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Tarabuso © Ciro de Simone

Tarabuso

Botaurus stellaris

Ordine
Pelecaniformes
Famiglia
Ardeidae
Nome scientifico
Botaurus stellaris
Habitat
Zone umide e ripariali
- altri habitat
Coltivi
Strategia migratoria
Migratrice a corto raggio
Apertura alare
125-135 cm
Lunghezza
70-80 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

EN - In Pericolo
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Airone grande e compatto, il Tarabuso si distingue per il piumaggio prevalentemente ocra e screziato di nero e marrone, che gli permette di mimetizzarsi tra i canneti, suo ambiente preferito. Di aspetto robusto, ha collo più grosso rispetto a quello degli altri aironi. La lunghezza è compresa tra 70 e 80 cm, l’apertura alare tra 125 e 135 cm e il peso tra 585 e 1360 grammi. Quando si sente minacciato, il Tarabuso assume una tipica posizione eretta, con il collo e il becco tesi verso l’alto, che lo rendono simile a una canna di palude. Difficilissimo da avvistare per il suo piumaggio mimetico, il Tarabuso si rivela per il suo canto inconfondibile, simile a un muggito, che si ode nella notte e nel primo mattino anche a distanza di chilometri.

Il Tarabuso occupa paludi a bassa quota, salvo eccezioni (palude di Colfiorito, in Umbria), con abbondante acqua stagnante poco profonda e senza abbondanti fluttuazioni del livello idrico. Predilige aree con forte presenza di vegetazione emergente e soprattutto di canneti di Phragmites, in grado di fornire densa copertura vegetale in continuità con acque aperte quali chiari, canali, stagni. Tende a nidificare nelle porzioni
giovani dei canneti ed evita i tratti di canneto più vecchi e asciutti. In Lombardia e Piemonte nidifica anche nell’area delle risaie, dove occupa i canneti residui e le risaie stesse; le varietà di riso ospitanti i nidi sono caratterizzate da altezza maggiore a maturazione, da densità di piante inferiore rispetto alle risaie non occupate e da minor presenza di strade. Si nutre di rane, pesci e insetti.

Il Tarabuso nidifica, con la sottospecie nominale, in una ampia fascia latitudinale che va dal Nord Africa alla Cina settentrionale, ma con distribuzione molto frammentata in Europa occidentale e Nord Africa e più continua ad est della Polonia. Le popolazioni più settentrionali ed orientali svernano lungo le coste atlantiche, i paesi mediterranei e in una fascia che dall’Iraq arriva sino alla Cina meridionale ed al Giappone. In Africa sverna nella valle del Nilo e in minor parte a sud del Sahara. 

In Italia è residente, migratore regolare e svernante. Le aree di nidificazione si trovano principalmente nelle zone umide della Pianura Padana interna e dell’Alto Adriatico e risulta localizzato in Toscana, Umbria e Puglia.

Lo Status

Il Tarabuso ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e per il degrado e la riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana nidificante conta 75-95 maschi cantori. In inverno la popolazione di Tarabuso nel nostro Paese aumenta: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge un numero consistente di individui che scelgono il nostro Paese per trascorrere i mesi invernali,  specialmente provenienti dall’Europa centro settentrionale (Germania e Polonia) e dall’area Baltica (Lettonia, Svezia e Finlandia), con circa un centinaio di individui mediamente rilevati nel decennio 2001-2010 e valori più elevati negli inverni più rigidi (massimo di 272 nel gennaio 2002).

Le Minacce

La specie risulta minacciata dal progressivo degrado e dalla riduzione degli habitat idonei, in particolare dei canneti allagati di buona estensione (ad es. invecchiamento di canneti privi di gestione dedicata), non compensato da pur importanti azioni di ripristino a livello locale. I cambiamenti climatici hanno localmente aggravato la situazione, comportando un prosciugamento prolungato di siti idonei e cambiamenti nella loro qualità ambientale. Le popolazioni nidificanti in risaia sono caratterizzate da basso successo riproduttivo. In ogni caso, la maggior parte delle risaie è attualmente caratterizzata da tecniche agronomiche molto intensive che rendono tali agro-ecosistemi poco ospitali per la specie.

La Tutela

Oltre alla tutela delle residue zone umide, va rinvigorita la messa in atto di interventi di gestione a fini naturalistici di canneti, caratterizzata da ben calibrati cicli di rotazione di sfalci, per evitarne l’evoluzione verso stadi vegetazionali troppo evoluti per questa ed altre specie. Anche le aree umide un tempo importanti per la specie, che ora ospitano popolazioni ridottissime di Tarabuso (o aree in cui la specie si è purtroppo già estinta) dovrebbero essere tutelate e “recuperate” dal punto di vista dell’idoneità ambientale, per garantire la sopravvivenza delle popolazioni residue e l’eventuale possibilità di ricolonizzazioni. Sono da vedere con favore anche interventi di creazione ex novo di zone umide con estesi canneti alternati a chiari, stagni e fossati. La corretta gestione di canneti già esistenti e la creazione di nuovi canneti idonei alla specie hanno portato infatti negli ultimi decenni a un significativo incremento della popolazione nidificante in Gran Bretagna. Occorre altresì vietare l’utilizzo di munizioni al piombo nelle zone umide e adoperarsi per una gestione dei comprensori risicoli più sostenibile, anche tramite l’impiego di fondi dello sviluppo rurale.

Non è possibile calcolare il valore favorevole di riferimento (FRV) per questa specie, dal momento che non si dispone dei necessari parametri riproduttivi e demografici.

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Tarabuso © Ciro de Simone