Quattrocchi
Bucephala clangula
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
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Descrizione
Il Quattrocchi è un’anatra tuffatrice di media grandezza, lunga 42-50 centimetri, per un’apertura alare di 65-80 cm e un peso compreso tra 0,5 e 1,2 kg. Possiede una struttura tozza e robusta, collo tozzo, corto becco color lavagna e capo di forma poligonale. Il piumaggio del maschio è tipicamente bianco e nero, con una grande macchia ovale bianca sulla testa. La femmina ha un piumaggio color cioccolato e il capo bruno scuro. Gli individui di entrambi i sessi presentano una banda alare bianca, zampe arancioni e occhi giallo oro.
Nidifica nel Nord dell’Europa, nelle cavità di vecchi alberi in foreste mature, nei pressi di ambienti acquatici quali laghi, stagni, fiumi e paludi con acqua profonda, mostrando una preferenza per i laghi oligotrofi, privi di pesci ma con abbondante fauna invertebrata. Durante lo svernamento frequenta prevalentemente acque marine, baie, estuari, lagune costiere, ma anche grandi fiumi, laghi e bacini artificiali.
Larve di insetti e piccoli molluschi costituiscono parte fondamentale della sua dieta.
In Europa le popolazioni numericamente più importanti sono presenti in Russia, Finlandia e Norvegia. Nuclei di minor consistenza sono presenti nei Paesi Baltici, Germania, Polonia, Bielorussia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Danimarca, Ucraina e Paesi Bassi. I movimenti migratori possono essere piuttosto brevi e in Europa il limite meridionale raggiunge il 35° parallelo solo nel Mediterraneo orientale. Le aree più importanti per lo svernamento sono situate nel Baltico occidentale e sulle coste olandesi e britanniche, ma discreti contingenti si rilevano anche nei grandi laghi dell’Europa centrale, nelle regioni adriatiche e balcaniche e nel Mar Nero.
In Italia è specie regolarmente rilevata sia nel corso della migrazione che in inverno. In Italia settentrionale i primi arrivi si osservano talvolta in ottobre, ma in genere le presenze diventano regolari da novembre, con un picco nei mesi di dicembre e gennaio. Già a febbraio iniziano i primi movimenti migratori, che proseguono per tutto marzo; gli ultimi individui sono osservati in transito fino a metà aprile, mentre rare sono le osservazioni a maggio. Predilige soprattutto zone lagunari aperte nonché acque costiere poco profonde, dove si rilevano le massime concentrazioni durante le soste migratorie e lo svernamento. È anche localmente abbondante in valli da pesca (Veneto), laghi prealpini e basso corso di alcuni fiumi. La popolazione svernante è concentrata in Nord Italia, soprattutto lungo le coste del Nord Adriatico, ma numeri significativi sono presenti anche nella Pianura Padana interna e nel nord della Puglia.
Lo Status
Il Quattrocchi in Europa ha uno stato di conservazione favorevole.
In Italia la sua abbondanza è probabilmente influenzata da una molteplicità di fattori, incluse le condizioni climatiche nei quartieri di svernamento più settentrionali. Le poche ricatture disponibili indicano un’origine principalmente finnica delle popolazioni presenti in Italia, ma sono accertate provenienze anche da Germania e Repubblica Ceca. Nel decennio 2001-2010 gli individui svernanti censiti durante l’IWC – International Waterbird Census sono variati tra 950 e 2.750, con una tendenza al decremento. Il contingente svernante in Italia è pari a circa l’1% della popolazione svernante a livello europeo.
Le Minacce
Il Quattrocchi è potenzialmente suscettibile alle piogge acide, che comportano danni a catena per l’intero ecosistema acquatico, per esempio sulla piccola fauna che si ritrova a vivere in acque superficiali con un’alta concentrazione di alluminio. Durante lo svernamento, la principale minaccia è costituita dall’inquinamento e dal disturbo dall’attività venatoria ad altre specie di uccelli e da attività legate alla raccolta dei molluschi. La specie è inoltre cacciata in alcuni paesi (es. Danimarca), ma mancano informazioni sull’impatto diretto dell’attività venatoria.
In alcune zone riproduttive del Nord Europa vi è una sempre minor disponibilità di habitat idonei, causata da distruzione e degrado delle zone umide e da moderne tecniche di gestione forestale, responsabili della diminuzione del numero di nidi e del successo riproduttivo.
La Tutela
La concentrazione in pochi siti rende consigliabile una maggior tutela delle località di svernamento principali.