Storno nero
Sturnus unicolor
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Lo Storno nero è un Passeriforme dall’aspetto molto simile allo Storno, dal quale è possibile distinguerlo per il piumaggio interamente di colore nero metallico, meno lucente rispetto allo Storno e con riflessi purpurei sulle parti superiori, capo, gola e alto petto e tendenti al verde nel resto del corpo, nonché, nei maschi, per la presenza di penne allungate nella gola e nell’alto petto, che gli conferiscono un aspetto più “barbuto”. Le femmine sono molto simili ai maschi, ma presentano un piumaggio più opaco e con velature marrone scuro. Il becco è sottile e leggermente adunco; di colore nero fino alla fine dell’autunno, nei 3-4 mesi successivi diventa di un giallo intenso, che lo fa assomigliare a un Merlo. Presenta una lunghezza media di 21-23 cm, un’apertura alare compresa tra 38 e 42 cm e un peso tra 70 e 115 grammi.
Nidifica in ambienti diversificati, generalmente di origine antropica, quali centri urbani, edifici isolati, ponti, manufatti. In zone costiere occupa anche pareti rocciose e localmente nidifica in zone boscose ricche di vecchi alberi. Specie gregaria, nidifica in colonie. Il nido viene costruito nelle cavità più disparate, naturali o artificiali, localmente in associazione con Passera sarda, Passera lagia, Storno, Taccola, Piccione selvatico. Il nido vene riutilizzato nella stessa stagione e negli anni successivi. Utilizza anche i nidi artificiali. In generale viene considerata una specie più legata all’uomo rispetto allo Storno. Forma dormitori di grandi dimensioni (fino a oltre 100.000 individui), spesso in associazione con lo Storno.
Decisamente onnivoro, la sua dieta risulta differenziata in base alle stagioni: soprattutto Invertebrati durante la nidificazione, altrimenti semi e frutti, raccolti soprattutto a terra.
Specie localizzata nel Mediterraneo occidentale, dove è presente nella Penisola Iberica, in Nord Africa, dal Marocco all’Algeria, in Corsica e in Italia. Specie sostanzialmente sedentaria, con areale di svernamento coincidente con quello riproduttivo; può compiere movimenti di tipo dispersivo o nomadico, relativamente più frequenti tra gli individui giovani. Studi condotti in Spagna mostrano che su un campione di 24 individui inanellati, il 59% sono stati ricatturati entro 9 km dal nido, il 37% tra 9 e 99 km e solo il 4% oltre i 500 km, con una distanza media di 32,2 km coperta dagli adulti e 41,9 km dai giovani. Le distanze maggiori percorse sono probabilmente di individui aggregatisi a stormi svernanti di Storno e i movimenti di maggiore estensione sono stati registrati in autunno e in inverno.
In Italia è specie sedentaria e nidificante in Sardegna e Sicilia; nidifica altresì sull’isola di Lipari. Più diffusa fino a 700-800 m, con presenze più localizzate fino a 1.300 m e massimo di 1.600 m in Sicilia.
Lo Status
Lo Storno nero ha in Italia uno stato di conservazione favorevole, così come a livello continentale. La popolazione italiana conta 30.000-50.000 coppie, con tendenza all’incremento. La popolazione italiana di Storno nero, rappresentando una frazione significativa di quella europea (2,4-3,2%), è di un certo rilievo per la conservazione della specie.
Per l’Italia, nessun dato è disponibile sul successo riproduttivo.
Le Minacce
In Italia non si evidenziano particolari fattori di minaccia per la specie.
In Spagna la maggior parte dei fallimenti riproduttivi è causata dai predatori, specialmente ratti, e da competizione con altre specie.
La Tutela
Allo stato attuale, in considerazione del fatto che nel territorio nazionale le popolazioni di Storno nero godono di un buono stato di conservazione, non sono necessarie azioni particolari in favore della specie.
La sua distribuzione è sufficientemente conosciuta ma mancano informazioni sul successo riproduttivo e sui parametri demografici. Queste informazioni potrebbero essere utili per comprendere approfonditamente i fattori che ne stanno favorendo l’espansione e per gestire eventuali problemi derivanti da un ulteriore incremento demografico nei confronti di altre specie ornitiche.
Non è possibile formulare un valore di riferimento favorevole (FRV) per questa specie prevalentemente coloniale.