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Picchio dalmatino © Gianni Conca

Picchio dorsobianco

Dendrocopos leucotos lilfordi

Ordine
Piciformes
Famiglia
Picidae
Nome scientifico
Dendrocopos leucotos lilfordi
Habitat
Foreste
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
38-40 cm
Lunghezza
24-26 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

VU - Vulnerabile
Stato di conservazione
Inadeguato
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Descrizione

Picide di medie dimensioni, dal variegato piumaggio dalle tipiche tinte bianche e nere che caratterizzano il gruppo di picchi cui appartiene, contraddistinto da fitte bande chiare sul dorso (viene infatti anche denominato Picchio dorsobianco). La testa e il collo sono bianchi con disegno a strisce nere e una macchia rossa sul capo del maschio. Leggermente più grande del Picchio rosso maggiore, misura mediamente 24-26 cm di lunghezza, per un’apertura alare di 38-40 cm e 99-112 grammi di peso.

In Italia si trova soprattutto in media montagna (800-1.800 m) nelle faggete mature, ben strutturate e ricche di alberi morti o marcescenti, sia in piedi che caduti. L’uso dell’habitat nella specie può differire tra i due sessi, con un utilizzo prevalente da parte del maschio di alberi più grandi e di rami e tronchi più grossi; inoltre, il maschio utilizza più spesso alberi vivi rispetto alla femmina. Ricerche specifiche legate ai siti di nidificazione hanno permesso di rilevare come nessuno degli alberi in cui è presente un nido di Picchio dalmatino può dirsi “completamente vivo”. In circa un terzo dei casi si tratta di piante completamente morte, in poco più del 60% di piante che presentano limitate porzioni secche e nei casi restanti a un tronco per lo più in decadimento o morto si alternano alcuni rami verdi.

Si nutre di invertebrati che vivono sotto le cortecce di alberi morti o morenti. 

Il Picchio dalmatino è presente soprattutto in Europa orientale, ove la sottospecie nominale leucotos  occupa quella parte del vecchio continente che va dalla Scandinavia fino all’Austria, Slovenia, Croazia, Carpazi e Ucraina. Più a sud, dall’Italia fino al Medio Oriente, è invece presente la sottospecie lilfordii.

In Italia è sedentario e nidificante nell’Appenino centrale. La sua presenza sul Gargano, nota per il passato, risulta da confermare, in quanto non vi è stata recentemente rilevata (2010-2016). Mostra movimenti dispersivi in periodo invernale, generalmente di portata limitata e in senso altitudinale, verso fondovalle e altopiani boscati.

Lo Status

Il Picchio dalmatino presenta in Italia uno stato di conservazione inadeguato a causa dell’estrema localizzazione della popolazione, concentrata principalmente nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, anche se il trend appare stabile negli ultimi decenni, così come anche è stato rilevato a scala continentale, dove presenta uno stato di conservazione favorevole benchè abbia subito un largo declino nel Novecento, soprattutto in Nord Europa.

La specie ha beneficiato della progressiva estensione delle aree protette nell’Italia centrale e in particolare dell’ampliamento del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

La popolazione italiana consta di circa 250-350 coppie, di cui oltre il 70% concentrate nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
I dati relativi al successo riproduttivo in Italia sono molto limitati: 3 giovani involati per nido nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Le Minacce

La specie risulta ad oggi confinata in aree remote o sottoposte a precisi vincoli di tutela, ed appare proprio questa dipendenza da foreste mature, ben strutturate, eterogenee, ma soprattutto ricche di alberi morti, il principale fattore limitante per la specie, ostacolata altrove da una gestione forestale intensiva o comunque non sempre attenta alle esigenze ecologiche di questa e di altre specie di uccelli selvatici legati agli ambienti forestali maturi.

La Tutela

Per una conservazione adeguata della specie è evidente la necessità di mantenere non solo ambienti forestali idonei ma anche di gestirli salvaguardando in tutti i casi possibili le piante morte e morenti, estendendo possibilmente queste azioni anche al di fuori delle aree protette, al fine di rendere meno localizzata la presenza della specie e favorire l’incremento dell’areale di presenza. Non è invece possibile calcolare un valore di riferimento favorevole (FRV), in mancanza di informazioni specifiche su parametri demografici e riproduttivi. In termini di densità, è comunque utile proporre alcuni parametri, stabiliti prendendo a riferimento la densità massima riscontrata negli ambienti sicuramente favorevoli per la specie. Nel Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, in particolare, andrebbero mantenute densità non inferiori a 1,5 coppie per km quadrato, almeno 2 coppie nelle porzioni dell’area protetta che presentano caratteristiche ideali per la specie. 

È auspicabile che venga intrapreso un programma di monitoraggio non limitato alle sole aree protette, roccaforti della specie, ma anche alle aree limitrofe.

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Picchio dalmatino © Gianni Conca