Salta al contenuto principale
Immagine
Gipeto © Michele Mendi

Gipeto

Gypaetus barbatus

Ordine
Accipitriformes
Famiglia
Accipitridae
Nome scientifico
Gypaetus barbatus
Habitat
Ambienti rupestri
- altri habitat
Praterie
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
2400-3000 cm
Lunghezza
1000-1150 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

CR - In Pericolo Critico
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Il Gipeto è un grande avvoltoio dalla silhouette inconfondibile, soprattutto in volo, per le ali lunghe, appuntite e relativamente strette, e per la coda molto sporgente e chiaramente a cuneo. Negli adulti il piumaggio è chiaro (da biancastro a fulvo-rossiccio) nelle parti inferiori e grigio scuro in quelle superiori. Molto caratteristico è il disegno del capo, con un’area attorno all’occhio formata da rigide setole che scendono con un ciuffo o “barba” (da cui il nome latino) a ciascun lato del mento. I giovani sono di colore grigio cupo e il piumaggio adulto viene raggiunto progressivamente in circa 6-7 anni. La lunghezza è di circa un metro, l’apertura alare varia da 2,4 a 3 m, il peso da 5 a 7 kg.

Per nidificare preferisce strapiombi e margini rocciosi lunghi e verticali, ubicati in valli ove sia frequente la formazione di correnti termiche ascensionali che sfrutta per voli perlustrativi alla ricerca di cibo, anche a grande distanza dai siti di nidificazione. Predilige pascoli, praterie e altre aree aperte per la ricerca del cibo e la presenza di affioramenti rocciosi da utilizzare per rompere le ossa. La specie è necrofaga, si nutre infatti del midollo osseo dei resti degli ungulati selvatici o domestici, ingerendo le ossa più lunghe dopo averle lasciate cadere sul terreno, per frantumarle e poterle ingoiare.

Il nido è solitamente posto in piccole spelonche o su cenge rocciose riparate da rocce soprastanti e ogni coppia può avere fino a 5 nidi alternativi in un territorio. Sedentario, ma fortemente erratico prima dell’età adulta.

La sottospecie nominale G. b. barbatus vive sulle montagne del Nord Africa; la sottospecie G. b. aureus le montagne del Sud Europa e dell’Asia, dalla Spagna sino alla Cina e il Medio Oriente fino al Sinai; la sottospecie G. b. meridionalis l’Arabia sud-occidentale e l’Africa. In Europa è presente soprattutto nei Pirenei, nelle Alpi, in Corsica e in alcune aree balcaniche, dove è però ormai molto raro, a quote tipicamente comprese tra 1.000 e 3.000 m, spingendosi fino a 4.500 m.

In Italia era storicamente presente su Alpi e Appennini e nelle due isole maggiori. Sulle Alpi, l’ultimo individuo fu abbattuto nel 1913 in Valle d’Aosta; per quanto riguarda le Alpi orientali, l’ultima nidificazione risale al 1845, nel Bellunese. L’ultimo tentativo di nidificazione a livello italiano è relativo alla Sardegna, regione ove la specie si estinse nel 1968-69. Nel 1986 è iniziato un progetto internazionale per la reintroduzione del Gipeto sulle Alpi, che ha portato alla ricolonizzazione dell’arco alpino da parte della specie. In Italia è attualmente presente con poche coppie nelle Alpi occidentali (Valle d’Aosta) e nelle Alpi centro-orientali (province di Sondrio e Bolzano).

Lo Status

Il Gipeto ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una popolazione italiana (frutto di reintroduzione) ancora modesta nel suo complesso, seppur in incremento. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole, destando preoccupazione a livello globale. La popolazione italiana conta 12-13 coppie e il trend appare in aumento negli ultimi anni.

Le Minacce

Il Gipeto non ha resistito alla persecuzione diretta operata in passato nei suoi confronti. A questa è infatti da attribuirsi la totale estinzione della specie in Italia. L’uso di bocconi avvelenati, unito agli abbattimenti, ha infatti dapprima ridotto poi azzerato la popolazione alpina e, qualche decennio più tardi, anche la popolazione sarda. 

Maltempo, inesperienza degli adulti, interazioni aggressive con altri individui della stessa specie o con aquile reali, nonché il disturbo antropico, costituiscono i principali fattori in grado di compromettere la riuscita della nidificazione. 

Più preoccupante su scala ampia appare l’abbandono delle attività agro-pastorali che, unito agli effetti dei cambiamenti climatici, mette a rischio la disponibilità di habitat per il Gipeto. La specie risulta inoltre molto sensibile al rischio di saturnismo, ovvero all’avvelenamento da piombo, ingerito nutrendosi di carcasse (o di resti) di animali abbattuti dai cacciatori.

La Tutela

Risulta fondamentale proteggere tutti i siti di nidificazione e limitare il disturbo da parte dell’uomo oltre, naturalmente, impedire atti di persecuzione diretta. Ridurre i rischi legati al saturnismo e favorire il mantenimento della pastorizia estensiva completano le misure più importanti. Il successo della reintroduzione operata sulle Alpi contrasta con il fallimento di quella tentata in Sardegna; la sensibilizzazione e condivisione degli intenti di conservazione con le popolazioni locali rappresenta un elemento chiave per eventuali futuri progetti di questo tipo. Esiste un Piano d’Azione Internazionale per la specie.

Non è possibile calcolare il valore di riferimento favorevole (FRV) per questa specie, tornata solo recentemente a far parte dell’avifauna nidificante in Italia.

Proteggiamoli assieme

Se hai a cuore lo spettacolo degli uccelli selvatici, se ami meravigliarti per i loro voli e i loro canti, c'è qualcosa che puoi fare subito: aiutarci a preservare questo prezioso e fragile patrimonio di biodiversità.
Aiuta la natura.

Immagine
Gipeto © Michele Mendi