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Regolo © Roberto Parmiggiani

Regolo

Regulus regulus

Ordine
Passerifomes
Famiglia
Regulidae
Nome scientifico
Regulus regulus
Habitat
Foreste
Strategia migratoria
Parzialmente sedentaria
Parzialmente migratrice a corto raggio
Apertura alare
13,5-15,5 cm
Lunghezza
9 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Inadeguato
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Descrizione

Il Regolo è tra le specie più piccole dell’avifauna europea. Si riconosce dal Fiorrancino per i caratteristici disegni della sommità del capo, ornata da una crestina bordata di nero, arancione nei maschi e gialla nelle femmine, di cui i giovani sono privi. Il piumaggio ha le parti superiori oliva e quelle inferiori biancastre sfumate di bruno-giallo. La coda è bruno-verdastra. Misura mediamente 9 cm di lunghezza, per un’apertura alare di 13,5-15,5 cm e 4-7 grammi di peso.

Nidifica preferibilmente in boschi maturi e freschi di conifere montane pure o miste, come peccete e abetine, dove occupa sia i settori più aperti a fustaia sia quelli più interni, fitti e ombrosi; raggiunge buone densità anche in boschi misti di conifere e latifoglie (soprattutto Faggio), rimboschimenti di Abete rosso e mughete. Localmente occupa parchi, giardini e viali alberati urbani con conifere ornamentali. Diffuso tra 900 e 1.900 m, con presenze localizzate fino a 2.100-2.200 m e più in basso fino a circa 100 m. Nidifica in coppie isolate e il nido, di forma subsferica, viene saldamente ancorato all’estremità di rami orizzontali o più di frequente pendenti.

Si ciba soprattutto di piccoli Insetti e aracnidi e loro larve, ma in primavera si nutre anche di polline e nettare.

Specie a distribuzione euro-asiatica, il Regolo nidifica in buona parte dell’Europa centrale e settentrionale e in Asia raggiunge la Cina orientale. E’ tipicamente associato alle foreste boreali e temperate; circa 1’80% della popolazione paleartica occidentale si riproduce in Russia, Scandinavia e Germania. E’ specie residente e migratrice diurna e notturna a breve raggio; abbandona completamente solo i settori più settentrionali dell’areale riproduttivo e sverna all’interno ed a sud del suo areale.

In Italia è parzialmente sedentario, migratore, svernante e nidificante. Nidifica sulle Alpi, con maggior continuità nei settori centrali e orientali, e più scarsamente sugli Appennini, spingendosi a sud fino alla Calabria; ampi vuoti di areale si notano nell’Appennino settentrionale e meridionale. E’ assente in Puglia e nelle isole; nella seconda metà del secolo scorso è stato osservato in periodo riproduttivo sul Gargano (anni ’60) e in Sardegna (anni ’80). Risulta più diffuso tra 900 e 1.900 m, con presenze localizzate a quote superiori, fino a 2.100-2.200 m sulle Alpi, e più in basso fino a circa 100 m, ma le nidificazioni sotto i 400-500 m sono generalmente irregolari. L’Italia è interessata dal transito migratorio e dallo svernamento di individui provenienti dal Nord ed Est Europa. I movimenti sono numericamente più significativi in periodo autunnale rispetto a quello primaverile.

Lo Status

La specie presenta uno stato di conservazione inadeguato in Italia, in quanto ha subito un calo del 31% nel 2000-2010. In Europa, nonostante si siano registrati cali demografici in Paesi quali Svezia e Germania, la popolazione continentale viene considerata in stato di conservazione favorevole. 

La popolazione italiana è stimata in 300.000-500.000 coppie, con tendenza al decremento.

Per quanto concerne i parametri riproduttivi, nelle Alpi bresciane è stato rilevato un tasso d’involo di 4,5 giovani per coppia.

Le Minacce

Interventi selvicolturali, costruzione di strade e tagli forestali in periodo di nidificazione possono provocare episodi di mortalità e di riduzione del successo riproduttivo. 

In inverno la specie può subire contrazioni numeriche a seguito di condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli.

La Tutela

In peccete montane altamente produttive occorre prevedere interventi selvicolturali al di fuori del periodo riproduttivo. I tagli su superfici troppo ampie possono probabilmente diminuire le sue consistenze a scala locale.

Per gli ambienti forestali più idonei e continui, quali fustaie mature di aghifoglie (soprattutto peccete) e boschi misti, presenti su Alpi, Prealpi e settori disgiunti dell’Appennino, si può proporre come valore di riferimento favorevole (FRV) una densità riproduttiva pari a 12 territori per 10 ha. Densità medie leggermente inferiori sono probabilmente da ritenersi raggiungibili anche in alcuni settori forestali, sufficientemente integri ed estesi, dell’Appennino meridionale.

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Regolo © Roberto Parmiggiani