Sterna zampenere
Gelochelidon nilotica
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Sterna di media grandezza, simile nelle dimensioni al Beccapesci, ma decisamente più robusta, compatta, meno slanciata ed elegante; il becco risulta diagnostico, corto, grosso, poco appuntito e di colore nero uniforme. La Sterna zampenere ha piumaggio grigio cenere sulle parti superiori e bianco in quelle inferiori; la calottina è nera e si estende sulla nuca, fino a coprire quasi completamente gli occhi. La tecnica di volo è più simile a quella di un gabbiano che a quella di una sterna, con battute delle ali ampie e tranquille, e quando è posata appare decisamente “alta” sulle zampe, con una postura meno orizzontale rispetto alle altre sterne. La lunghezza è compresa tra 35 e 38 cm, l’apertura alare di circa un metro e il peso tra 170 e 292 grammi.
La Sterna zampenere occupa coste pianeggianti, estuari, delta, lagune e, secondariamente, laghi interni e paludi, raggiungendo quote prossime ai 2.000 m in Turchia e Spagna. Generalmente nidifica in colonie presso l’acqua, ma è meno acquatica e meno marittima rispetto alle altre sterne. Necessita della presenza di aree di foraggiamento altamente produttive, scegliendo generalmente aree pianeggianti e asciutte o leggermente umide, suoli sabbiosi piuttosto che fangosi, liberi da rocce, vegetazione fitta o alta. Frequenta anche praterie asciutte litoranee pascolate da oche, oppure aree fangose in spazi aperti su isolotti lagunari con Suaeda e Salicornia, talvolta sponde sabbiose di fiumi. Si nutre soprattutto su campi e prati. E’ gregaria durante tutto l’anno, ma meno rispetto ad altre sterne, con colonie riproduttive formate solitamente da poche coppie e non strettamente addensate.
La dieta è particolarmente ricca e si compone soprattutto di insetti e altri invertebrati, piccoli rettili, pesci e anfibi.
Presente in quasi tutto il mondo con 6 differenti sottospecie. Quella nominale nidifica in Europa, Africa nord-occidentale e Medio Oriente, raggiungendo ad est il Kazakhstan ed il Pakistan. In Europa è specie migratrice con areale di svernamento disgiunto che si estende tra Mauritania, Nigeria e Ciad (popolazioni nidificanti nelle regioni europee nord-occidentali) e dal Sudan al Botswana (popolazioni balcaniche e sovietiche).
In Italia la Sterna zampenere è nidificante, migratrice e svernante occasionale. La prima prova di nidificazione risale al 1954, quando nelle Valli di Comacchio venne accertata la presenza di una decina di coppie. Successivamente sono state colonizzate altre regioni: la Puglia nel 1955, la Sardegna nel 1971 e la Sicilia nel 1995. Attualmente le principali colonie sono localizzate nell’area del Delta del Po, in Puglia e in Sardegna.
Lo Status
La Sterna zampenere ha in Italia uno stato di conservazione inadeguato, a causa di un areale ancora frammentato e di una popolazione dall’andamento poco conosciuto, oltre che per il degrado e la riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta 543-551 coppie e il trend appare sconosciuto, sebbene sia complessivamente in aumento negli ultimi decenni.
Per quanto concerne i parametri riproduttivi, in Italia è stato rilevato un tasso d’involo di 1,35 giovani per coppia nelle Valli di Comacchio.
Le Minacce
La variazione del livello delle acque durante il periodo riproduttivo rappresenta una seria minaccia, come è avvenuto in passato nella colonia dell’Ortazzo, in Emilia-Romagna, dove l’innalzamento delle acque ha distrutto nel 1996 la maggior parte dei nidi. Variazioni anche minime del livello idrico possono infatti compromettere l’intera stagione riproduttiva e causare lo spostamento delle colonie, comportando da un lato il rischio di sommersione dei nidi, dall’altro, in caso di eccessivo calo, un aumento consistente di predatori terrestri che possono predare i nidi. Altra minaccia importante è rappresentata dal disturbo antropico diretto presso i siti riproduttivi, che provoca conseguenze piuttosto gravi su questa come su altre specie coloniali ubicate spesso nello stesso sito.
La Tutela
La tutela e l’opportuna gestione dei siti di nidificazione, sia dal punto di vista del controllo del livello idrico, sia rispetto all’esigenza di tutelare i siti da un eccessivo disturbo da parte dell’uomo, sono i fattori chiave per preservare il futuro della specie.
Sebbene la specie sia ben monitorata, scarse risultano invece le conoscenze sui fattori ecologici influenzanti presenza, produttività e demografia delle colonie, che necessiterebbero di specifiche indagini.
Per quanto concerne il valore di riferimento favorevole (FRV), la popolazione minima vitale (MVP) per quanto concerne la popolazione peninsulare risulta pari a 2.000 individui, corrispondenti a circa 570 coppie, mentre la MVP per la popolazione sarda risulta pari a 720 individui, corrispondenti a circa 200 coppie.