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Passera d'Italia © Gianfranco Cinelli, Emanuela Zucchelli

Passera d'Italia

Passer italiae

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Passeridae
Nome scientifico
Passer italiae
Habitat
Ambienti urbani
- altri habitat
Coltivi
Apertura alare
23-26 cm
Lunghezza
15,0 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

NT - Quasi Minacciata
Stato di conservazione
Cattivo
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Descrizione

La Passera d’Italia è una specie endemica del nostro Paese, dove sostituisce in larga parte la Passera europea. Presenta un ebvidente dimorfismo sessuale: il maschio ha dorso e ali marroni, screziati di nero e bianco, testa bruno nocciola, nero sulla gola che continua in un bavaglino scuro sul petto; la femmina, come i giovani, presenta una colorazione molto più sbiadita, con dorso bruno chiaro striato di nero e ocra, petto e gola grigiastri. Il maschio è abbastanza simile alla Passera mattugia, dalla quale si distingue soprattutto per una maggiore estensione del bavaglio nero sul petto e per l’assenza della macchia, anch’essa nera, all’interno del bianco delle guance, tipica della Passera mattugia. Presenta una lunghezza media di 15 cm, un’apertura alare compresa tra 23 e 26 cm e un peso tra 23 e 30 grammi.

Si rinviene (o si rinveniva) praticamente in tutti gli ambienti urbani, dai villaggi ai centri storici, alle aree periferiche e agricole. Più diffusa fino a 1.300-1.400 m, con presenze localizzate fino a un massimo di 2.000-2.100 m sulle Alpi occidentali. In alcune aree urbane dell’arco alpino coesiste con la Passera europea. Il nido, un voluminoso ammasso di fili d’erba secca con ingresso laterale, è costruito in anfratti di manufatti (sotto le tegole, nei fori di muri, piloni, ecc.) o, più raramente, nelle cavità degli alberi. Può formare colonie anche di decine di coppie, soprattutto nelle cascine e nelle cosiddette “torri passeraie”.

La dieta è costituita principalmente da semi, anche se la specie è onnivora, cibandosi anche di frutta e invertebrati (questi ultimi particolarmente importanti per l’alimentazione dei nidiacei).

Specie la cui distribuzione comprende l’Italia, la Corsica, il Canton Ticino (Svizzera), oltre che Creta, dove è stata verosimilmente introdotta. La sua popolazione è quasi totalmente concentrata nel nostro Paese. Dispersiva, compie movimenti anche di una certa portata, attualmente poco conosciuti.

In Italia è sedentaria e nidificante sulla penisola, sull’Isola d’Elba e su numerose isole minori.

Lo Status

La Passera d’Italia ha uno stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e per il degrado del suo habitat. La popolazione italiana, fondamentale per la conservazione della specie, conta 2-3 milioni di coppie e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni. Per quanto concerne i parametri riproduttivi, è stato rilevato un successo riproduttivo del 60%, un tasso d’involo medio di 3,5 giovani per covata; a fronte di 4 covate l’anno, i giovani involati sono risultati in media pari a 7,3 per coppia.

Le Minacce

Come la Passera europea in altri Paesi, anche la Passera d’Italia ha mostrato un declino notevole negli ultimi decenni, le cui cause sono difficili da individuare con precisione. Tra i fattori che possono avere concorso a determinarne tale calo citiamo la riduzione dei siti idonei alla nidificazione, la diminuzione di specie preda importanti per l’alimentazione dei pulcini, la carenza di cibo anche al di fuori della stagione riproduttiva causata da cambiamenti nelle pratiche agricole.

In termini generali, il declino dei passeri nelle aree urbane europee sembra essere in qualche modo legato ai cambiamenti socio-economici avvenuti negli ultimi quarant’anni: è probabile che le aree soggette a maggiore sviluppo urbano abbiano subito cambiamenti abnormi della struttura dell’habitat, con conseguente impatto su successo riproduttivo e disponibilità di cibo.

La Tutela

Per assicurare un futuro alla specie, occorre mantenere condizioni idonee alla riproduzione nei siti ospitanti le colonie nidificanti (a cominciare da cascine e torri passeraie), rendendo eventuali interventi di ristrutturazione compatibili con le sue esigenze ecologiche. Le problematiche riscontrate nelle parti più antiche dei centri urbani sono probabilmente da mettere in relazione con gli interventi di ristrutturazione degli edifici condotti anche in periodo riproduttivo. 

Mancano studi finalizzati ad individuare i fattori responsabili del declino della specie; questo aspetto rappresenta probabilmente la principale lacuna conoscitiva da colmare nel più breve tempo possibile. Sarebbe importante verificare quali fattori possono influenzare densità, sopravvivenza e successo riproduttivo, quantomeno in alcune aree campione.

Sulla base delle conoscenze disponibili, si può proporre un valore di riferimento favorevole (FRV) pari a 12 coppie per 10 ha a scala locale e a 200 coppie per km² a scala di comprensorio.

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Passera d'Italia © Gianfranco Cinelli, Emanuela Zucchelli