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Politica agricola: 260.000 cittadini europei chiedono riforma radicale

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Un messaggio forte e chiaro è arrivato oggi alla Commissione europea: la Politica agricola dell’Unione europea deve essere cambiata in modo radicale.

E’ quanto hanno chiesto 260mila cittadini e più di 600 organizzazioni della società civile e imprese che hanno partecipato alla consultazione pubblica, indetta dalla stessa Commissione Europea, sulla Politica agricola, che si è conclusa ieri 2 maggio.

La grande mobilitazione è stata lanciata da Wwf Europa, BirdLife Europa e European Environmental Bureau tramite la campagna Living Land, (www.living-land.org) e ripresa in Italia da nove associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica, che hanno contribuito, tramite il sito www.cambiamoagricoltura.it alla campagna europea con 33mila firme: Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf.
260mila cittadini, e 600 tra organizzazioni e imprese, che includono ambientalisti, agricoltori biologici, associazioni di promozione sociale, di attenzione alla salute umana e al benessere degli animali, chiedono all’Europa una Politica agricola europea che protegga il clima e l’ambiente, sia equa per agricoltori e consumatori, e garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile.

Il messaggio è chiaro – dichiarano Associazione Medici per l’ambiente, Aiab, Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf – I cittadini europei vogliono che i loro soldi vengano investiti a favore di un’agricoltura sostenibile e delle comunità rurali, che preservi le risorse naturali e le specie. E’ una istanza che la Commissione europea dovrà tradurre in una nuova ambiziosa politica che rimetta in salute la biodiversità, gli ambienti naturali e i paesaggi erosi da pratiche intensive e abuso di pesticidi e fertilizzanti”.

La Politica agricola comune, che impegna il 40% del budget dell’Unione europea, è da sempre un pilastro del sostegno alla produzione agroalimentare europea, ma nonostante i correttivi introdotti nel tempo essa continua a sostenere la produzione secondo modalità insostenibili, per l’ambiente e per le stesse comunità rurali.

Un’agricoltura che è responsabile della perdita di biodiversità in Europa, con la scomparsa di specie come gli uccelli tipici degli ambienti agricoli e le api, del degrado e dell’erosione dei suoli, oltre che del continuo calo di occupati e di imprese attive nel settore.
Numerose evidenze mostrano come le nostre aree rurali hanno perso più del 58% dei loro uccelli tipici dell’ambiente agricolo, e inoltre il 24% dei bombi e altri insetti impollinatori, sono minacciati di estinzione, con enormi perdite a livello economico.
La crescente intensità delle lavorazioni agricole e il continuo impiego di sostanze chimiche di sintesi sono poi responsabili di fenomeni sempre più preoccupanti di contaminazione delle acque e di degrado ed erosione dei suoli. In Europa quasi il 10% dei suoli agricoli è affetto da fenomeni di erosione che, se non arrestati, portano alla perdita completa di fertilità, mentre il degrado della sostanza organica dei suoli causato dall’agricoltura intensiva causa emissioni di gas serra per oltre 100 milioni di tonnellate/anno.
La Pac inoltre fallisce nel sostenere l’economia e il lavoro nelle aree rurali: tra il 2007 e il 2013, circa il 20% degli impieghi nel settore agricolo sono andati persi, e molti altri piccoli agricoltori sono stati espulsi dal mercato.

La Commissione europea presenterà i risultati della consultazione pubblica in una conferenza a Bruxelles il prossimo 7 luglio e pubblicherà una Comunicazione sul futuro della Pac prima della fine del 2017. La nuova Politica agricola comune dovrà essere implementata in tutti gli Stati membri entro il 2021.
 

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foto Ariel Brunner © foto Ariel Brunner