La storia del falco pescatore Elba
Pubblicato il
Quella che vi racconto è la storia di Elba, uno splendido falco pescatore. La sua è anche la storia della migrazione degli uccelli, della conservazione della natura, della bellezza del volontariato. E dei braccialetti blu, il simbolo dei centri recupero della Lipu che ogni giorno operano per gli animali selvatici in difficoltà.
AIUTA I CENTRI RECUPEROI nostri speciali ospedali per animali sono già pieni di piccoli e grandi pazienti. Aiutaci a salvare migliaia di animali in difficoltà. Dona subito per sostenere i nostri Centri recupero e ricevi l'esclusivo braccialetto blu dell'amore per la natura.
A metà aprile, il personale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano mi contatta: hanno bisogno di aiuto. Un privato cittadino ha rinvenuto un esemplare di falco pescatore in difficoltà su una spiaggia dell’Isola d’Elba. Lo ha soccorso e consegnato al Parco. La richiesta è semplice: serve qualcuno che si occupi del trasporto e serve una struttura idonea con personale qualificato che possa rimettere in sesto il falco. Apprendiamo, dal personale del Parco, che le condizioni del falco sono gravi e non c’è un minuto da perdere. Al Cruma non abbiamo convenzione con la Regione e siamo in difficoltà. Ciononostante, attiviamo immediatamente la macchina dei soccorsi, contattando i volontari del Wwf di Livorno (gruppo Val di Cornia), poi, di corsa a Livorno al Cruma. All’arrivo al Centro verifichiamo che si tratta di una femmina adulta che, per fortuna, non presenta ferite o fratture. Le sue condizioni generali sono però veramente gravi. E’ molto magra e presenta una grave sintomatologia nervosa compatibile con un’intossicazione. Così, preleviamo i campioni di sangue per le analisi e la sottoponiamo alle terapie farmacologiche necessarie. I risultati delle analisi del sangue sono a dir poco sconcertanti: la concentrazione dei metalli pesanti ed altri elementi inquinanti presenti è molto più alta della norma. Tra tutti, merita citare l’arsenico, il cui valore è addirittura tre volte più alto del massimo riscontrato in letteratura nella specie.
Adesso abbiamo la certezza di quale mostro stiamo combattendo. E però noi siamo preparati, siamo più forti! Le terapie hanno l’effetto voluto e dopo una settimana, il falco riprende ad alimentarsi in modo autonomo. Due settimane dopo i sintomi neurologici sono quasi del tutto scomparsi ma per esperienza sappiamo che le intossicazioni da metalli pesanti presentano pericolose ricadute. Dobbiamo vigilare. Dopo tre settimane comincia il lungo e complesso iter di riabilitazione. La malattia e la degenza forzata hanno indebolito la tonicità muscolare ed è necessario un delicato periodo di esercizio al volo, che dovrà svolgere in voliere apposite per evitare che le penne si spezzino. Tutto va per il meglio, grazie ancora alla preparazione dei volontari del centro. Ci siamo. Ce l’abbiamo fatta. Il nostro falco femmina è guarito e pronto. L’abbiamo chiamata Elba, come l’isola che l’ha accolta. Adesso non rimane che liberarla.
ricercatori del Parco della Maremma si offrono di applicare al falco un trasmettitore satellitare e un anello colorato, che permetteranno di seguire e studiare i suoi spostamenti. La data stabilita è il 22 maggio. Tutto è pronto e anche Elba lo è. Condotta ad Alberese, Elba viene trasferita nella voliera di rilascio. Due minuti per ripensare alla disavventura che le è capitata. Due minuti per rivedere quei giorni, le cure, i timori, la speranza, i miglioramenti. Due minuti carichi di emozione. Brevi e lunghissimi. Io guardo un attimo il mio braccialetto blu, e guardo Elba. Poi, via. Elba si alza, spicca il volo e se ne va, senza voltarsi indietro. Fai bene, Elba. Non ti voltare. Guarda avanti. Vola.
A 24 ore dal rilascio, Elba aveva già oltrepassato il Lago Trasimeno. A 48 ore si trovava sulla costa adriatica. Dopo due giorni di viaggio lungo l’Adriatico, attraversava le Alpi raggiungendo l’Austria, dove ancora oggi si trova. La nostra soddisfazione è stata grande, come la gioia. Al Cruma di Livorno noi facciamo questo, assieme ai centri recupero della Lipu e a tutti i centri d’Italia: curiamo le ferite che le “disattenzioni” umane causano agli animali selvatici. Diamo una mano alla natura, che è sempre più assediata e fragile. Il braccialetto blu è un piccolo simbolo di un grande lavoro.
La fauna - non dimentichiamolo - è un bene dello Stato, un patrimonio di tutti. Un patrimonio prezioso, meraviglioso, come tutto quel grande tesoro che chiamiamo biodiversità e come la vita di Elba, il suo volo ritrovato.