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Passera oltremontana © Luigi Sebastiani

Passera oltremontana

Passer domesticus

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Passeridae
Nome scientifico
Passer domesticus
Habitat
Urbanizzato
- altri habitat
Coltivi
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
24-30 cm
Lunghezza
14-16 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

NT - Quasi Minacciata
Stato di conservazione
Sconosciuto

Descrizione

Lunga circa 15 centimetri, per un’apertura alare di circa 24-30 centimetri e peso fino a 40 grammi, la Passera oltremontana è caratterizzata da vertice grigio scuro, nuca castana, gola nera e guance biancastre. La livrea, striata di nero, presenta sfumature grigio-brunastre sul dorso e sul sopracoda; nere sono anche le strie sull’occhio, mentre le parti superiori virano verso il biancastro con sfumature di rosso e grigio, soprattutto sui fianchi. La femmina si distingue facilmente dal maschio per le parti superiori di colore bruno e parti inferiori bianco-grigiastro. 

Prevalentemente sedentaria in Italia – ma con numerosi individui in migrazione o svernanti provenienti da oltralpe che si aggiungono alla popolazione residente – la Passera oltremontana abita quasi esclusivamente le regioni settentrionali, a ridosso dei crinali di confine.

Frequenta i terreni coltivati e zone urbanizzate. Specie tendenzialmente granivora, si nutre prevalentemente di cereali, soprattutto grano e altri cereali, ma anche di verdura, frutta e insetti. 

Il periodo riproduttivo inizia ad aprile. Nidifica preferibilmente nei buchi e nelle fenditure dei fabbricati, ma anche su rocce, scarpate e – più raramente – tra i rami degli alberi alla base dei nidi di altre specie quali aironi e rapaci diurni. Specie socievole, non è raro osservarne i nidi associati a quelli di Passera mattugia e Storno. Può produrre fino a tre covate l’anno, ciascuna composta da 3-5 uova di colore bianco, finemente macchiettate di scuro. Di solito, sono entrambi i genitori ad occuparsi della cova, che dura circa 10-14 giorni. I pulcini si involano a 10-19 giorni dalla schiusa.

Piuttosto ampia la valenza ecologica: la specie abita infatti l’intero Paleartico occidentale, fatta eccezione per la fascia artica, per le aree di presenza esclusiva del P. italiae e per le zone più aride del Nordafrica.

Lo Status

La Passera oltremontana ha in Italia uno stato di conservazione sconosciuto, ma, presenta uno stato di conservazione sfavorevole a livello continentale. Nel complesso, si registra un moderato declino della popolazione nidificante all’interno dell’Europa “comunitaria” sia nel periodo 1970-1990 sia tra il 1990 e il 2000.

In Italia sono stimate 50.000-100.000 coppie nidificanti, un contingente non significativo dal punto di vista numerico – sul totale comunitario e continentale – ma estremamente interessante da un punto di vista biogeografico, specialmente in quelle aree ove convive con la Passera d’Italia.

Va comunque rilevato come, nonostante un quadro continentale sfavorevole, la popolazione italiana di Passera europea mostri, a livello complessivo, un trend tendenzialmente stabile. Presente esclusivamente nella bioregione alpina e nelle aree adiacenti di quella continentale, la specie mostra tendenza stabile anche su scala locale, ad esempio in Lombardia, ove sono stimate 500-1.000 coppie, o in Friuli-Venezia Giulia, dove la specie appare in espansione verso ovest. Particolarmente frequenti i casi di “ibridazione” con la Passera d’Italia, specialmente nell’alto Comasco, in Alto Adige, nella bassa pianura veneta.

In Italia, il successo di schiusa è compreso tra il 45% e 95%, mentre il successo complessivo – giovani giunti all’involo sul totale delle uova deposte – è compreso tra il 37,2% e l’84.6%.

Le Minacce

Dal punto di vista dei possibili fattori negativi per la specie valgono, per la popolazione presente in Italia, le stesse considerazioni generali relative alla popolazione continentale. Tra i fattori alla base del declino registrato a livello europeo – e quindi potenzialmente impattanti anche sulla popolazione italiana – vi è senza dubbio la riduzione dei siti idonei alla nidificazione, causata da interventi di ristrutturazione di vecchi edifici, dalla diminuzione di specie preda importanti per l’alimentazione dei pulcini, dalla diminuita disponibilità di cibo anche al di fuori della stagione riproduttiva in conseguenza dei cambiamenti nelle pratiche agricole.

Discorso diverso per le aree urbane ove – a differenza che nelle zone rurali – il decremento sembra spiegabile come conseguenza dei cambiamenti nel modello socioeconomico avvenuti negli ultimi decenni, con modifiche pesanti sull’habitat potenzialmente idoneo alla specie tali da influenzarne successo riproduttivo e disponibilità di cibo, oltre a causare un aumento del rischio di predazione al nido.

Fattori meteorologici – annate particolarmente fredde e umide – allagamento e predazione al nido da parte di donnole, ratti, gatti randagi, corvidi, rapaci notturni, rappresentano i principali fattori responsabili del fallimento delle nidiate.

La Tutela

Nel complesso, per favorire la presenza della specie è utile mantenere condizioni idonee alla riproduzione nei siti ospitanti coppie nidificanti. In particolare, per le aree rurali, vanno incentivate pratiche agricole compatibili con le esigenze ecologiche della specie, limitando l’uso di pesticidi e gli interventi di ristrutturazione di vecchi casolari ed edifici idonei ad ospitare i nidi.

La specie è poco studiata, se si eccettuano contributi indirizzati a descriverne distribuzione e abbondanza in relazione alla presenza della Passera d’Italia. Sarebbe importante verificare, da questo punto di vista, quali fattori possano influenzare in maniera decisiva densità, sopravvivenza e successo riproduttivo.

In mancanza di dati di dettaglio sulla densità, non risulta al momento possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) specifico per la specie. In via provvisoria, si possono comunque mutuare i valori utilizzati per la Passera d’Italia, stante la quasi totale sovrapponibilità delle abitudini e delle esigenze ecologiche delle due specie. Anche per la Passera europea si può quindi proporre, per l’Italia, un FRV pari a 12 coppie per 10 ettari su scala locale e a 200 coppie per kmq a scala di comprensorio.

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Passera oltremontana © Luigi Sebastiani