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Ponte Sullo Stretto: ecco le nuove osservazioni alla Commissione Via

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Ponte sullo Stretto di Messina: le integrazioni fornite da Stretto di Messina S.p.A. non risolvono l’impatto ambientale gravissimo e irreversibile
Nuove Osservazioni alla Commissione VIA delle Associazione ambientaliste e Comitati  

 

Le Associazioni Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, LIPU, MAN e WWF Italia, insieme alla “Società dei Territorialisti” ai “Medici per l’Ambiente – ISDE” e ai Comitati “Invece del Ponte” e “No Ponte - Capo Peloro”  hanno presentato alla Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente nuove Osservazioni al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina contestando nel metodo e nel merito le integrazioni depositate dalla Stretto di Messina SpA un mese fa in risposta alle richieste della Commissione stessa.

Le oltre 600 pagine delle Osservazioni rafforzano la tesi già ampiamente documentata secondo cui il Ponte sullo Stretto di Messina rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non compensabile né mitigabile. I 39 tecnici ed esperti - molti dei quali accreditati docenti universitari - che hanno elaborato il documento di osservazioni delle Associazioni, hanno dovuto districarsi in un vero e proprio labirinto costituito da centinaia di nuovi elaborati, a volte anche in contraddizione tra di loro. Le integrazioni prodotte non rispondono alle segnalazioni critiche formulate dalla Commissione VIA (i tempi a disposizione non lo avrebbero comunque consentito), ma si limitano a tentare di giustificare scelte progettistiche già effettuate dalla Stretto di Messina SpA.

Le Osservazioni presentate dalle Associazioni e dai Comitati dimostrano come gli impatti che, sia pure in forma minimizzata, sono inevitabilmente ammessi dagli stessi progettisti, non possono essere mitigati o compensati, men che meno nei termini proposti. Il lavoro di analisi prodotto dalla Stretto di Messina SpA contiene un errore eccezionalmente grave, ovvero, la totale assenza di una valutazione della somma che i vari impatti connessi alla realizzazione dell’opera producono. L’assenza del cosiddetto “effetto cumulo” rappresenta una palese violazione della normativa vigente, sia comunitaria che nazionale.

La parte della Valutazione d’Incidenza Ambientale (VINCA) relativa alle aree sottoposte a vincoli comunitari perché ricomprese nei siti della Rete Natura2000, su cui già nel 2013 la Commissione VIA si era espressa negativamente, è quella forse dove il numero di analisi parziali, omissive e metodologicamente criticabili, appare più evidente anche perché alcune delle compensazioni proposte sono o risibili o non compatibili con le Linee guida dello stesso Ministero dell’Ambiente. Viene per altro evidenziato come il progettista dia per scontato autorizzazioni che molti singoli interventi necessitano: nuove captazioni idriche, cave e discariche non sono autorizzabili, se non al termine di specifiche procedure il cui risultato non è affatto acquisito come invece il progetto sembra lasciare intendere.

Del resto, essendo il Ponte un “progetto ideologico”, voluto politicamente, indipendentemente dalla sua utilità e realizzabilità, l’altra palese violazione è relativa alla cosiddetta “opzione zero” che non viene analizzata correttamente, in particolare nel rapporto costi (non solo economici, ma anche ambientali) e benefici tra fare o non fare l’opera.  Questa comparazione, presente in forma strumentale e solo per alcuni temi (mentre dovrebbe riguardare tutto l’intervento), se fatta correttamente avrebbe portato ad una risposta negativa scontata proprio perché l’opera non è mitigabile, né - è bene ribadirlo - compensabile. Questo per tacere che l’opera, dal punto di vista economico, rappresenta un buco nero nei bilanci pubblici visto che il suo costo esatto, dopo essere lievitato ad ogni nuova illustrazione progettuale, resta ad oggi ignoto a tutti (ad esempio, nessuno ha calcolato e dichiarato i costi delle compensazioni proposte).  

Il tema costi/benefici è puntualmente trattato nelle Osservazioni delle Associazioni e dei Comitati che contestano, non solo molti dei dati presentati nelle integrazioni progettuali, ma le stesse modalità di analisi. Così, per le integrazioni relative ai flussi di traffico merci e passeggeri, si è dimostrato come l’aggiornamento dei flussi di traffico al 2022 non giustifichi la realizzazione del Ponte che, se realizzato, avrebbe come risultato il trasferimento del trasporto via mare sul ferro, lasciando inalterato il trasporto su gomma e quello aereo. Per altro non si considera l’intermodalità del trasporto marittimo migliorata con il collegamento dinamico finanziato con fondi del PNRR.

