il dolore, la tristezza e il lutto. Si è notato, ad esempio, che molti esemplari vanno alla ricerca dei compagni di stormo o dei loro piccoli che si sono perduti. Inoltre, le reazioni alla perdita di esemplari vicini possono essere molto diverse: in alcuni casi si nota che l’intero gruppo smette di mangiare per alcuni giorni, anche se ciò è motivato più che altro dalla cautela necessaria a individuare l’origine della minaccia; in altri ancora, per superare il lutto, gli uccelli aumentano le relazioni fra di loro, quasi a compensare la perdita, come mostra quest’interessante ricerca dell’Università di Oxford.
La veglia delle gazze
Fra le altre cose, l’etologo Marc Bekoff nel suo La vita emozionale degli animali ha notato un atteggiamento molto particolare nelle gazze che, alla morte improvvisa di un loro simile, si radunano attorno a esso: a turno ognuno degli uccelli gli si avvicina e gli picchietta il corpo con il becco per poi volar via e tornare con un mazzetto d’erba da depositare vicino al cadavere. In altri casi atteggiamenti analoghi si sono osservati in uccelli che rimangono a vegliare i compagni dimostrando una particolare “attenzione”, beccando il corpo o il becco, oppure lisciandogli le penne.
E l’amore?
Empatia, altruismo, consolazione, vanità e riconoscenza: anche queste sono emozioni che in un modo o nell’altro sono state attribuite a diverse specie di uccelli. E poi l’amore, con tutto il fascino che suscitano i corteggiamenti con i colori più vistosi o le movenze più spettacolari o le immagini ancestrali degli uccelli adulti che accudiscono i piccoli nel nido.
“Le ali dell’amore muoiono se imprigionate o ingabbiate, solo libero si può librare senza freni”, scriveva il poeta ottocentesco Thomas Campbell facendo coincidere la situazione romantica ideale con il volo libero degli uccelli. Uccelli ed emozioni. Chissà dunque se anche gli uccelli riescono ad amare, o non siamo noi esseri umani a volerlo immaginare per meglio rispecchiare i nostri sentimenti.