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Poiana © Paolo Penna

Poiana

Buteo buteo

Ordine
Accipitriformes
Famiglia
Accipitridae
Nome scientifico
Buteo buteo
Habitat
Foreste
- altri habitat
Mosaici mediterranei
Coltivi
Rupi
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
115-135 cm
Lunghezza
51-57 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Favorevole
Ascolta il canto

Descrizione

Rapace diurno di medie dimensioni e di struttura decisamente tozza, con collo corto e testa relativamente grossa e tondeggiante. Anche in volo appare piuttosto compatta e a differenza del Falco pecchiaiolo, col quale è possibile confonderla, la testa appare più grossa e la coda risulta più corta. Presenta una colorazione piuttosto variabile, con forme scure, molto chiare e intermedie. Nella forma più comune il piumaggio è complessivamente bruno, con una barratura sulle parti inferiori e una banda pettorale leggermente più chiara. La coda appare chiara con una fascia terminale scura e barrature sottili sul resto. La lunghezza varia da 51 a 57 cm, l’apertura alare da 1,1 a 1,3 m, il peso da 0,5 a 1,4 kg.

Specie eclettica, nidifica in complessi boscati di varia natura e composizione, puri o misti, dalle zone costiere alle laricete subalpine, purché ricchi di alberi alti e poco disturbati e con presenza di radure e spazi aperti utilizzati per cacciare. Più diffusa dal livello del mare fino a 1.500 m, con massimo di 1.900 m. Durante la migrazione e lo svernamento frequenta pianure interne e costiere, comprensive di zone umide e aree sub-urbane.

Si nutre di piccoli mammiferi, rettili, uccelli; può essere necrofaga, alimentandosi talvolta di animali morti.

Presente in tutto il Paleartico, la Poiana è presente nel nostro paese sia da popolazioni settentrionali che migrano e svernano che da popolazioni residenti. È uno dei rapaci più comuni e diffusi in Europa.

In Italia è nidificante sedentaria, migratrice regolare e svernante. Tra i rapaci diurni è di gran lunga il più diffuso, nella Penisola e sulle isole, con distribuzione più frammentata nelle pianure coltivate intensivamente (Pianura Padana centro-orientale), nel Salento e lungo la costa adriatica. È ampiamente diffusa come nidificante soprattutto in aree boscate, fino ad oltre 1.500 m.

Lo Status

In Italia la Poiana ha uno stato di conservazione favorevole, come a livello europeo. La popolazione italiana conta 5.000-9.000 coppie e il trend e l’areale appaiono in aumento negli ultimi decenni, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, a seguito di un forte declino nel corso del XX secolo. L’aumentata densità dei territori riproduttivi, registrata negli ultimi due decenni in numerosi comprensori italiani, delinea, a livello nazionale, un quadro complessivamente stabile e localmente in aumento come diretta conseguenza da una parte di una riduzione del bracconaggio e dall’altra di un aumento della forestazione in atto su gran parte del Paese. Nella Pianura Padana tende a ricolonizzare siti che erano stati abbandonati in precedenza e a colonizzare nuovi siti.

Per quanto concerne i parametri riproduttivi, in Italia sono noti valori compresi tra 1 e 2,7 giovani involati per coppia, con valori più bassi nelle regioni settentrionali e più elevati in Sicilia.

Le Minacce

L’abbandono di ampie porzioni di territorio collinare e montano caratterizzate da agricoltura tradizionale ha comportato, negli ultimi decenni, un forte incremento della superficie forestale a vantaggio della specie. Tuttavia vaste aree aperte e semiaperte, fondamentali per l’attività di caccia, stanno scomparendo: in particolare la Poiana necessita del mantenimento di superfici aperte anche aride su cui individuare le proprie prede e localmente può subire criticità in corrispondenza di trasformazioni ambientali permanenti o durature legate allo sfruttamento delle risorse agrosilvopastorali in ambiti forestali (apertura di nuove strade, frammentazione degli habitat, interventi selvicolturali in periodo riproduttivo).

La Tutela

La Poiana sembra evitare la vicinanza di strade e di opere di esbosco condotte in periodo riproduttivo, che possono provocare l’abbandono del nido. 

Potenzialmente letali sono gli elettrodotti e altri cavi sospesi in aree agricole. Nel corso di tagli produttivi occorre evitare i pericolosi fili a sbalzo sostituendoli con l’impiego di gru a cavo meno impattanti. 

Strategie selvicolturali che prevedano il rilascio delle piante su cui è costruito il nido e di quelle sempreverdi molto mature o avvolte da rampicanti sempreverdi potrebbero ulteriormente favorire la specie. A tal fine è importante prevedere aree di rispetto nell’arco di almeno 100 m dal sito di nidificazione e posticipare gli interventi selvicolturali a partire dal 20 luglio.

Per le aree planiziali del Nord Italia è particolarmente importante prevedere a scala di paesaggio la costituzione di una più fitta rete di aree verdi (tramite il mantenimento e la creazione di boschi in aree agricole > 5-10 ha) in connessione geografica con quelli ripariali delle principali aste fluviali.   

Al momento, mancano dati quantitativi sulla reale incidenza del bracconaggio a danno della specie e sulla problematica relativa all’impiego di organoclorati in agricoltura capaci di inquinare direttamente le reti trofiche a vario livello (ad es. i Passeriformi, importanti specie preda).

Per ambienti forestali idonei e relativamente continui si propone come valore di riferimento favorevole (FRV) una densità riproduttiva pari a 30 coppie per 100 kmq.

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Poiana © Paolo Penna