Spioncello
Anthus spinoletta
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Lo Spioncello è il più grande tra le specie del genere Anthus e in periodo riproduttivo presenta un piumaggio praticamente inconfondibile, con le parti superiori brunastre, vertice e nuca grigi, lungo sopracciglio biancastro e parti inferiori biancastre sfumate di rosa-fulvo. Quando è in volo mostra i lati e gli angoli della coda molto chiari. Presenta una lunghezza di 15,5-17,0 cm, un’apertura alare compresa tra 23 e 28 cm e un peso tra 18,4 e 29,2 grammi. Nel tipico volo canoro si innalza dal posatoio (di solito una roccia) fino a 10-30 m, prosegue orizzontalmente e poi torna al posatoio con una discesa “a paracadute”.
Nidifica in praterie naturali d’altitudine, preferibilmente accidentate e ricche di acque di ruscellamento, con vegetazione erbacea rada, sparsa e massi affioranti, tra i 1.500 e i 2.700 metri, con maggior frequenza tra i 1.700-1.800 metri e i 2.200-2.300 metri. In svernamento frequenta ambienti di fondovalle o di pianura quali zone paludose, fiumi, canali, fossati, marcite, risaie e può formare gruppi piuttosto numerosi, anche di qualche centinaio di individui (ad es. nelle marcite della Pianura Padana).
Si nutre di insetti, che cattura camminando nelle praterie e tra gli affioramenti rocciosi in cui vive in estate o negli ambienti umidi in inverno.
Lo Spioncello nidifica alle latitudini medie e medio-basse del Paleartico occidentale ad altitudini importanti, spingendosi sino ai 3.000 metri, mentre raramente scende al di sotto dei 1.500 metri. In Europa la sua distribuzione coincide in prevalenza con le regioni montuose centro-meridionali: Pirenei, Massiccio Centrale, Giura, Foresta Nera, Appennini, Alpi e Carpazi.
Le diverse popolazioni europee sono migratrici a corto raggio o migratrici parziali. Molti individui lasciano i territori riproduttivi in ambienti montuosi per scendere nelle vallate sottostanti, altri si muovono verso ampi corpi lacustri o fluviali, altri ancora raggiungono le coste del Mare del Nord, dell’Atlantico e del Mediterraneo; un numero minore sverna nel Maghreb.
In Italia lo Spioncello è nidificante, migratore regolare e svernante. Nidifica diffusamente sulla catena alpina, mentre è più scarso e localizzato lungo la dorsale appenninica, è assente dalla Sicilia e poco comune in Sardegna (Gennargentu).
Lo Status
Lo Spioncello ha uno stato di conservazione inadeguato a causa soprattutto degli effetti dei cambiamenti climatici, che comporteranno una contrazione di areale e di popolazione e un diffuso degrado e riduzione del suo habitat ottimale. In Italia, sono le popolazioni più meridionali e quella sarda ad apparire più vulnerabili a questi potenziali fattori di minaccia, nonostante un quadro attuale di complessiva stabilità delle popolazioni negli ultimi decenni.
A livello continentale lo stato di conservazione è favorevole, con popolazioni stabili. La popolazione italiana conta 70.000-150.000 coppie, pari a circa il 5% di quella europea. Per quanto concerne il successo riproduttivo, sono stati rilevati 3,7 giovani involati per nido nelle Alpi.
Le Minacce
La contrazione degli ambienti di prateria di montagna, dovuta all’abbandono dei pascoli e dello sfalcio dei prati nonché all’innalzamento del limite della vegetazione arborea e arbustiva, comporta una perdita di habitat idonei alla nidificazione della specie. Anche le variazioni nelle modalità di gestione del pascolo, rispetto a quello tradizionale con densità non elevate e carichi distribuiti su aree ampie, possono ridurre la disponibilità di ambienti ottimali.
I cambiamenti climatici rappresentano altresì un importante minaccia, in quanto comportano un innalzamento del limite della vegetazione legnosa e la sua conseguente colonizzazione delle praterie alpine. Inoltre, lo sfruttamento degli ambienti d’alta quota a scopo turistico (in particolare per lo sci alpino) può impattare sulla specie, che risente negativamente delle alterazioni dell’habitat causate dalla costruzione di piste da sci (con conseguente sostituzione della vegetazione originaria con altre essenze vegetali) e di impianti di risalita, nonchè del conseguente disturbo antropico.
La Tutela
Specie poco studiata, salvo contributi a carattere locale e legati alla densità riproduttiva in diversi tipi di ambienti. Risulta essenziale avviare studi approfonditi sulle popolazioni principali, per comprendere appieno gli effetti dei cambiamenti ambientali dovuti, da un lato, alla modifica delle attività agro-pastorali e, dall’altro, ai cambiamenti climatici in atto, così da rendere possibile il proporre delle misure ad hoc per la conservazione della specie. In generale, dovranno essere mantenute pratiche agro-pastorali non intensive nelle aree di presenza, soprattutto in corrispondenza del limite altitudinale inferiore di diffusione della specie, e dovrà inoltre essere evitato il deterioramento dell’habitat attraverso la costruzione di infrastrutture utilizzate a scopo turistico.
Considerando i valori noti, si può ipotizzare per le bioregioni alpina e continentale che una densità di 30 maschi territoriali per km2 possa costituire un valore di riferimento favorevole (FRV), tenendo presente che in condizioni particolarmente idonee tale valore può comunque essere superato. L’isolamento di diverse popolazioni e la consistenza ridotta, uniti ad una maggior vulnerabilità degli ambienti occupati dalla specie, determinano nel complesso una situazione meno favorevole per la bioregione mediterranea, dove l’assenza di dati relativi ai parametri riproduttivi fondamentali impedisce di fornire un FRV.