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Fringuello alpino © Michele Mendi

Fringuello alpino

Montifringilla nivalis

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Passeridae
Nome scientifico
Montifringilla nivalis
Habitat
Praterie montane
Ambienti aperti
- altri habitat
Rupi
Strategia migratoria
Sedentaria
Erratica
Spostamenti a breve raggio in inverno
Apertura alare
34-38 cm
Lunghezza
17,0 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Passeriforme strettamente legato alle alte quote, il Fringuello alpino si caratterizza per avere ali e coda in gran parte bianchi, ben evidenti quando è in volo; il capo è grigio e il resto del piumaggio è nero e bruno sulle parti superiori e biancastro sul ventre. La gola presenta un bavaglino nero negli adulti, mentre il becco è nero in estate, giallo in inverno e nei giovani. Presenta una lunghezza media di 17,0 cm, un’apertura alare compresa tra 34 e 38 cm e un peso tra 29 e 57 grammi.

Sulle Alpi occupa soprattutto praterie alpine, pietraie, massi sparsi, pareti rocciose, morene glaciali, pendii e pascoli aperti e sassosi oltre il limite superiore dell’orizzonte arbustivo e fino ai margini dei ghiacciai; nidifica in anfratti delle rocce oppure in edifici, inclusi rifugi alpini, ed altri manufatti come piloni, paravalanghe, ecc. Si riproduce dai 2.000 sino a oltre 3.500 m (massimo 3.650 m in Piemonte), con nidificazioni occasionali a quote più basse; più diffuso tra 2.300 e 2.700 m. Sull’Appenino centrale è presente in periodo riproduttivo tra 1.800 e 2.500 m e per la nidificazione utilizza anche nidi artificiali. Durante la stagione invernale può essere osservato anche a quote basse, ma sempre in associazione ad ambienti rupestri o di prateria.

Nidifica in coppie isolate o riunite in piccoli gruppi ravvicinati, fino a una decina in Europa. Nelle altre stagioni è gregario, formando gruppi anche di centinaia di individui.

La sua dieta è onnivora, ma in periodo riproduttivo si nutre soprattutto di invertebrati, con i quali vengono nutriti anche i nidiacei, mentre in autunno-inverno si nutre per lo più di piccoli semi o di risorse alimentari derivanti da attività umane, presso rifugi, impianti sciistici, villaggi. Per la ricerca del cibo in estate frequenta soprattutto praterie con erba bassa e chiazze di neve in fase di scioglimento.

Specie a distribuzione eurasiatica, l’areale riproduttivo del Fringuello alpino si estende attraverso le catene montuose dell'Europa centro-meridionale, dell’Asia minore e del Caucaso, fino a raggiungere il Pamir, i monti Altai e la Cina. È specie essenzialmente residente, con alcuni individui che compiono movimenti stagionali di carattere altitudinale, soprattutto nei settori più orientali dell'areale, mentre nella porzione occidentale sono note migrazioni a breve raggio il cui andamento è però poco indagato. 

In Italia è nidificante con spostamenti altitudinali in inverno. È diffuso su tutto l'arco alpino e sui principali massicci dell’Appenino Centrale (Monte Greco, Majella, Velino-Sirente, Gran Sasso, Monti della Laga e Parco Nazionale d’Abruzzo); scarsa e localizzata in Molise, Umbria e Marche.

Lo Status

Il Fringuello alpino ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa soprattutto della contrazione di areale provocata dai cambiamenti climatici. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta 4.000-8.000 coppie e il trend appare sconosciuto sia a breve che a lungo periodo. Di particolare interesse le indagini effettuate in Abruzzo e sulle Alpi centrali, che hanno consentito di incrementare notevolmente le conoscenze sulla distribuzione e la biologia della specie negli ultimi anni.

Le Minacce

Sebbene risulti tendenzialmente stabile sia a livello continentale che in Italia (dove risiede una delle principali popolazioni europee), il Fringuello alpino è tra le specie più minacciate dai cambiamenti climatici a causa delle sue caratteristiche ecologiche e, per questa ragione, il suo stato di conservazione desta preoccupazione nonostante non vi sia ancora evidenza di un drastico declino. 

Se da un lato la presenza di manufatti di origine antropica può favorire la nidificazione e contribuire ad accrescere la disponibilità di cibo durante la stagione più fredda, dall’altro la presenza di ambienti urbanizzati e l’eccessiva frequentazione antropica degli ambienti d’alta quota possono ridurre sia l’habitat idoneo al foraggiamento che le risorse trofiche nel delicato momento dell’allevamento dei nidiacei.

La Tutela

Incrementare ulteriormente le conoscenze sull’ecologia e la dinamica di popolazione di questa specie, così esposta agli effetti dei cambiamenti climatici e alle modificazioni degli ambienti d’alta quota. Risulta infatti  fondamentale comprendere come il Fringuello alpino stia reagendo e reagirà alle profonde modificazioni in atto e formulare le possibili azioni per la sua conservazione. Per le coppie che si alimentano in prateria alpina, mantenere (ove necessario) erba bassa durante la nidificazione, ad esempio attraverso il pascolo ben gestito che può incrementare l’habitat idoneo alla cattura delle prede.

Impossibile formulare un valore di riferimento favorevole (FRV) per questa specie, stante la mancanza di dati relativi ai parametri biologici necessari.

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Fringuello alpino © Michele Mendi