Marangone minore
Microcarbo pygmeus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Francesco Sottile - xeno-canto.org - Creative Commons
Descrizione
Il più piccolo tra i cormorani europei, il Marangone minore misura circa mezzo metro di lunghezza, per un’apertura alare che non supera i 90 cm. Oltreché per le piccole dimensioni, è facilmente distinguibile dagli altri cormorani per avere testa piccola, becco e collo relativamente corti e coda lunga. Ha una colorazione del piumaggio nerastro, con diffusi riflessi verdi e bronzei; in periodo riproduttivo testa e collo diventano marroni con sfumature rossicce. È una specie spiccatamente gregaria durante la nidificazione.
Il Marangone minore è legato per la nidificazione ad acque dolci ferme o a lento scorrimento, non molto profonde, dove frequenta aree con vegetazione densa, con macchie alberate o di grandi arbusti, all’interno di zone umide, canneti, vegetazione igrofila erbacea. Nidifica su alberi, arbusti o in fitti canneti, a volte in colonie miste con Ardeidi, cormorani, spatole e mignattai. Durante la stagione invernale diviene più frequente in acque salmastre o marine.
Si nutre soprattutto di pesci.
L’areale riproduttivo è ristretto alla porzione sud-orientale del Paleartico occidentale; dall’Europa sud-orientale (Italia e Penisola Balcanica) si estende verso est sino alle coste settentrionali di Mar Nero, Caspio e Aral, all’Azerbaijan ed all’Iran settentrionale.
Nei primi anni ’80 del secolo scorso il Marangone minore era considerato in Italia specie migratrice regolare, ma numericamente scarsa, nelle zone umide dell’alto e basso Adriatico. Attualmente è invece considerato nidificante, migratore e svernante regolare. La colonizzazione da parte del Marangone minore nel nostro Paese è un fenomeno piuttosto recente. Il primo episodio riproduttivo risale al 1981, quando fu accertata la nidificazione di una coppia presso la garzaia di Punte Alberete, in Emilia-Romagna. Nella stessa località ravennate è tornato a nidificare solo nel 1994 e da allora il numero di coppie nidificanti è cresciuto rapidamente e il suo areale comprende attualmente (2016-2022) numerose zone umide dell’Alto Adriatico e della Pianura Padana interna, oltreché alcuni siti dell’Italia Centrale (Marche, Umbria, Lazio). La colonizzazione di nuovi siti riproduttivi è solitamente preceduta da frequenti osservazioni di individui estivanti nelle stagioni precedenti. Nidifica dal livello del mare fino a 100 m di altitudine.
Lo Status
Il Marangone minore ha in Italia uno stato di conservazione inadeguato, a causa di un areale ancora ristretto e di una popolazione che, benché in marcato incremento, è nel complesso ancora contenuta e, soprattutto, concentrata in pochi siti. A livello continentale lo stato di conservazione della specie è attualmente favorevole. La popolazione italiana conta oltre 2.000 coppie e il trend appare in forte aumento negli ultimi decenni. La popolazione italiana è pari a circa il 10% della popolazione dell’Unione Europea.
La popolazione svernante è concentrata soprattutto nell’Alto Adriatico, risulta in incremento e ha raggiunto i 12.670 individui nel gennaio 2013. Tre siti di svernamento sono di importanza internazionale: Delta del Po, Valli di Comacchio e Mezzano, Cave di Cinto Caomaggiore.
Per quanto concerne il successo riproduttivo, in Italia è noto un valore medio di 3,5 pulcini (di età compresa tra 7 e 20 giorni) per coppia in Emilia-Romagna.
Le Minacce
La sopravvivenza del Marangone minore in Italia è legata in modo inscindibile allo stato di conservazione delle nostre aree umide. Potenzialmente impattanti sulla specie sono le variazioni ambientali causate da oscillazioni nel livello delle acque, così come bracconaggio e disturbo presso i siti di nidificazione. La specie soffre anche in modo particolare l’eccessivo sfruttamento ittico nelle aree di foraggiamento, mentre un ulteriore impatto potrebbe essere dovuto all’inquinamento delle aree umide da parte di metalli pesanti. La concentrazione della popolazione riproduttiva in un ridotto numero di siti rende la specie ulteriormente vulnerabile.
La Tutela
Siti riproduttivi e dormitori andrebbero tutelati da ogni forma di disturbo antropico; gli ambienti occupati dalla specie devono essere inoltre salvaguardati dall’eccessivo sfruttamento a fini ittici, che può rappresentare una minaccia diretta per la specie e indirettamente causare una diminuzione della disponibilità di prede.
Allo stesso tempo va protetta, incentivata e incrementata quell’alternanza tra vegetazione igrofila e palustre e specchi d’acqua libera che costituisce l’ambiente ideale per il completamento del suo ciclo riproduttivo, coniugando la possibilità di costruire il nido con la disponibilità di ambienti in cui pescare.
Trattandosi di una specie che ha recentemente colonizzato l’Italia, non si fornisce alcun valore di riferimento favorevole (FRV).