Il falco della regina, fiero ed elegantissimo, viaggiatore instancabile, guardiano delle scogliere del Mediterraneo.
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Il suo nome leggendario lo lega indissolubilmente alla Sardegna e alla storia di quest'isola di natura straordinaria.
Il falco della regina è minuto ma con un portamento aristocratico. Dal piumaggio marrone chiaro, o più raramente bruno-nerastro, con il petto e il ventre color crema e striature brunite, è uno splendido rapace che difficilmente passa inosservato. Lo si nota per le dimensioni non troppo grandi (è lungo circa 40 centimetri) ma anche per l’apertura alare importante, che può raggiungere anche i 105 centimetri.
La differenza fra gli esemplari maschi e femmine (il cosiddetto dimorfismo sessuale) non è particolarmente accentuata in questa specie: le femmine sono leggermente più grandi, ma soprattutto si distinguono per la base del becco, detta “cera”, di colore celeste anziché giallo come accade nei maschi. Per le sue caratteristiche può essere spesso confuso, soprattutto in lontananza, con il lodolaio, anche se le due specie si differenziano nettamente in colori e conformazione della coda.
Inoltre l’aspetto così distinto e regale fa quasi dimenticare le sue formidabili, e a volte spietate, capacità predatorie: abilissimo nella cattura, il falco della regina si contraddistingue per l’abilità nella caccia in volo, praticata soprattutto all’inizio dell’autunno quando approfitta della migrazione degli altri uccelli. Pur rappresentando un “pericolo” per i giovani esemplari di altre specie in viaggio verso lo svernamento, questo rapace è a sua volta spesso oggetto di bracconaggio. Conoscere questi esemplari così affascinanti significa anche proteggerli dagli uomini più rapaci dei rapaci stessi.
Un nome regale
L’appellativo di questo uccello non viene solo dal suo portamento, ma è anche un omaggio a una figura storica che fece molto, in un’epoca inaspettata, per proteggere la sua specie. Il nome latino è, infatti, Falco eleonorae e si riferisce a Eleonora d’Arborea, regina di Sardegna, isola in cui questi falchi sono molto diffusi. Più precisamente Eleonora, vissuta nel XIV secolo, fu giudicessa (Juighissa) di Arborea, lo stato indipendente che copriva la parte occidentale dell’isola. Donna dal grande potere e dalle precise mire dinastiche, fu molto attenta a stabilire alleanze, di ordine soprattutto economico, con Genova, a cui prestò ingenti somme di denaro. Ma rimase negli annali, soprattutto, per l’aggiornamento con cui contribuì alla Carta de Logu, una raccolta di leggi destinata ai Giudicati sardi. Fra le aggiunte molto moderne che fece Eleonora, anche una particolarissima attenzione ai falchi dell’isola.
La regina fece infatti vietare la caccia agli esemplari adulti e il prelievo dei nidiacei. Fu Alberto La Marmora (fratello dei famosi generali del regno sabaudo) che nell’Ottocento propose il nome scientifico in chiara riconoscenza alla lungimirante sovrana sarda.
Migranti delle isole, esempi di coabitazione
In quanto specie migratrice, il falco della regina è un grande viaggiatore. I suoi luoghi prediletti sono le isole del bacino mediterraneo, e infatti è solito nidificare in Grecia (dove è presente quasi l’80% della popolazione totale), e poi nelle Baleari, in Croazia e sulle coste del Nord Africa; alcuni si spingono fino alle Canarie. Dopo l’autunno inizia il viaggio verso terre più calde: ecco che questi rapaci seguono le coste del Mediterraneo, scendono lungo il canale di Suez e il Mar Rosso fino a svernare in Madagascar e sulle isole Mascarene nell’Oceano Indiano (i falchi che abitano più a ovest, invece, attraversano addirittura il Sahara).
Una volta giunti in Madagascar, i falchi della regina si concentrano nella zona nord-est dell’isola, ai confini della foresta umida. Qui dimostrano una particolare caratteristica di socializzazione, infatti non è raro che formino colonie miste assieme ai falchi fuligginosi. Questi altri rapaci (Falco concolor) sono molto simili e vengono infatti spesso scambiati per i regina, anche se sono più piccoli e hanno i margini delle ali e della coda più scuri.
Un'oasi per proteggerli
Anche in Italia i falchi della regina prediligono le località insulari: si trovano infatti in Sicilia, nelle Eolie e a Lampedusa, e - come detto - soprattutto in Sardegna, dove si concentrano sull’isola di San Pietro e nel golfo di Orosei. Proprio per questa particolare presenza, dal 1980 la Lipu ha organizzato gruppi di volontari sull’isola di San Pietro, per poi creare, nel 1991, l’Oasi Lipu di Carloforte, ancora attiva e bellissima. L’obiettivo è quello di proteggere questi rapaci che a tutt’oggi sono spesso prede di bracconieri e collezionisti alla ricerca di piccoli e uova. Ma per far sì che l’oasi sia sempre animata dai voli spettacolari e dai riconoscibilissimi versi di questi falchi della regina, ogni contributo è importante.
La Lipu da sempre ha una grande attenzione per la conservazione dei rapaci. Per difenderli sviluppiamo e sosteniamo azioni contro il bracconaggio e per la diffusione delle buone pratiche agricole. Inoltre nei nostri Centri recupero ogni giorno arrivano decine di questi splendidi animali che vengono soccorsi perché feriti, debilitati o non ancora in grado di volare. Possiamo proteggerli e curarli grazie al lavoro dei nostri volontari e operatori e al sostegno dei Soci Lipu e dei donatori.
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