Salta al contenuto principale
Immagine
Falco cuculo © Michele Mendi

Falco cuculo

Falco vespertinus

Ordine
Falconiformes
Famiglia
Falconidae
Nome scientifico
Falco vespertinus
Habitat
Ambienti agricoli
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
65-76 cm
Lunghezza
28-34 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

VU - Vulnerabile
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Il Falco cuculo presenta uno spiccato dimorfismo sessuale. Il maschio è di colore grigio tendente al nero, La
femmina è fulvo-rossiccia, con dorso grigio barrato. Le dimensioni sono medio-piccole e l’apertura alare, che non raggiunge gli 80 cm, ne fa un predatore solo rispetto a insetti in genere o, talvolta, piccoli mammiferi o uccelli.

L’inverno lo trascorre tra il Sudafrica e il Kenya. D’estate, parte della popolazione resta in Africa centrale, per nidificare. Altri esemplari prendono la “via del nord”, arrivando a lambire l’Europa meridionale e, soprattutto, centro-orientale.

La sua presenza in Italia come nidificante è notizia relativamente recente. È infatti solo dal 1995 che sono stati censiti i primi nidi, in provincia di Parma. È molto probabile che il Po abbia fatto da filo conduttore a quella che – pur con numeri ancora ridotti– appare come una vera e propria colonizzazione della Pianura Padana, con espansioni significative nel Mantovano, nel Modenese, nel Ferrarese e Polesine, fino alla provincia di Treviso.
Per la verità, episodi di migrazioni “anomale” del Falco cuculo sono note da tempo – un esemplare è stato addirittura rinvenuto in Nord America – anche se la sua stretta dipendenza dagli ambienti aperti ne circoscrive gli areali di presenza alle sole aree (quali appunto la parte della Pianura Padana adiacente al corso del Po), ove sia praticata agricoltura estensiva, con grande abbondanza di prati stabili, medicai alternati a rari alberi e con una buona disponibilità di acqua.

Lo Status

Il Falco cuculo ha stato di conservazione cattivo, a causa di un areale e di una popolazione ancora ridotta e del degrado e riduzione del suo habitat ottimale. In largo declino tra il 1970 e il 1990 – un declino che non ha accennato ad arrestarsi anche nel decennio successivo – il Falco cuculo nell’Unione Europea è presente con non più di 2000 coppie complessive, pari però al solo 3-4% della popolazione continentale complessiva. 
Presenti oltre 150 coppie nidificanti in Italia, con un trend positivo che ovviamente non è in grado di compensare il grandissimo declino di alcune “popolazioni chiave” a livello continentale, specialmente Russia e Ucraina, ma anche Ungheria – dove la popolazione è passata dalle 2000-2.500 coppie degli anni Ottanta alle attuali 700-1200.

Se la passano meglio le popolazioni asiatiche, così come appunto le popolazioni “marginali” che abitano l’Europa meridionale, tra cui l’Italia, che ospita una frazione probabilmente prossima all’1% di quella dell’Unione europea. Molti degli esemplari censiti nel nostro Paese, naturalmente, non sono nidificanti ma rappresentano individui di passaggio che si spostano, in primavera e autunno, da o per i siti di svernamento.

A livello di coppie nidificanti, invece, la prima segnalazione risale al 1995 nel parmense. Segue Treviso, nel ’96. Quindi le Valli del Mezzano, nel Ferrarese, con 3-4 coppie censite nel 2002. Ulteriori segnalazioni hanno coinvolto Modena, Piacenza, la provincia di Rovigo e Venezia, mentre la sola provincia di Parma, attualmente ospita oltre 100 coppie con un trend fluttuante negli ultimi decenni.

Le Minacce

Il Falco cuculo soffre particolarmente di quei fattori di minaccia che comportano la distruzione dei siti idonei alla nidificazione.

Questi fattori consistono essenzialmente nell’abbattimento di alberi ospitanti nidi di Corvidi – il Falco cuculo non si costruisce quasi mai il nido da solo ma occupa quello lasciato libero da corvi o similari – nonché, in particolare, nell’utilizzo massiccio di pesticidi che comporta una drastica riduzione della disponibilità di insetti, alimento principale per questa specie.

L’intensificazione delle pratiche agricole e la tendenza a ridurre al minimo gli ambienti coltivati a cereali o a erbe da foraggio e gestiti in maniera non estensiva, hanno un impatto molto negativo sulla specie, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità di prede. L’attuale areale di distribuzione è pesantemente alterato da infrastrutture di trasporto esistenti o in costruzione (in particolare l’autostrada Ti-Bre).

La Tutela

Proteggere le colonie riproduttive e i siti di nidificazione noti dall’urbanizzazione, dall’abuso di pesticidi e dalla persecuzione diretta. Approfondire i fattori in grado di influenzare la presenza della specie per predisporre e attuare specifici indirizzi per la tutela degli habitat riproduttivi. Un progetto pluriennale condotto dalla Lipu, focalizzato su apposizione di cassette nido e monitoraggio del successo riproduttivo, ha consentito un aumento consistente della popolazione nidificante nel Parmense, che è la più importante a livello nazionale.

Per ora circoscritta alla Pianura Padana centro-orientale, la popolazione italiana di Falco cuculo è stata ben monitorata negli ultimi 15 anni. Mancano tuttavia informazioni complete sui fattori in grado di influenzare la biologia riproduttiva, che aiuterebbero a predisporre indicazioni puntuali e più corrette sulle modalità di gestione degli ambienti agricoli per agevolare l’affermarsi della popolazione italiana.
Trattandosi di specie di recente colonizzazione, non è possibile indicare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), anche se è utile proporre alcune utili indicazioni per la conservazione. 

Un’altra azione chiave riguarda un approfondimento sui fattori in grado di influenzare la presenza e la nidificazione della specie che portino alla predisposizione e all’attuazione di specifici indirizzi per un’idonea gestione ambientale. 

Probabilmente, a giocare un ruolo chiave per la conservazione della specie a livello globale, sarà da un lato la persistenza e la tutela di idonei habitat riproduttivi. Dall’altro, il monitoraggio delle condizioni di migrazione per e da i quartieri riproduttivi, senza tralasciare un approfondimento sulle condizioni di svernamento registrate in Africa.

Proteggiamoli assieme

Se hai a cuore lo spettacolo degli uccelli selvatici, se ami meravigliarti per i loro voli e i loro canti, c'è qualcosa che puoi fare subito: aiutarci a preservare questo prezioso e fragile patrimonio di biodiversità.
Aiuta la natura.

Immagine
Falco cuculo © Michele Mendi