Le Osservazioni documentano poi la presenza di faglie sismiche attive e capaci nell’area interessata dall’opera, fornendo elementi documentati che evidenziano come le richieste integrazioni non siano state fornite. La realizzazione del Ponte, peraltro, interverrebbe in una carenza idrica conclamata (Associazioni e Comitati hanno documentato il reale impatto del fabbisogno idrico dell’opera) e in territorio fragile e vincolato per i suoi valori: nonostante tali condizioni oggettive, si prevede di cantierizzare per anni ulteriori aree delicate e vincolate, anche oltre quelle direttamente interessate dal Ponte.  Molti i rilievi sugli aspetti di cantiere dell’opera e su quelli strutturali. Rumori e vibrazioni sono oggetto di puntuali controdeduzioni rispetto alle sottovalutazioni contenute nelle integrazioni dei progettisti che per le polveri hanno addirittura considerato aree di disturbo vicino ai cantieri per soli 50 metri. Si è poi ribadito come non ci potranno essere risposte rispetto alla tenuta dei cavi finché non si faranno i test che lo stesso progettista indica e come le risposte fornite in merito alle oscillazioni del Ponte non appaiono convincenti (in particolare in relazione all’attraversamento ferroviario). Manca poi una approfondita e completa valutazione di impatto sulla salute pubblica

Pesantissimo l’impatto sulla ricchissima biodiversità dell’area, in special modo sull’avifauna: nelle integrazioni prodotte dal proponente viene addirittura ignorata la presenza di alcune specie, di altre si sottostima la consistenza o si descrivono rotte e traiettorie sulla base di rilievi condotti con un radar limitato nella sua portata e mal posizionato. Le Osservazioni, al contrario, documentano come l’analisi storica dei venti che interessano lo Stretto porti a ritenere una collisione dell’avifauna ben superiore a quanto ipotizzato nei documenti prodotti dalla Stretto di Messina SpA. Tutti gli effetti ambientali sono stati considerati anche rispetto gli impatti sul mare, sulla costa, sulla risorsa idrica, in relazione sia all’opera che ai cantieri necessari per realizzarla. L’inevitabile distruzione delle rarissime (e vincolate) cosiddette beach rock sul litorale prossimo a Ganzirri costituisce solo un esempio della sproporzione dell’intervento rispetto alla delicatezza dei luoghi.

Specifiche considerazioni anche per gli aspetti paesaggistici e archeologici, sia sotto il profilo formale che sostanziale. Formale perché si è illustrato come progetto e interventi connessi, compresi alcuni di quelli definiti “compensativi”, siano incompatibili con la pianificazione paesaggistica (e i vincoli a questa relativi) delle Regioni Sicilia e Calabria; sostanziale perché si è contestato l’impatto visivo da rendering da agenzia immobiliare con giardini verdi, campi giochi e servizi a cornice di un’opera mastodontica.

Ancora una volta l’approccio teso a minimizzare i problemi confligge con la realtà delle cose. Il Ponte continua ad essere un’opera non “trasparente” che inutilmente si cerca di far apparire “leggera”, ben inserita nel paesaggio (come i fotomontaggi presentati vorrebbero far credere): un tentativo risibile a fronte del rapporto tra il dimensionamento dell’opera e quella dei luoghi in cui si vorrebbe realizzarla.

Le Associazioni ambientaliste e i Comitati ritengono pertanto che la Commissione non potrà che chiudere il procedimento VIA in corso con parere negativo. Le conclusioni delle Osservazioni prodotte, che per altro contengono un lungo elenco (sebbene parziale) delle “incongruenze” riscontrabili nelle integrazioni presentate dalla Stretto di Messina SPA, escludono persino la possibilità di un’approvazione con prescrizioni: qualsiasi prescrizione si volesse ipotizzare, infatti, non potrebbe mai superare l’enorme mole di problemi rilevati che andrebbero comunque risolti in via propedeutica e preventiva rispetto a qualsivoglia autorizzazione. 

ITALIA NOSTRA - KYOTO CLUB - LEGAMBIENTE - LIPU - MAN - WWF ITALIA
SOCIETÀ DEI TERRITORIALISTI – MEDICI PER L’AMBIENTE ISDE - INVECE DEL PONTE - NO PONTE CAPO PELORO

Immagine
Lo stretto di Messina visto dal versante calabrese © Lipu