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Forapaglie Comune © Luigi Sebastiani

Forapaglie comune

Acrocephalus shoenobaenus

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Acrocephalidae
Nome scientifico
Acrocephalus shoenobaenus
Habitat
Zone umide e ripariali
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
18-20 cm
Lunghezza
11,5-13 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

CR - In Pericolo Critico
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Il Forapaglie comune raggiunge una lunghezza di 13 cm e il suo peso oscilla tra i 10 e i 15 grammi. La sua apertura alare è di circa 20 cm. Non si riscontrano particolari differenze tra i due sessi: entrambi presentano le parti superiori color marrone scuro, con accentuate striature bruno-nerastre. La gola è di tonalità biancastra, mentre il capo presenta un piumaggio nero. Elemento caratteristico è il sopracciglio bianco-crema che parte dal becco, circonda la parte superiore degli occhi e arriva alle orecchie. Il becco, appuntito, è di color marrone con la parte inferiore arancione, mentre le zampe sono di tonalità bruna. Gli individui più giovani si distinguono per le macchie brune presenti sul petto e il colore più chiaro delle zampe, con sfumature tendenti al rosa.

Il Forapaglie comune predilige gli ambienti umidi e attigui ai corsi d’acqua. Spesso infatti si concentra sui bordi dei laghi, degli stagni e delle paludi nascondendosi tra la vegetazione, composta principalmente di canneti e arbusteti. Lo si può comunque incontrare – soprattutto durante la migrazione – anche in aree più secche, come la macchia mediterranea, o le brughiere. Si stabilisce in zone a clima boreale e temperato, mentre la specie è più “localizzata” nelle aree a clima mediterraneo.

Il periodo riproduttivo si concentra nei mesi di maggio, giugno e luglio. Il nido viene sempre costruito ad altezze ridotte, nascosto tra la fitta vegetazione palustre. La femmina depone dalle 4 alle 6 uova, che vengono incubate da entrambi i genitori per circa due settimane. Una volta nati, i pulcini vengono nutriti da entrambi i partner per 13-15 giorni prima di raggiungere l’involo. Il Forapaglie comune si nutre principalmente di ragni, insetti, piccoli molluschi e bacche.

L’areale riproduttivo del Forapaglie comune comprende la maggior parte dei Paesi dell’Europa centro-settentrionale e orientale. La popolazione, durante lo svernamento, si sposta verso il continente africano, andando a concentrarsi in un’area che dal Senegal raggiunge, a ovest, l’Etiopia e, a sud, la Provincia del Capo in Sudafrica. In Italia la specie risulta principalmente migratrice regolare ed è localizzata in pochi siti della Pianura padana centro-orientale e, marginalmente, della Toscana.

Lo Status

Il Forapaglie comune ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione, e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale.

Nel continente europeo la specie risulta stabile e il suo stato di salute è considerato sicuro. Ciononostante, il Forapaglie comune è inserito nella Lista Rossa Nazionale quale specie “in pericolo critico”.

La popolazione nidificante dell’Unione europea è stimata in 217mila-344mila coppie e costituisce il 47-49% di quella continentale, che si attesta sulle 4,4-7,4 milioni di coppie. Quest’ultima, a sua volta, corrisponde a una frazione tra il 50 e il 74% della popolazione globale. La specie è considerata complessivamente stabile a livello continentale in quanto, sebbene alcune popolazioni risultino in declino, quelle chiave dell’Europa orientale (Russia, Bielorussia e Romania) si mostrano prevalentemente stabili senza sensibili fluttuazioni.

Negli ultimi 25 anni la specie è diminuita sensibilmente, passando da 30-100 coppie stimate negli anni Ottanta alle 15-25 del periodo 1994-2004 e alle attuali 1-5 coppie. La popolazione nidificante nazionale rappresenta una trascurabile percentuale di quella continentale complessiva, ma costituisce il nucleo riproduttivo più a margine dell’areale globale della specie, dunque importante dal punto di vista biogeografico.

Le Minacce

La prima causa della contrazione dell’areale della specie e del suo conseguente declino demografico va ricercata nella progressiva scomparsa dell’habitat. La popolazione italiana mostra poi la caratteristica tipica delle popolazioni poste ai margini dell’areale: una distribuzione frammentata e instabile. Gli individui distribuiti nella zona meridionale dell’areale risentono inoltre in modo particolare del riscaldamento globale.

Una delle cause di questo declino è da ricercare nella parziale sostituzione, tra gli anni Settanta e Ottanta, dei cariceti originari con piantagioni di pioppi ibridi, prati da sfalcio e campi di mais.

In Gran Bretagna, Estonia, Finlandia, Svezia, Olanda ed ex-Cecoslovacchia si sono registrati decrementi particolarmente sensibili, la cui causa va ricondotta a un periodo di siccità particolarmente intensa a metà degli anni Ottanta, che in Africa occidentale non ha permesso la formazione di zone umide nei bacini dei fiumi Niger e Senegal. Al contrario, sempre nello stesso periodo, annate particolarmente piovose hanno portato a un’inversione di tendenza in diverse popolazioni europee.

La Tutela

È auspicabile proseguire gli studi che mirano a indagare su quali siano i fattori limitanti e di minaccia che hanno contribuito a un declino così marcato. Scopo ultimo di questi approfondimenti è la messa a punto di interventi di gestione virtuosa volti a conservare e proteggere le popolazioni residue sul territorio nazionale, un’azione che quasi certamente passerà da una più efficace tutela – unita eventualmente al ripristino – dei relativi habitat riproduttivi.

La specie negli ultimi anni è stata oggetto di numerosi studi approfonditi, aventi come obiettivo quello di stabilirne lo stato di salute in Italia. Malgrado questo, sono necessari ulteriori approfondimenti per determinare chiaramente la distribuzione e l’esatta consistenza della popolazione nazionale residua. È inoltre auspicabile investigare sulle cause antropiche e naturali alla base della sua sensibile rarefazione.

Per il Forapaglie comune non è comunque possibile fissare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), vale a dire il numero minimo di coppie necessarie per garantirne la persistenza nel medio termine. Questo a causa dell’insufficienza di dati a disposizione riguardanti i parametri demografici e riproduttivi della specie. Tra l’altro, in passato, il numero di coppie nidificanti è stato spesso sovrastimato, in quanto molti individui in migrazione nel periodo tra metà maggio e inizio giugno mostrano un comportamento territoriale.

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Forapaglie Comune © Luigi Sebastiani