La civetta, regina della notte
Pubblicato il
Le civette sono uno dei rapaci notturni più affascinanti di sempre. Elegantissime e sfuggenti, la notte è il loro regno. Sono da sempre simbolo di saggezza e mistero.
Dalla civetta di Atena a Edwige di Harry Potter, nei secoli la civetta ha sempre affascinato gli uomini. È stata al centro di fiabe, leggende, miti. Questa specie incredibile è stata raffigurata su quadri famosi, sulle monete e persino nelle tombe egizie. Conoscerla, studiarla, amarla, ci permette di continuare a proteggerla. La civetta Athena noctua è un rapace notturno che si può avvistare dal Mediterraneo alla Cina, dall’Africa tropicale fino all’Etiopia e al Golfo Persico.
I suoi ambienti preferiti si trovano nelle vicinanze degli abitati, sia in pianura sia in collina, ma raramente si rinviene oltre i 1000 metri di altitudine. Sarà per questo suo vivere al confine delle tenebre che nei secoli la civetta è diventata simbolo della luce e della saggezza, ma anche vittima di superstizioni che la vedevano come “uccello del malaugurio”. Alla civetta storia e tradizioni hanno sempre attribuito un forte valore simbolico, talora benefico, talaltro portatore di cattiva sorte.
Come riconoscere le civette
La civetta è lunga circa 21-23 cm, con un’apertura alare di 53-59 centimetri. A differenza del gufo ha una forma più tozza, un capo largo e piatto senza i ciuffi auricolari. Occhi gialli e zampe lunghe, parzialmente rivestite di setole. La parte superiore è grigio-bruno striata di bianco, mentre in quella inferiore è prevalente il bianco, macchiato di bruno.
La civetta tra superstizione e saggezza
Ami la natura? Se ti piace immergerti nello spettacolo di un volo o osservare gli uccelli tra i rami, puoi conoscere sempre di più sul loro mondo. Come cacciano i barbagianni? Dove fanno il nido gli assioli? Scoprilo iscrivendoti alla Lipu con 25 euro e aggiungendo una donazione a partire da 30 euro. Proteggerai la natura e riceverai il nuovo affascinante libro "Rapaci d’Italia e d’Europa - 2. Notturni".
La civetta si muove soprattutto nelle ore della notte, è attiva anche al tramonto e all’alba, ma resta vigile durante tutta la giornata. Sarà per questo suo vivere al confine delle tenebre che nei secoli le è stato attribuito un forte valore simbolico, spesso benefico, altre volte portatore di cattiva sorte.
Nell’antica Grecia la civetta era considerata sacra per la dea Atena (da qui il suo nome scientifico) e per questo rappresentata su vasi, bassorilievi e monete. Era anche l’uccello simbolo della città di Atene dove era sempre benvenuta e molto comune, tanto che un modo di dire coniato da Aristofane recitava “portare le civette ad Atene” per descrivere qualcosa di veramente scontato.
Con il Medioevo la civetta si carica di un significato più oscuro. Come i gatti diventa il simbolo delle streghe ed è vittima di inutili superstizioni diventando “uccello del malaugurio". C’è una civetta anche al centro della “Fontana della Vita” che fa parte del del famoso “trittico del giardino delle delizie” di Hieronymus Bosch. Circondata dagli animali fantastici dell’Eden la civetta guarda il mondo con due occhi buffi e molto curiosi.
Nel quadro “Adorazione ai magi” di Ludovico Mazzolino la civetta è usata invece come simbolo di sapienza divina, portata al braccio da un piccolo paggio che tiene al guinzaglio una scimmia che invece in questo caso sta a rappresentare la stupidità.
Con il Romanticismo i rapaci notturni, e quindi anche la civetta, tornano di moda carichi di suggestioni positive. Oggi la civetta, come i gufi, è addirittura diventata un portafortuna raffigurato su migliaia di portachiavi, t-shirt e altri oggetti di artigianato artistico. Ad aumentare la fama di questo animale c’è la civetta delle nevi Edwige, uno dei personaggi magici più amati dai fan della fortunatissima saga di Harry Potter che è diventata anche una serie di film campioni di incassi.
"...quando tra l'ombre svolò rapida una
ombra dall’alto:
orma sognata d'un volar di piume,
orma di un soffio molle di velluto,
che passò l'ombre e scivolò nel lume
pallido e muto." - dalla poesia "La civetta" di Giovanni Pascoli
Perchè si dice civettare
Si dice “fare la civetta” di una persona che cerca di attirare tutti gli sguardi su di sé con atteggiamenti e moine. Questa espressione, di cui parla anche Boccaccio nel “Decameron”, ha una spiegazione scientifica. Un tempo le civette venivano catturate e usate come richiami vivi dai cacciatori per catturare piccoli passeriformi. In queste particolari condizioni le civette mettono in atto comportamenti eccezionali per cercare di attirare la preda, come inchini, battiti di ali e ammiccamenti.
La civetta e l'uomo
I miti, l’arte e la letteratura ci raccontano una verità: nel bene e nel male la civetta vive vicino all’uomo da migliaia di anni. Oggi, superata ogni superstizione, la civetta è un animale simbolo dell’equilibrio tra l'uomo e la natura, del rispetto che dobbiamo avere per la bellezza della biodiversità, fonte di continua meraviglia a pochi passi dalle nostre case. La famiglia degli strigidi (a cui appartengono le civette, i gufi, gli assioli e altri bellissimi rapaci notturni italiani) comprende più di 100 specie diverse, spesso molto diverse tra loro, dalla minuscola civetta nana al maestoso gufo reale.
Ognuna di queste specie ha un ruolo fondamentale nell'ecosistema a cui appartiene. La Lipu da sempre ha una grande attenzione per la conservazione dei rapaci notturni la cui esistenza è legata agli ambienti agricoli naturali e a una natura in buono stato di conservazione. Per difenderli in questi anni abbiamo sviluppato e sostenuto azioni diverse come ad esempio la messa in sicurezza delle linee elettriche ad alta tensione (che causano incidenti spesso mortali) e la diffusione delle buone pratiche agricole che tutelino quegli ambienti che sono la casa di molti rapaci notturni.
Inoltre nei nostri Centri recupero ogni anno arrivano decine di questi splendidi animali che vengono soccorsi perché feriti o debilitati. Possiamo proteggerli e curarli grazie al lavoro dei nostri volontari e operatori e grazie al sostegno dei Soci Lipu e dei donatori.