Topino
Riparia riparia
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Lungo non più di 13 centimetri, il Topino è la specie più minuta tra le rondini, pesa solo 15 grammi e ha un’apertura alare di 26 centimetri. Bruno sul dorso e in tutta la parte superiore del corpo, è invece chiaro, quasi bianco, in quella inferiore, con sfumature più scure tendenti al castano e al grigio. Per distinguere i topini dalle altre rondini è sufficiente osservare il collare marrone, posto tra la gola e il petto, e la biforcazione appena accennata della coda, diversa da quella pronunciata della Rondine. Le zampe sono piuttosto corte in rapporto al corpo e sono di colore nero così come il becco, che è particolarmente aguzzo e appiattito. Si nutre di insetti.
Anche a causa della necessità dei genitori di creare nidi scavando stretti tunnel con le zampe e il becco, la specie risulta estremamente esigente per quanto riguarda la localizzazione del suo nido: greti sabbiosi, cave, scarpate argillose. Le cavità però devono garantire la stabilità del terreno poiché al termine del tunnel viene realizzato il nido vero e proprio, in cui avverrà la cova: uno spazio più ampio, reso accogliente da piume e steli d’erba. La femmina depone le uova (in genere cinque) al massimo due volte l’anno, dopodiché sono entrambi i genitori a covarle per circa due settimane. Nidificante in una vasta area che va dall’Europa all’Asia e anche in buona parte del Nord America, presentando una sottospecie (R.r. diluta) localizzata però a Sud del basso corso del fiume Ural.
In Italia i topini si fermano per la stagione di cova, principalmente nelle regioni settentrionali e nella fascia costiera del medio Adriatico, mentre sono rari al Centro e quasi assenti al Sud. Utilizzano invece le isole come luoghi di sosta nel corso delle migrazioni.
Lo Status
Il topino ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale e la specie rientra tra le specie che presentano uno stato di conservazione non favorevole nell’Unione europea così come nell’intero continente. Le tendenze rilevate negli ultimi quarant’anni sul territorio europeo lo confermano: tra il 1970 e il 2010 la popolazione nidificante è calata sensibilmente, un declino proseguito nel decennio successivo in numerosi Paesi, con un calo più contenuto nell’Unione europea, sebbene l’Europa nel suo complesso abbia garantito la stabilità della specie.
Per quanto riguarda la dimensione della popolazione nidificante, quella europea è stimata tra i 5 milioni 400mila e i 9 milioni 500mila coppie. Di queste, una frazione compresa tra il 16 e il 23% nidifica nel territorio dell’Unione europea (890mila - 2milioni 200mila).
In questo quadro, la responsabilità dell’Italia per la conservazione della specie non è di grande rilevanza. La popolazione che si ferma a nidificare nel Paese è stimata tra le 6mila e le 8mila coppie, pari a circa lo 0,5% di quella dell’Unione e a circa lo 0,1% di quella continentale.
Le Minacce
Le continue manomissioni degli habitat prescelti dalle colonie, già ridotte da regimazione dei fiumi e artificializzazione delle rive, ne comportano spesso l’abbandono o un’estrema precarietà. Di rilievo possono risultare anche i problemi riscontrati nelle aree di svernamento africane.
La sopravvivenza del Topino, come accade per molte specie a rischio, dipende da un delicato equilibro di fattori ambientali in cui l’intervento umano risulta molto importante. Le continue manomissioni degli habitat prescelti dalle colonie ne comportano spesso l’abbandono o comunque un’estrema precarietà. A minacciare maggiormente la specie sono infatti disturbi di ogni tipo da parte dell’uomo sulle pareti di nidificazione, nonché interventi di ristrutturazione e cementificazione di gallerie e ponti, ma anche lavori di regimazione idraulica, che comportano movimenti di terra, arginature, cementificazioni o frane.
Tutto questo provoca l’abbandono da parte della specie degli ambienti naturali e un utilizzo sempre più frequente di habitat artificiali. È quello che sta accadendo nella scelta dell’ambiente di nidificazione variata negli ultimi decenni: i siti riproduttivi naturali utilizzati negli anni Settanta sono stati interamente abbandonati e, la maggior parte delle colonie rilevate sono oggi situate nelle cave di sabbia.
Il topino infatti predilige terreni adatti allo scavo di gallerie, che garantiscano la tenuta ed evitino crolli. Se in passato tali ambienti venivano creati dal fiume, la progressiva arginatura delle sponde ne ha impedito la naturale erosione venendo in questo modo a mancare siti idonei.
Altro fattore di minaccia è la forte diminuzione delle fonti alimentari, in particolare per avvelenamenti ambientali e uso di pesticidi, che provoca cali drastici degli insetti voltanti, alla base della dieta dei topini.
Di grande rilievo risultano infine i problemi ambientali, in particolare la siccità nelle aree di svernamento africane. È stato riscontrato come il forte calo subito dalla specie soprattutto nei Paesi dell’Europa settentrionale a partire dalla fine degli anni Sessanta sia legato a forti periodi di siccità registrati in quegli anni nell’area del Sahel (regione a sud del deserto del Sahara), che hanno determinato anche il declino di Sterpazzola e Codirosso comune.
La Tutela
Conservare sponde naturali e scarpate lungo i fiumi. Evitare il disturbo antropico presso i siti riproduttivi. Deve essere visto con favore il ripristino di ex cave da parte di enti che si occupano di conservazione della natura, al fine di proteggere i siti riproduttivi o di incrementarne la disponibilità per la specie.
Una possibilità potrebbe venire dall’acquisto di ex cave da parte di enti che si occupano di conservazione della natura, al fine di proteggere i siti riproduttivi.
Il topino è una specie dalle abitudini fortemente coloniali, per cui non è possibile calcolare l’FRV sulla base del numero di individui che devono essere presenti in una determinata area per garantire la sopravvivenza della specie. I siti in generale sono caratterizzati da elevata densità.