Picchio rosso mezzano
Leiopicus medius
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Piumaggio bianco e nero, con ampie “spalline” bianche, vertice rosso, fianchi striati di nero e becco relativamente corto. Predilige boschi misti di querce e carpini o olmi. Occupa anche vecchi frutteti e querceti d’alto fusto, boschi misti di latifoglie e conifere. La specie favorisce alberi e rami malati o deperienti. Anche il becco, meno affilato e potente rispetto agli altri Picidi, viene più spesso utilizzato per catturare gli insetti che costituiscono la sua dieta che per scavare buchi negli alberi. A differenza di altre specie simili di picchi, il Picchio rosso mezzano non utilizza il classico “tambureggiamento” per la delimitazione del territorio.
La minore necessità di delimitare il territorio è probabilmente dovuta alla possibilità, per un uccello di dimensioni così modeste, di avventurarsi alla ricerca di cibo anche sulle chiome degli alberi, fino a raggiungerne le parti apicali.
Di solito, la specie predilige boschi misti di latifoglie e conifere, purché con abbondante presenza di querce e con vegetazione non troppo fitta. Fondamentale appare anche la presenza di alberi e rami morti, mentre la specie evita accuratamente querceti troppo isolati o di dimensioni inferiori ai 5 ettari.
Il Picchio rosso mezzano è legato ai climi moderatamente caldi, all’interno della fascia temperata. Non a caso, predilige quote basse o medio-basse, fatta eccezione per l’Italia meridionale in cui la specie nidifica anche fino a 1.600 m di altitudine. A prima vista più duttile rispetto ad altre specie di Picchio – date le sue ridotte dimensioni – il Picchio rosso mezzano è invece caratterizzato da esigenze ecologiche piuttosto complesse.
Il Picchio rosso mezzano, nella sottospecie nominale, abita l’intera Europa, esclusa Turchia e Caucaso, dove vive la sottospecie caucasicus. Ad altre sottospecie endemiche della Turchia si affiancano quelle presenti in Iran e Iraq. Ovunque il Picchio rosso mezzano è prevalentemente stazionario, con possibili “erratismi” invernali.
Lo Status
Il Picchio rosso mezzano ha stato di conservazione inadeguato a causa dell’estrema localizzazione della popolazione, concentrata principalmente in Basilicata, e dell’areale conseguentemente ridotto. A livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta 400- 600 coppie e il trend appare favorevole negli ultimi decenni. L’esigua popolazione nazionale riveste un grande interesse dal punto di vista biogeografico, in quanto apparentemente disgiunta dalle altre.
In Italia, le popolazioni più consistenti si trovano nell’Appennino meridionale, anche se storicamente la specie potrebbe essere stata molto più abbondante e diffusa. La specie è attualmente classificata come sicura nell’Unione Europea. Stabile tra il 1970 e il 2000, la popolazione “comunitaria” di Picchio rosso mezzano potrebbe raggiungere attualmente le 78mila-210mila coppie, pari a circa due terzi della popolazione continentale complessiva, valutata in 140-310mila coppie.
Grande è il ruolo del continente europeo per la conservazione della Picchio rosso mezzano, in quanto a nidificare al di qua degli Urali è una frazione compresa tra il 50 e il 74% della popolazione globale. Diverso lo scenario se si analizzano i dati storici: probabilmente presente – pur se non abbondante – sulle Alpi e nel nord Italia in genere, attualmente la popolazione di Picchio rosso mezzano risulta confinata in alcune aree dell’Italia meridionale. Scarso in Molise, è invece abbastanza comune in Basilicata nei boschi di faggi e cerri. Di nuovo localizzato in Campania, predilige anche qui faggete e cerrete.
Variabili le densità rilevate in Basilicata e sul Gargano, comprese nella forbice tra 0.5 e 1,9 coppie territoriali ogni 10 ettari, con distanza minima tra due nidi pari ad almeno 130 m. Più contenuta la densità rilevata più a nord, in Abruzzo, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con densità comprese tra 0,1 e 0,20 coppie per km quadrato.
Le Minacce
Il Picchio rosso mezzano è una specie rara in Europa, e merita la massima attenzione, anche perché la popolazione italiana risulta piuttosto limitata e localizzata. Pur in assenza di informazioni specifiche sul successo riproduttivo e sui fattori influenzanti l’esito della riproduzione, è abbastanza nota l’incapacità da parte della specie di adattarsi a nuovi ambienti, nonché la sua dipendenza da habitat forestali specifici e maturi.
Pur in assenza di informazioni specifiche su successo riproduttivo e sui fattori influenzanti l’esito della riproduzione, è abbastanza nota l’incapacità da parte di questa specie di adattarsi a nuovi ambienti, nonché la sua dipendenza da habitat forestali specifici e maturi. Questo rende le popolazioni di Picchio rosso mezzano molto vulnerabili al disturbo umano, diretto o indiretto.
Altro fattore che pesa sulla specie – aggravato anche in questo caso dalla scarsa adattabilità della stessa – sono le pratiche di gestione forestale intensiva, con particolare riguardo ai rimboschimenti con specie alloctone e all’alterazione della struttura delle foreste. Infine, anche per questa specie costituisce una grave minaccia l’abitudine di rimuovere piante vecchie o malate, sito ideale per la costruzione del nido.
La Tutela
La sua relativa rarità, la popolazione estremamente ridotta e localizzata, determinano un quadro profondamente incerto. Per questo è opportuno sostenere una gestione forestale adeguata dei siti di nidificazione noti, evitando per quanto possibile ogni forma di disturbo antropico presso tali siti.
Non sono stati condotti studi approfonditi sui parametri demografici e riproduttivi della specie. Per questo risulta impossibile, allo stato delle cose, calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la popolazione di Picchio rosso mezzano nel nostro Paese.
Considerando gli unici valori di densità disponibili, è comunque possibile fornire alcuni target di conservazione di medio periodo. In aree forestali idonee alla specie, in particolare, andrebbero raggiunte densità non inferiori a una coppia ogni 10 ettari. Densità che, in aree ottimali, non dovrebbe scendere al di sotto di 1,5 o 2 coppie, a parità di superficie considerata.