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Falco pecchiaiolo © Gianfranco Cinelli, Emanuela Zucchelli

Falco pecchiaiolo

Pernis apivorus

Ordine
Accipitriformes
Famiglia
Accipitridae
Nome scientifico
Pernis apivorus
Habitat
Foreste
- altri habitat
Ambienti misti mediterranei
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
125-145 cm
Lunghezza
52-60 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Favorevole
Ascolta il canto

Descrizione

Rapace simile alla Poiana, il Falco pecchiaiolo si distingue in volo in quanto è complessivamente meno tozzo, soprattutto per il capo esile e per il collo lungo, così come la coda. Il piumaggio è superiormente brunastro, mentre le parti inferiori sono estremamente variabili, dal bianco al bruno scuro. La testa è grigia nel maschio e l’iride è giallo-arancio. L’apertura alare è di 135-170 cm, la lunghezza di 125-145 cm, per un peso compreso tra 625 e 1.050 grammi. Nel periodo della nidificazione è solitario, mentre durante la migrazione diventa fortemente gregario.

In periodo riproduttivo frequenta foreste diversificate, di latifoglie e di conifere, pure o miste, anche di scarsa estensione, purchè intervallate da radure o confinanti con prati e altri ambienti aperti ricchi di Imenotteri, sue prede preferite, ma si nutre anche di rettili, anfibi, uova, piccoli uccelli e mammiferi.

Costruisce il nido su alberi d’alto fusto e non di rado occupa nidi lasciati vuoti da altre specie. Si riproduce dal livello del mare fino ai 1.500 m, ma risulta più frequente tra 400 e 1.000 m e può raggiungere i 1.800 m (Prealpi). 

Il Falco pecchiaiolo è presente in gran parte del Paleartico occidentale; in Europa, circa due terzi della popolazione nidifica in Russia e popolazioni significative si trovano anche in Germania, Francia e Svezia.

È un migratore a lungo raggio, con aree di svernamento estese nell’Africa equatoriale centro-occidentale, dal Golfo di Guinea al bacino del Congo. Durante la migrazione, uno dei luoghi più interessanti per osservarlo in Italia è certamente lo Stretto di Messina, un’area definita “collo di bottiglia”, ovvero un passaggio obbligato per gli uccelli migratori; qui ogni anno transitano migliaia di individui. Movimenti migratori consistenti vengono rilevati anche sull’Appennino Ligure (Arenzano), sul Lago di Garda (Cima Comer) e sul Promontorio del Conero, nelle Marche. 

In Italia il Falco pecchiaiolo è comune e diffuso nelle Alpi, dove raggiunge le massime densità nei settori prealpini, e nell’Appennino settentrionale e centrale. Risulta più localizzato nell’Appennino meridionale, non comune in Pianura Padana (soprattutto lungo i fiumi maggiori), raro in Puglia, nidificante irregolare in Sicilia.
 

Lo Status

Il Falco pecchiaiolo ha uno stato di conservazione favorevole sia in Italia che a livello europeo. La popolazione italiana conta 800-1.200 coppie e il trend appare stabile negli ultimi decenni, con segnali di incremento e di ampliamento di areale in alcuni settori del territorio nazionale, ad esempio nella Pianura Padana interna e nell’Appennino centrale e meridionale.

Per quanto concerne i parametri riproduttivi, sono stati rilevati tassi d’involo compresi tra 1,7 e 2,6 giovani per coppia.

Le Minacce

Necessita di territori vasti, anche di diversi km quadrati, all’interno dei quali non appare particolarmente territoriale, soprattutto per quanto riguarda le aree di foraggiamento. Solo nella stagione della migrazione il Falco pecchiaiolo si concentra in aree ben precise, come quella dello Stretto di Messina, dove nei decenni passati, e in parte ancora oggi, molti esemplari venivano uccisi dai bracconieri. Appare ancora questo il pericolo principale per la specie, che è in buona salute nonostante l’esiguità della popolazione nidificante in Italia. Altri pericoli sono rappresentati dai cavi dell’alta tensione, il disturbo ai nidi o l’esecuzione di lavori di gestione forestale, in grado di compromettere la fase riproduttiva.

La Tutela

La specie è stata oggetto di studi approfonditi per quanto riguarda densità e distribuzione di alcune popolazioni nidificanti, o il transito migratorio in alcuni siti chiave come lo Stretto di Messina. È fondamentale che ogni anno, durante le fasi di migrazione pre e post nuziale, continuino ad operare i campi di sorveglianza presso il bottle-neck dello Stretto di Messina, affiancati dalle forze dell’ordine per prevenire e perseguire i casi di bracconaggio, sostenendo così le attività delle associazioni ambientaliste che operano nell’area, inclusa la Lipu.

Sono inoltre da vedere con favore interventi di tutela per mantenere gli habitat di nidificazione di questo rapace, in particolare mantenendo boschi maturi e al riparo dal disturbo da parte dell’uomo durante la stagione riproduttiva, affiancandoli ad aree ad agricoltura estensiva ricche di prati in cui la specie possa procurarsi il cibo.

Nonostante la necessità di approfondire le ricerche sulla specie durante la stagione riproduttiva, è comunque possibile individuare un valore di densità al di sopra della quale una determinata popolazione di Falco pecchiaiolo ha sicuramente uno stato di conservazione favorevole, un valore che può essere fissato, in base agli studi effettuati, in circa 10 coppie ogni 100 kmq.

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Falco pecchiaiolo © Gianfranco Cinelli, Emanuela Zucchelli