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Gracchio alpino © Andrea Mazza

Gracchio Alpino

Pyrrhocorax graculus

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Corvidae
Nome scientifico
Pyrrhocorax graculus
Habitat
Ambienti rupestri
- altri habitat
Praterie
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
75-85 cm
Lunghezza
38 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Inadeguato
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Descrizione

Il Gracchio alpino è un Corvide di dimensioni sensibilmente superiori a quelle della Taccola e che presenta aspetto e atteggiamenti simili al congenere Gracchio corallino, con il quale a volte condivide l’areale e gli habitat. Da quest’ultimo è riconoscibile per il becco giallo, più corto e non ricurvo, per le ali più strette e la coda più lunga. Il piumaggio è completamente nero lucente e le zampe sono rosso-aranciato. Presenta una lunghezza di 38 cm, un’apertura alare compresa tra 75 e 85 cm e un peso tra 168 e 246 grammi.

L’habitat esclusivo della specie è rappresentato da ambienti rupestri di alta quota limitrofi ad ambienti aperti, quali pascoli e praterie. Specie gregaria, si riproduce solitamente in gruppi composti da 3-4 a 20-30 coppie, anche se può nidificare in coppie singole, più o meno isolate; predilige come siti di nidificazione le pareti strapiombanti ricche di grotte e crepacci. Il nido, piuttosto voluminoso e formato da rametti ed erba secca, viene infatti costruito negli anfratti delle pareti rocciose. Nelle Alpi nidifica soprattutto tra 2.000 e 2.600 m, con massimo di 3.500 m in Valle d’Aosta; nell’Appennino nidifica tra 450-600 m e 1.000 m.

Onnivoro, è prevalentemente insettivoro in estate e frugivoro in autunno e inverno, quando si nutre di bacche di mirtilli e uva orsina in montagna. Sfrutta regolarmente i rifiuti alimentari abbandonati dall’uomo, soprattutto nei pressi di rifugi e di impianti di risalita.

Specie tipicamente sedentaria, può compiere erratismi al di fuori del periodo riproduttivo, in particolare in periodo invernale, verso quote inferiori; in presenza di abbondanti nevicate scende infatti sino al fondovalle frequentando prati, frutteti e centri abitati. Durante l’inverno può formare stormi molto numerosi, fino a un migliaio di individui.

Il Gracchio alpino ha un areale molto frammentato che comprende le montagne dell’Europa centro-meridionale e del Marocco. 

In Italia è sedentario e nidificante sulle Alpi, dalle Marittime alle Giulie, e nell’Appennino centrale, soprattutto sulla Majella e il Gran Sasso, ma è raro e localizzato anche nelle Marche, in Molise e forse in Umbria. In Toscana è presente una popolazione isolata sulle Alpi Apuane.

Lo Status

Il Gracchio alpino ha in Italia uno stato di conservazione inadeguato, mentre a livello continentale lo stato di conservazione è favorevole. La popolazione italiana è stimata in 5.000-15.000 coppie; la popolazione alpina appare stabile, mentre elementi di preoccupazione emergono dalla regione appenninica, ove negli ultimi 40-50 anni si sono registrate fluttuazioni ed estinzioni locali che fanno ritenere che vi sia in atto un lento e moderato declino numerico.

Per quanto concerne i parametri riproduttivi, nell’Appennino centrale sono stati rilevati circa due giovani per covata e in Valle d’Aosta il numero medio di giovani involati per coppia di successo è stato di 2,9, con una percentuale di coppie di successo del 42%.

Le Minacce

Il Gracchio alpino frequenta ambienti d’alta quota per lo più di buona qualità. La specie viene favorita, soprattutto nel periodo invernale, dalla presenza di rifugi e stazioni sciistiche in alta montagna le cui prossimità vengono frequentate alla ricerca di cibo. Tale abitudine può influire positivamente sul successo riproduttivo e sulla sopravvivenza dei giovani nel periodo successivo all’involo. Tuttavia, l’allestimento di piste da sci in quota e relativi interventi di sbancamento delle praterie alpine sono mal tollerati dal Gracchio alpino oltre che da altre specie d’alta quota.

La Tutela

La tutela delle pareti rocciose dal disturbo e il mantenimento intorno ad esse di prateria ad erba bassa, attraverso pascolo a densità non elevata, rappresentano le principali misure di conservazione per la specie. 

Il Gracchio alpino è stato sufficientemente studiato per quanto riguarda ecologia e distribuzione ma, a causa dell’oggettiva difficoltà di effettuare indagini negli ambienti aspri e rocciosi in cui la specie vive e nidifica, mancano dati quantitativi sufficientemente approfonditi sulle dimensioni delle colonie in ambito alpino e appenninico. Sarebbe quindi necessario condurre, avvalendosi di una metodologia standardizzata, censimenti accurati su alcune delle maggiori colonie riproduttive note, nonché indagini mirate su successo riproduttivo e tasso di sopravvivenza, e sui fattori che li influenzano. Sulla base di questi studi, andrebbero poi stimate le consistenze numeriche in periodo riproduttivo e post-riproduttivo delle popolazioni su ampi settori montani. Risulta importante, in particolare, promuovere studi pluriennali sulle poche colonie appenniniche, anche per valutare l’eventuale impatto di impianti eolici esistenti su crinali e versanti in aree aperte.

Specie coloniale, non è stato possibile fornire un valore di riferimento favorevole (FRV).

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Gracchio alpino © Andrea Mazza