Salta al contenuto principale
Immagine
Stiaccino © Luigi Piccirillo

Stiaccino

Saxicola rubetra

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Muscicapidae
Nome scientifico
Saxicola rubetra
Habitat
Praterie montane
Ambienti aperti
- altri habitat
Coltivi
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
23-26 cm
Lunghezza
12-14 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

VU - Vulnerabile
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Snello e aggraziato, lungo circa 13 centimetri, lo Stiaccino è presente in Italia come nidificante e migratore regolare. Molto simile al Saltimpalo per forma e dimensioni, se ne differenzia per un largo sopracciglio bianco. Le piume delle parti superiori, di colore bruno scuro, hanno un contorno arancio, che diviene più intenso e brillante sulla gola e nella parte superiore del petto, per poi sfumare verso il bianco panna sui fianchi e sull’addome. La coda è scura con base bianca ai lati. La femmina è simile al maschio, ma ha il colore della testa più opaco e un sopracciglio color crema. 

Dieta costituita da insetti, ragni e piccole lumache, vermi e larve, bacche. 

Prati, felci, aree coltivate, margini paludosi e altopiani erbosi sono i luoghi ideali per la costruzione del nido, che viene posto sul terreno tra cespugli bassi o cataste di legna. Una volta formata la coppia, la femmina depone tra le 5 e le 7 uova, di colore blu-azzurro. I pulcini lasciano il nido dopo circa 10-14 giorni dalla schiusa, nonostante siano ancora troppo giovani per essere in grado di volare, e restino di conseguenza ancora dipendenti dalle cure dei genitori.
Lo Stiaccino possiede una discreta apertura alare, che sfrutta abilmente durante il volo. Adotta come punto di osservazione rami secchi, pali e staccionate, che assume come posatoi privilegiati per individuare insetti volanti. Si nutre di ragni, piccole lumache, vermi e larve, sino a qualche mora di bosco, soprattutto nella stagione autunnale.

Si riproduce in Europa e nella zona più a ovest dell’Asia: dall’Irlanda al nord del Portogallo per poi passare, a est, sul limitare del confine siberiano con l’Europa; dall’estremo confine settentrionale della Norvegia sino a sud, in Spagna centrale, Italia centrale, nord della Grecia e monti del Caucaso. In Europa meridionale sceglie raramente di nidificare nelle zone mediterranee e steppiche, mentre predilige fascia boreale e temperata, pascoli con vegetazione fitta e articolata, prati acquitrinosi, margini di boschi di conifere e praterie di altitudine, tra i 700 e i 2.200 metri di quota. 

Sulle Alpi italiane gli habitat tipici di questa specie si identificano con le praterie primarie d’altitudine solo parzialmente cespugliate, con prati e pascoli secondari non sfruttati, prevalentemente tra i 700-800 metri sino ai 2.100 metri, con una diffusione maggiore tra i 1.000 e i 2.000 metri.
 

Lo Status

Lo stiaccino ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. Attualmente è classificato come specie in declino  nei territori dell’Unione europea, con un netto calo specialmente in Europa centrale; ciononostante, la specie presenta uno stato di conservazione favorevole a livello continentale. Nel complesso, si registra un moderato declino della popolazione nidificante nell’Unione europea nel trentennio 1970-2020.

Il 26-28% della popolazione continentale (5.400.000-10.000.000, in leggero declino) e una frazione compresa tra il 5% e il 24% della popolazione globale della specie nidificano nei territori dell’Europa “comunitaria”. Attualmente, la popolazione nidificante nei territori dell’Europa a 27 è stimata in 1.500.000-2.600.000 coppie, La popolazione italiana è costituita da 10.000-15.000 coppie, con un trend di -2,53% annuo nel periodo 2000-2020.
Nel nostro Paese, la specie mostra segni di sofferenza specialmente alle quote più basse, mentre altrove si mostra stabile o soggetta a lievi fluttuazioni. Sul territorio italiano, è distribuita in modo abbastanza omogeneo solo sulle Alpi, mentre sugli Appennini la specie è piuttosto localizzata.

Le Minacce

In Italia, l’abbandono dei paesaggi agricoli di tipo tradizionale ha avuto un effetto positivo – almeno transitorio – sulla conservazione della specie. Nonostante questo iniziale vantaggio, però, la crescita indiscriminata di aree incolte, con eccessiva presenza di erba e felci, ha comportato con l’andare del tempo una drastica riduzione delle possibilità di occupazione da parte della specie, fino alla sopravvenuta inidoneità dell’habitat dovuta al ritorno del bosco.

Alcune popolazioni di Stiaccino sulle Alpi svizzere presentano poi un bassissimo successo riproduttivo, a causa di sfalci sempre più precoci dovuti all’intensificazione delle pratiche agricole, tanto che sono stati segnalati casi di deposizione anticipata delle uova, il che compensa solo parzialmente gli effetti negativi dello sfruttamento di queste aree. Infatti, quando il taglio dell’erba avviene troppo presto, molti nidi già costruiti vanno comunque distrutti, e con essi le uova e i pulcini. L’intensificazione delle pratiche agricole in prati da sfalcio comporta inoltre una diminuzione nella disponibilità di invertebrati, inclusi alcuni molto importanti nella dieta dello Stiaccino, condizionando in questo modo la possibilità degli individui adulti di reperire cibo sufficiente.

La Tutela

Il mantenimento di aree con agricoltura e pastorizia non intensive su Alpi e Appennini è in ogni caso essenziale per la conservazione della specie. Inizialmente favorita dall’abbandono delle colture, infatti, la specie può risentire molto negativamente del recupero del bosco, che rende infine non più idonei siti anche di storica presenza. In generale, per favorire la conservazione della specie è necessario limitare la distruzione dei nidi e la conseguente perdita delle covate, posticipando il taglio dei prati e promuovendo tecniche agricole meno impattanti sulla fauna invertebrata, fonte essenziale di cibo per questa ed altre specie.

Ad oggi non sono stati effettuati studi approfonditi sulla specie nel nostro Paese. In particolare, necessitano di essere approfondite l’ecologia e la dinamica di popolazione, soprattutto sul versante meridionale delle Alpi e sugli Appennini, dove le popolazioni sembrano mostrare peculiari caratteristiche di adattabilità. Tali studi potrebbero offrire anche indicazioni utili a fini di conservazione.

Sulla base delle conoscenze disponibili, si può proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 7 coppie per 10 ettari su scala locale, mentre non vi sono elementi sufficienti per individuare una soglia a scala di comprensorio.

Proteggiamoli assieme

Se hai a cuore lo spettacolo degli uccelli selvatici, se ami meravigliarti per i loro voli e i loro canti, c'è qualcosa che puoi fare subito: aiutarci a preservare questo prezioso e fragile patrimonio di biodiversità.
Aiuta la natura.

Immagine
Stiaccino © Luigi Piccirillo