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Tuffetto © L. Sebastiani

Tuffetto

Tachybaptus ruficollis

Ordine
Podicipediformes
Famiglia
Podicipedidae
Nome scientifico
Tachybaptus ruficollis
Habitat
Zone umide e ripariali
Strategia migratoria
Parzialmente sedentaria
Parzialmente migratrice a corto raggio
Apertura alare
40-45 cm
Lunghezza
25-29 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Favorevole
Ascolta il canto

Descrizione

Il Tuffetto è il più piccolo degli svassi europei, dal caratteristico profilo tondeggiante, con collo corto e becco dritto e breve, piumaggio scuro, guance e collo color castano e macchia chiara all’attaccatura del becco. In volo si nota l’assenza di zone bianche sulle ali. Schivo e spesso nascosto tra la vegetazione acquatica, è più facilmente individuabile per il frequente ed inconfondibile richiamo trillante. La lunghezza è compresa tra 25 e 29 cm, l’apertura alare tra 40 e 45 cm e il peso tra 139 e 250 grammi.

In periodo riproduttivo frequenta preferibilmente zone d’acqua dolce poco profonde, anche di ridotta estensione (<1 ha), ferma o corrente, naturali o artificiali, purché in parte ricoperte o bordate da vegetazione acquatica emergente e galleggiante (laghi, bacini artificiali, complessi deltizi, fiumi, canali, stagni, paludi, lanche, cave, allevamenti ittici, vasche di zuccherifici, bacini per l’irrigazione); risulta, invece, meno comune in lagune e stagni salmastri. Diffuso nelle zone pianeggianti e collinari fino a 400-500 m, diviene più scarso in quelle montuose fino a 900-1.000 m e occasionale più in alto (massimo riscontrato nelle Alpi piemontesi, a 1.974 m). Nidifica in colonie lasse o a coppie sparse. Il nido è galleggiante e viene ancorato alla vegetazione palustre. In migrazione frequenta acque dolci o debolmente salmastre; in svernamento predilige zone umide costiere, canali di bonifica, laghi e fiumi dell’interno.

La dieta è composta da varie specie acquatiche, tra le quali gli Insetti rivestono un ruolo preponderante; in tempi recenti è stato osservato nutrirsi anche di gamberi d’acqua dolce esotici.

Specie ad ampia distribuzione paleartico-paleotropicale-australasiana; l’areale della forma nominale comprende l’Europa e l’Africa settentrionale. I contingenti nidificanti nell’Europa centro-orientale sono migratori e svernano nel bacino del Mediterraneo, mentre in Europa occidentale e meridionale la specie è parzialmente residente.

In Italia il Tuffetto è nidificante, sedentario, migratore e svernante. In periodo riproduttivo è più diffuso in Pianura Padana, nelle zone umide dell’Alto Adriatico, sul versante tirrenico e in Sardegna, più scarso e localizzato nelle regioni meridionali, sul medio-basso versante adriatico e in zone montane. L’areale storico era presumibilmente più esteso per la maggior diffusione di zone umide.

Lo Status

Il Tuffetto ha in Italia un buono stato di conservazione e anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta 3.000-4.000 coppie, è complessivamente stabile e soggetta a fluttuazioni locali, ma in decremento nell’area mediterranea, a causa del degrado e della distruzione degli habitat idonei alla nidificazione. La popolazione nidificante italiana rappresenta circa il 5-6% della popolazione dell’Unione Europea e il 2-3% della popolazione nidificante europea. 

La popolazione svernante è di oltre 10.000 individui e mostra un trend positivo. L’Italia rappresenta per la specie un quartiere di svernamento di discreta importanza; la popolazione svernante italiana rappresenta il 20-30% della popolazione svernante dell’UE.

Per quanto concerne i parametri riproduttivi sono stati rilevati da 1,7 a 3 giovani per covata.

Le Minacce

La specie risente negativamente della distruzione, trasformazione (ad es. cementificazione delle sponde di corsi d’acqua e laghi) e frammentazione degli ambienti frequentati durante la riproduzione e lo svernamento, dello sfalcio primaverile della vegetazione spondale, della presenza della Nutria (impatto fortemente negativo sulla ricchezza di vegetazione), dell’inquinamento delle acque, dei disturbi provocati dalla navigazione a motore, dalla pesca sportiva e dall’esercizio venatorio. Particolarmente dannose risultano essere, durante la riproduzione, le variazioni del livello delle acque. Un certo numero di individui rimane impigliato nelle reti da pesca e sono localmente frequenti (per es. in Emilia – Romagna) casi di collisione con cavi aerei.

La Tutela

La conservazione della specie deve basarsi soprattutto su: mantenimento e ripristino (ad es. ex cave) di ambienti d’acqua dolce ricchi di vegetazione ripariale; esecuzione di pratiche di manutenzione della vegetazione ripariale (ad esempio lungo rogge e canali di irrigazione) secondo tecniche (ad es. con tagli non tutti gli anni e alternando un anno una sponda e nel taglio successivo l’altra sponda) e tempistiche (non nel periodo riproduttivo) che non portino alla distruzione di habitat idonei alla riproduzione o degli stessi nidi; controllo della Nutria; evitare il disturbo antropico nelle aree di presenza delle maggiori popolazioni nidificanti e svernanti.

Considerando i dati di densità disponibili si può proporre un valore di riferimento favorevole (FRV) a scala locale di 6 coppie per 10 ha.

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Tuffetto © L. Sebastiani