Starna
Perdix perdix
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
La Starna è un Galliforme dal corpo paffuto e con una coda e ali corte e arrotondate. Elusiva come la Pernice rossa, in inverno ama riunirsi in gruppi anche numerosi, mentre nel resto dell’anno mostra abitudini più solitarie. A distinguerla dalle altre specie della famiglia dei Fasianidi sono la piccola taglia e i colori: zampe grigie, capo e gola color mattone, becco bianco-azzurrino, fianchi leggermente striati con barrature longitudinali sono caratteristiche peculiari della specie. Il maschio, inoltre, presenta spesso una macchia a forma di “U” color cioccolato sullo stomaco. Presenta una lunghezza media compresa tra 29 e 31 cm, un’apertura alare tra 45 e 48 cm e un peso tra 320 e 455 grammi.
Specie di abitudini strettamente terricole, predilige aree con vegetazione erbacea prativa non troppo alta, alternate con siepi, margini di boschi, chiazze erbacee più dense o arbusti, in grado di offrire riparo e siti di nidificazione. Evita aree desertiche e rocciose o dirupate, paludi, margini lacustri e coste marine, foreste. Questo tipo di habitat nel Paleartico occidentale è stato in gran parte adibito ad utilizzo agricolo e la Starna ne è diventata pertanto commensale, sebbene non si adatti a certi sistemi di coltivazione e patisca i cambiamenti colturali rapidi. Sono spesso utilizzati aree cerealicole, praterie, pascoli.
La dieta comprende semi, germogli e invertebrati.
Specie nidificante nel Paleartico occidentale, dalla Gran Bretagna e nord della Spagna attraverso il centro e est Europa, fino all’Asia occidentale, dal Caucaso al Kazakhstan e alla Cina nord-occidentale.
In Italia è specie sedentaria e nidificante. L’attuale popolazione italiana deriva da regolari e massici interventi di rilascio, a fini venatori, di varie sottospecie di Starna. La sottospecie autoctona P.p. italica (Starna italica) ha visto infatti un rapido declino sin dall’inizio del XX secolo e viene attualmente considerata estinta. Popolazioni auto-sostenibili della specie sono attualmente presenti in Piemonte, Appennino centro-settentrionale e Friuli-Venezia Giulia. È più diffusa tra 200 e 1.000 m, con massima altitudine rilevata tra 1.800 e 2.100 m nelle Alpi occidentali.
Lo Status
La Starna ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, così come a livello europeo. La popolazione italiana relativamente alle popolazione autosostenentesi viene stimata in 160-500 individui e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni.
È stato redatto un Piano d’Azione Internazionale per la conservazione della specie.
Per quanto concerne il successo riproduttivo, sono stati rilevati valori di giovani involati per covata compresi tra 2,5 e 6,9.
Le Minacce
Il Piano d’azione internazionale per la specie indica quattro principali minacce per la Starna: ibridazione intraspecifica, perdita e degrado dell’habitat, uso dei pesticidi, prelievo venatorio insostenibile. Le popolazioni di Starna appaiono in declino un po’ in tutta Europa dalla metà degli anni ’50 in avanti e la causa principale è probabilmente rappresentata dalle modifiche subentrate in agricoltura. In Italia, il declino della specie è stato ancora più accentuato a causa del prelievo venatorio eccessivo e dei continui ripopolamenti con individui alloctoni.
È verosimile che quanto riportato per una popolazione reintrodotta in Toscana sia applicabile anche agli altri contesti di presenza della specie in Italia: la riuscita della riproduzione, la sopravvivenza dei pulcini e l’andamento meteorologico sembrano essere le cause principali dell’andamento della popolazione; temperature più alte in inverno e primavera aumentano la densità riproduttiva, mentre temperature più elevate all’inizio dell’estate influenzano negativamente il tasso di produzione delle covate.
La Tutela
Le azioni da intraprendere per la conservazione della Starna in Italia devono tenere conto di una molteplicità di fattori: ridurre la presenza di individui alloctoni; garantire condizioni idonee alla specie nelle aree di presenza; eliminare l’attività venatoria; favorire il buon esito della riproduzione e il successo riproduttivo.
Inoltre, incoraggiare pratiche agricole compatibili con la conservazione della specie riveste notevole importanza sia per garantire habitat idonei che per permettere il successo della nidificazione ed incrementare i tassi di sopravvivenza anche degli adulti.
Tra ulteriori azioni di primaria importanza risultano fondamentali il mantenimento di siepi ed altri elementi marginali (cespugli, incolti) incoraggiando le coltivazioni più idonee (anche a perdere) e riducendo l’uso dei pesticidi (per incrementare le prede disponibili).
Utilizzare solo individui autoctoni per rilasci con animali allevati è invece la prima misura per limitare l’inquinamento genetico.
Per la popolazione padana - nord-appenninica si può proporre un valore di riferimento favorevole (FRV) pari a 10 coppie per kmq (20 per il Mezzano, dove è in corso un progetto Life) in primavera e 25 individui per kmq in tarda estate.