Occhiocotto
Sylvia melanocephala
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
Ascolta il canto
Descrizione
Il maschio di occhiocotto si riconosce per la testa nera (grigiastra nella femmina), che contrasta con mento e gola bianchi; il resto del piumaggio tende al grigio (grigio brunastro nella femmina), sfumando in toni più chiari inferiormente.
Frequenta soprattutto la macchia mediterranea fitta, ma può occupare anche ambienti con cespugli sparsi, la gariga, le aree con ulivi e tamerici. Si nutre di ragni e larve di numerosi insetti, così come delle bacche che, soprattutto in autunno, abbondano nel suo habitat. Comincia a fine marzo per l’Occhiocotto il periodo della riproduzione. La femmina depone 3 o 4 uova nel nido che solitamente viene posizionato tra i cespugli e la vegetazione di sottobosco delle aree costiere. L’incubazione, che coinvolge sia il maschio che la femmina, non supera le due settimane. I pulcini, nutriti solamente dalla madre, resteranno poi nel nido in media 11 giorni prima di spiccare il volo.
È il bacino del Mediterraneo il territorio d’elezione dell’Occhiocotto, che anche in Italia è largamente presente sia sulla terraferma che nelle isole, perlopiù a basse quote, in particolare lungo le coste e nelle regioni settentrionali, dal Piemonte al Veneto alla Lombardia. Sono presenti sia popolazioni sedentarie che popolazioni migratrici provenienti dall’Africa.
Lo Status
L’Occhiocotto ha stato di conservazione favorevole, in quanto la specie non ha subito contrazione di areale e di popolazione. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana è stimata in 500.000-1.500.000 coppie e il trend appare stabile negli ultimi decenni.
Attualmente la popolazione Ue è stimata in 2,3 e 5,6 milioni di coppie. A nidificare nel territorio dell’Ue è una percentuale elevata della popolazione continentale (69-74%) e dell’intera popolazione globale (25-49%). Anche l’Italia riveste un ruolo importante, ospitando circa il 16-17% della popolazione complessiva del continente e circa un quarto di quella dell’Unione europea.
Nel nostro paese la popolazione appare stabile, dopo un periodo di locale espansione territoriale e di incremento nel corso degli anni Ottanta. Si segnalano tuttavia casi di decremento e fluttuazione locale soprattutto per particolari condizioni climatiche, in occasione di inverni rigidi.
In Sicilia l’Occhiocotto è una delle specie più comuni, mentre in Italia centrale ne sono state rilevate popolazioni importanti sulle coste e nell’arcipelago toscano. Non manca in Romagna, anche se in decremento negli ultimi anni. In seguito a una marcata espansione territoriale, l’Occhiocotto è presente in Veneto, Lombardia e Piemonte, Veneto. In Trentino inoltre la tendenza appare in incremento.
Le Minacce
La specie è particolarmente sensibile agli inverni rigidi, soprattutto nel nord Italia. L’abbandono delle aree coltivate e pascolate alle quote medio basse nelle Prealpi e nell’Appennino centro settentrionale ha sicuramente favorito nel breve termine l’espansione della specie, grazie alla maggior disponibilità di ambienti arbustati nei paesaggi recentemente abbandonati. Tuttavia, sul lungo periodo, nelle stesse aree abbandonate l’aumento di ambienti forestali potrà influire negativamente sulla specie. Condizioni metereologiche sfavorevoli ed episodi di disturbo da parte dell’uomo possono infine causare il fallimento della nidificazione.
La Tutela
Sicuramente importante incrementare le conoscenze sulla specie: ad eccezione di contributi a carattere locale, l’Occhiocotto non è mai stato studiato in modo approfondito in Italia. A mancare sono soprattutto informazioni sull’autoecologia (rapporto tra la specie e il suo ambiente), sulla biologia riproduttiva e sulla dinamica di popolazione. Fattore chiave per la sua conservazione, è il mantenimento delle estensioni di macchia mediterranea, evitando nuova urbanizzazione o conversione in vegetazione di tipo forestale.
Sulla base dei dati esistenti è possibile proporre i seguenti valori FRV: per ambienti di macchia mediterranea, l’FRV è fissato a 15 coppie per 10 ettari; in ambienti dell’entroterra, essendo improbabile il raggiungimento di una densità altrettanto elevata, l’ipotesi è di un FVR di 5 coppie per 10 ettari.