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Pernice bianca © Mario Monfrini

Pernice bianca

Lagopus muta

Ordine
Galliformes
Famiglia
Phasianidae
Nome scientifico
Lagopus muta
Habitat
Praterie montane
Ambienti aperti
- altri habitat
Rupi
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
54-60 cm
Lunghezza
30-40 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

VU - Vulnerabile
Stato di conservazione
Cattivo
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Descrizione

Di medie dimensioni – di solito un esemplare può misurare da 30 a 40 cm e pesare, nella maggior parte dei casi, tra i 400 e i 500 grammi – la Pernice bianca è caratterizzata, da un evidente dimorfismo sessuale.

D’estate i maschi presentano l’intera parte superiore del corpo (dalla testa al petto) picchiettate di marrone-nero, mentre il resto del corpo si presenta in genere di colore chiaro. Non così la femmina, che presenta un piumaggio più articolato, tendente al rosso.

La Pernice bianca trascorre la maggior parte del tempo a terra alla ricerca di cibo. Ama portarsi su rocce e massi in posizione sopraelevata, mentre di rado si posa sugli arbusti. Possiede un volo elegante: frulla con rapidissimi battiti d’ala e dopo un tratto più o meno lungo plana ad ali tese a poca altezza dal suolo. In periodo riproduttivo frequenta la vegetazione presente su ghiaie lungamente innevate, praterie e arbusteti, mentre tende a evitare zone a vegetazione troppo rada o valli ancora innevate.

In l’autunno maschio e femmina condividono varie tonalità del grigio, prima di passare alla stagione fredda, quando tutti gli esemplari, indipendentemente dal sesso, presentano un piumaggio candido come la neve. Anche il becco – corto e robusto – tende a diventare marrone durante la stagione estiva, per tornare nero appena torna l’inverno. Solo la scura parte estrema delle timoniere – oltre alla fascia nera tra occhio e becco che caratterizza il maschio – resta inalterata al variare delle stagioni. Invisibile sulla neve, d’inverno, in estate il colore bruno porta a confonderla con il terreno. Un “accorgimento” importante per difendersi dai predatori, considerando che la Pernice bianca passa la maggior parte del proprio tempo a terra, alla ricerca di cibo.

La Pernice bianca è uno dei simboli della montagna italiana: vive infatti oltre i 1.800 metri, nidificando fino ai 2.800 in piccole buche del terreno sotto le pietre o tra gli arbusti. La specie è presente sull’intero arco alpino. La progressiva modificazione dell’habitat – con particolare riguardo al riscaldamento globale – ne ha ridotto l’areale di nidificazione. 
Una specie, la Pernice, che comunque predilige aree impervie, fredde, in un certo senso inospitali: le principali sottospecie abitano i Pirenei (Lagopus muta pyrenaica ), la Scozia (Lagopus muta millaisi ) la Scandinavia (Lagopus lagopus muta ) e molte altre regioni asiatiche o americane.

Lo Status

La Pernice bianca ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e per il degrado e riduzione del suo habitat ottimale. 

In Italia sono stimate 5.000 coppie lungo tutto l’arco alpino, mentre la popolazione europea – stabile tra il 1970 e il 1990, in declino nel decennio successivo – si attesta ad oggi sulle 70-130mila coppie. Il trend sfavorevole a livello europeo rispecchia in pieno quanto avvenuto a livello nazionale, dove risiede, in base alle stime, circa il 6-7% della popolazione dell’Unione Europea.

Le alterazioni dell’habitat dovute ai cambiamenti climatici e all’eccessivo sfruttamento della montagna – unite alle pressioni della caccia che, specie nei passati decenni, hanno contribuito non poco alla decimazione delle popolazioni – delineano comunque un quadro poco incoraggiante per la sopravvivenza nel medio e lungo periodo della Pernice bianca sulle nostre montagne.

Diverse le aree che mostrano un declino importante della popolazione complessiva: il Friuli-Venezia Giulia, per esempio, dove i dati hanno fatto registrare un calo del 40% della popolazione in meno di dieci anni. Stessa sorte in Valle d’Aosta, Piemonte e Trentino Alto Adige. L’aspetto più preoccupante riguarda forse il progressivo calo di densità delle nidiate, che lascia presagire un imminente ulteriore declino della popolazione che con ogni probabilità riguarderà l’intero arco alpino.

Le Minacce

Pressione venatoria, parassiti, disturbo causato dai turisti sono le principali minacce che si aggiungono al problema principale, quello del riscaldamento globale. Fattori che potrebbero compromettere la sopravvivenza nel lungo periodo delle popolazioni alpine. 

In progressiva scomparsa nelle Prealpi, la Pernice bianca è ancora cacciabile in alcune province italiane dove l’attività venatoria va a sommarsi al più grave problema dei cambiamenti climatici. La nevosità diminuisce e l’ambiente si modifica velocemente, riducendo l’habitat a disposizione della specie.

Il problema del prelievo venatorio va così ad incidere su una popolazione già profondamente ridotta dai cambiamenti climatici. Particolarmente alta la perdita delle covate, più a causa della predazione che in conseguenza dei fattori ambientali nell’area di nidificazione.

Resta l’evidenza per cui la forte fluttuazione delle popolazioni – conseguente alla variabilità del tasso di sopravvivenza delle covate – dipende in gran parte dalle condizioni meteorologiche: cattive condizioni meteo e scarsità di cibo durante il periodo della covata rappresentano, secondo le rilevazioni effettuate dagli esperti, le principali cause di mortalità dei pulcini di Pernice bianca.

La Tutela

Considerando i valori di densità disponibili per numerose aree, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, si può determinare un FRV (Valore di Riferimento Favorevole) nell’ordine di 10 maschi per 10 km quadrati a livello di comprensorio, 4.5 maschi ogni 100 ettari su scala locale.

Risulta quindi indispensabile, almeno nelle aree che ospitano le popolazioni più importanti, garantire densità non inferiori al proposto FRV attraverso la protezione diretta della specie e, soprattutto, del suo habitat.

Per questo è auspicabile la chiusura totale dell’attività venatoria alla Pernice bianca, anche nelle aree dove questa pratica è ancora lecita, nonché lavorare a livello globale per rendere meno impattanti cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità delle Alpi. Infine, nelle aree a più alta vocazione turistica, occorre portare avanti azioni di informazione e sensibilizzazione per un turismo più consapevole e rispettoso dell’ambiente.

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Pernice bianca © Mario Monfrini