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Gufo comune © Jacopo Gaibani

Gufo comune

Asio otus

Ordine
Strigiformes
Famiglia
Strigidae
Nome scientifico
Asio otus
Habitat
Ambienti misti mediterranei
- altri habitat
Coltivi
Foreste
Arbusteti
Urbanizzato
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
90-100 cm
Lunghezza
35-37 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Favorevole
Ascolta il canto

Descrizione

Apertura alare che può raggiungere un metro, per 35-37 cm di lunghezza e 195-350 grammi di peso, fanno del Gufo comune un rapace notturno di medie dimensioni, sensibilmente inferiori a quelle dell’Allocco. Testa, collo e parti superiori delle ali mostrano una colorazione fulvo-marrone con macchiettature scure, mentre le parti inferiori e i fianchi variano da sfumature giallo-ocra al castano chiaro con strie e barre nerastre, che contrastano notevolmente con le parti dorsali più scure. Il piumaggio risulta nel complesso fortemente mimetico. Di notte, è possibile distinguere un Gufo comune in volo dal candore della parte inferiore delle ali in cui sono evidenti delle semilune nere. Quando è posata, la specie è invece facilmente riconoscibile per i tipici “ciuffi” auricolari. Come tutti i rapaci notturni, il Gufo comune ha gli occhi in posizione frontale all’interno di due dischi facciali divisi da un “V” centrale, bordata di bianco, che separa i due bulbi oculari giallo-arancioni. 

Frequenta zone boscate intervallate da radure e aree coltivate aperte ricche di siepi e filari. Nidifica altresì in pioppeti coltivati e, nei centri urbani, in parchi e giardini. Durante il giorno resta a lungo immobile, mimetizzato nel fitto della vegetazione arborea. Nidifica sugli alberi, in vecchi nidi di altri uccelli (solitamente di Cornacchia grigia e Gazza, ma anche di aironi e rapaci diurni), e occasionalmente sul terreno. Il nido viene a volte rioccupato per più anni. Nidifica in coppie sparse e isolate e diviene gregario in periodo invernale, quando si riunisce in dormitori che possono contare fino ad alcune decine di individui.

Caccia, esclusivamente di notte, una grande varietà di piccoli animali, quali topi, toporagni, talpe, scoiattoli, ratti, insetti e uccelli.

La specie è ampiamente distribuita in Europa, dalle zone temperate a quelle boreali, dalla Penisola Iberica al Mediterraneo, fino alla Russia. 

In Italia è sedentario e nidificante, migratore regolare e svernante. Nidifica sulla Penisola e nelle isole maggiori, con distribuzione frammentaria e generalmente sottostimata a causa della sua elusività. Risulta più diffuso in Pianura Padana, nei principali fondovalle alpini, nell’Appennino e in Puglia. Più diffuso dal livello del mare fino a 1.200-1.300 m, con un massimo di 1.950 m sulle Alpi occidentali.

Lo Status

Il Gufo comune ha in Italia uno stato di conservazione favorevole, così come a livello europeo. La popolazione italiana conta 6.000-12.000 coppie e il trend appare positivo negli ultimi decenni. L’elevata densità dei territori riproduttivi registrata in numerose aree, delinea un quadro nazionale complessivamente stabile e localmente in aumento come diretta conseguenza di una riduzione del bracconaggio e di un’aumentata disponibilità di siti riproduttivi a seguito dell’incremento numerico di Corvidi in ampie fasce di pianura. 

Relativamente ai parametri riproduttivi, per l’Italia è stato rilevato un valore medio di 2,3 giovani involati per nido.

Le Minacce

Tra i fattori di rischio si segnalano elettrocuzione, frequenti casi di investimento stradale, impatto contro cavi sospesi e recinzioni, abbattimenti illegali in periodo di caccia ma anche interventi selvicolturali e tagli forestali in periodo di nidificazione; sono questi tutti elementi che possono provocare mortalità e riduzione del successo riproduttivo. Il Gufo comune può altresì localmente subire criticità in corrispondenza di trasformazioni ambientali permanenti o durature legate allo sfruttamento del territorio e delle risorse agrosilvopastorali in ambiti rurali e forestali in contesti montani (apertura di nuove strade, frammentazione degli habitat e interventi selvicolturali).

In passato, la pratica, ora vietata, di sparare contro i nidi di Cornacchia grigia nell’ambito dei piani di controllo dei Corvidi, ha provocato in molte province italiane perdite significative. 

Le campagne di controllo delle popolazioni di arvicole condotte negli anni Settanta con potenti topicidi hanno probabilmente avuto effetti negativi su questa specie predatrice soprattutto di piccoli roditori: tale causa di rischio, anche se meno diffusa, è tutt’oggi ancora presente soprattutto in ambienti rurali coltivati a frutteto.

La Tutela

Nel corso dei tagli forestali occorre evitare i pericolosi fili a sbalzo sostituendoli con l’impiego di gru a cavo meno impattanti. In ambito planiziale e agricolo va rivolta maggiore attenzione nella pianificazione territoriale e infrastrutturale prevedendo azioni volte al mantenimento di ambienti diversificati dal punto di vista ecologico o di un loro ripristino. In Pianura Padana è importante prevedere a scala di paesaggio la costituzione di una fitta rete di aree verdi in connessione con quelle ripariali delle principali aste fluviali. 

Occorre altresì: incentivare produzioni agricole che prevedano la lotta integrata o l’assenza di trattamenti; promuovere il mantenimento di forme tradizionali di pascolo estensivo e agricoltura a basso grado di meccanizzazione; effettuare studi specifici per valutare l’impatto dei diversi prodotti (in particolare rodenticidi) sulle popolazioni dei rapaci notturni e favorire l’impiego di principi attivi meno impattanti; tutelare i dormitori invernali da forme di disturbo antropico preservando gli alberi utilizzati. 

Sulla base dei valori di densità riportati in letteratura, si propone un valore di riferimento favorevole (FRV) pari a 1,5 coppie per kmq.

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Gufo comune © Jacopo Gaibani