Svasso maggiore
Podiceps cristatus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Lo Svasso maggiore è il più grande degli svassi europei. Il corpo sull’acqua appare basso e allungato, mentre il collo appare lungo e sottile e il becco dritto e relativamente lungo. In periodo riproduttivo risulta inconfondibile per i ciuffi ornamentali, neri sul vertice ed in parte rossastri ai lati del capo. In volo si notano il profilo molto allungato e leggermente ingobbito e due ampie zone bianche sull’ala. Al di fuori del periodo riproduttivo, la colorazione bianca del piumaggio appare molto più estesa. La lunghezza è compresa tra 46 e 51 cm, l’apertura alare tra 85 e 90 cm e il peso tra 0,6 e 1,2 kg.
In periodo riproduttivo frequenta zone umide d’acqua dolce, con fondali relativamente profondi (in genere meno di 3-5 m, preferibilmente tra 0,50 e 2 m), ricche di vegetazione palustre emergente (soprattutto canneti e tifeti ripariali) e di fauna ittica. Nidifica preferibilmente in acque calme e fresche di bacini lacustri, naturali o artificiali, mentre risulta più scarso in paludi, stagni e cave, in fiumi e canali ed in lagune e stagni a modesta salinità. In Nord Italia sono maggiormente utilizzati i laghi naturali, al Sud quelli artificiali. Nidifica diffusamente nelle zone pianeggianti fino a circa 300 m, più scarsamente tra i 300 m e i 600 m, mentre risulta sporadico oltre i 600 m; le località di nidificazione più elevate sono risultate 1.315 m sugli Appennini e 1.450-1.500 m sulle Alpi. Nidifica in coppie sparse o in colonie, anche numerose; il nido è galleggiante e viene ancorato alla vegetazione palustre. In periodo extra – riproduttivo predilige laghi d’acqua dolce naturali con fondali profondi e ricchi di pesci nonchè acque marine e zone umide salmastre costiere.
Ricerca il cibo immergendosi; la dieta è costituita principalmente da Pesci di varie specie, mentre risulta scarso l’utilizzo di Invertebrati acquatici (ad es. gamberi d’acqua dolce esotici).
Lo Svasso maggiore è una specie dall’ampio areale distributivo, presente con la sottospecie nominale in Europa ed in Asia centrale e occidentale. In Europa non si spinge oltre il 67° parallelo e manca dall’Islanda.
In Italia è specie nidificante, sedentaria, migratrice e svernante. Nidifica in quasi tutte le regioni, con maggiore diffusione e consistenza nella Pianura Padana interna, sull’Appennino centro-meridionale e in Sicilia.
Lo Status
Lo Svasso maggiore ha in Italia un buono stato di conservazione e anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta 2.315-3.045 coppie, ha avuto una fase di espansione territoriale e incremento numerico dalla fine degli anni ’70 del secolo scorso, più accentuata tra fine anni ’80 - inizio ’90, con ricolonizzazione della Sicilia nel 1984 e mostra recenti sintomi di stabilità o declino in molte località.
La popolazione svernante è stimata in circa 20.000 individui distribuiti in modo piuttosto uniforme in tutto il Paese, sebbene i contingenti più numerosi si concentrino nelle zone umide dell’Alto Adriatico, del medio Tirreno e della Sardegna sud-occidentale, nonché nei grandi laghi del Nord e Centro Italia.
L’Italia rappresenta per la specie un quartiere di svernamento di discreta importanza; la popolazione svernante italiana rappresenta infatti l’11-15% della popolazione svernante dell’UE.
Per quanto concerne i parametri riproduttivi sono stati rilevati da 0,8 a 3,1 giovani per covata.
Le Minacce
I principali fattori negativi per la riproduzione sono rappresentati dalle variazioni del livello delle acque (frequenti o quasi regolari nei bacini artificiali) e dal maltempo durante il periodo riproduttivo. La specie risente altresì degli interventi di distruzione, trasformazione e degradazione degli habitat di nidificazione e alimentazione, della presenza di reti da pesca nelle aree di alimentazione (nelle quali molti individui rimangono impigliati), della bruciatura primaverile dei canneti, del disturbo antropico (in particolare da imbarcazioni a motore) e venatorio, della contaminazione da idrocarburi e pesticidi organoclorurati, della presenza della Nutria nei siti riproduttivi.
La Tutela
La conservazione della specie deve basarsi soprattutto: sul mantenimento ed il ripristino di ambienti d’acqua dolce ricchi di vegetazione ripariale; su un controllo dei livelli delle acque che non comporti fluttuazioni nel periodo riproduttivo; sul controllo della Nutria; sull’evitare il disturbo antropico nelle aree di presenza delle maggiori popolazioni nidificanti e svernanti.
Specie piuttosto ben studiata durante la fase riproduttiva in Italia. Il recente trend di apparente moderato declino della popolazione nidificante italiana, che conferma il trend a livello europeo, suggerisce di proseguire con attività di monitoraggio, in particolare delle popolazioni già oggetto di precedenti studi, allo scopo di confrontare i dati nel medio e lungo periodo.
Non è possibile formulare il valore di riferimento favorevole (FRV) per questa specie spesso coloniale.