Coturnice
Alectoris graeca
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
La vecchia Europa è l’unico luogo dove vive e nidifica la Coturnice. Lunga circa 35 cm per un’apertura alare di 50-55 cm, questa specie presenta un piumaggio particolarmente ricco di tonalità cromatiche, come quello di altri Galliformi: mentre dorso e ventre appaiono grigi, le ali presentano una colorazione bruno-rossiccia, con striature nere. Vistoso e inconfondibile, poi, è l’“anello” nero sul collo, che prosegue sul capo, sopra gli occhi, per congiungersi in prossimità del becco.
Amante dei pendii assolati punteggiati di cespugli e rada vegetazione, la Coturnice ama vivere in brigate durante la stagione invernale, mentre all’arrivo della primavera le coppie si isolano. Le femmine depongono fino a 15 uova in luoghi protetti, solitamente cespugli o anfratti nella roccia, mentre i pulcini vengono alimentati prevalentemente con gemme, bacche, germogli, oltre a insetti e larve.
In passati diffusa anche in Europa centrale, la Coturnice attualmente è presente in Italia e nei Balcani. Tendenzialmente stanziale, nel nostro Paese è presente sulle Alpi, nell’Appennino centrale e – con popolazioni ulteriormente frammentate tra loro – in quello meridionale. Quindi in Sicilia, dove vive lì A.g.whitakeri, una sottospecie ben distinta dal resto della popolazione peninsulare ed oggi ritenuta probabilmente specie buona.
Lo Status
La Coturnice ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e per il degrado e riduzione del suo habitat ottimale.
Considerando che l’attuale areale di nidificazione è in pratica equamente suddiviso tra le due sponde dell’Adriatico, è grande la responsabilità dell’Italia per la conservazione di questa specie, poiché ospita circa un terzo della popolazione mondiale. In cifre, la popolazione europea è stimata in 25-37mila coppie, mentre la popolazione italiana ammonta a 8-12mila coppie.
La popolazione italiana appare in declino da oltre cinquant’anni. Diverse le cause che spiegano questo trend, tendenzialmente dipendenti da modificazioni nell’habitat – e in seconda battuta dalla presenza di parassiti – che hanno portato a un progressivo decremento delle popolazioni, a una loro frammentazione e a fluttuazioni cicliche che si sono comunque risolte con una contrazione sia a livello di consistenza delle popolazioni sia in termini di areale.
Attualmente, la densità accertata di Coturnice nelle aree di presenza oscilla tra 1 e 8,5 maschi ogni 100 ettari, con notevoli variazioni tra le aree considerate.
In generale, nell’area alpina la densità non raggiunge i 3 maschi ogni cento ettari, 1,2 o poco più sull’Appennino marchigiano settentrionale, 1,85 sui Sibillini. Va meglio in Abruzzo, dove sono state registrate densità superiori (ad esempio sulla Maiella, 4,4 maschi). Si tratta comunque di valori estremamente bassi che vanno considerati ai fini della valutazione della possibilità di sopravvivenza “teorica” della popolazione.
Le Minacce
Tralasciando atti di persecuzione diretta e variabili climatiche che influiscono su questa come su altre specie di uccelli, è da rilevare una netta dipendenza della Coturnice da quella che storicamente è stata l’agricoltura e la pastorizia in montagna, che favoriva il mantenimento di quegli ambienti aperti – pascoli e radure – fondamentali per la sua sopravvivenza. Una simbiosi che è venuta meno con il progressivo abbandono di queste attività, che ha portato a una notevole contrazione dell’habitat disponibile.
Altre minacce importanti per la specie sono costituite dagli individui di allevamento rilasciati a scopi venatori. Di origine differente rispetto alle popolazioni locali e spesso frutto di ibridizzazione con altre specie come la coturnice orientale, le coturnici di allevamento non hanno lo stesso successo riproduttivo di quelle selvatiche. Una certa sovrabbondanza di parassiti – su tutti il Tetrathydium – pare poi avere conseguenze particolarmente nefaste in termini di mortalità.
Un problema ancora particolarmente importante risulta quello dell’attività venatoria, ancora consentita soprattutto nelle regioni alpine. Anche la riduzione dell’habitat risulta un problema importante per la specie. Un tempo costellate di prati e pascoli, le aree di nidificazione – che si trovano a quote altimetriche comprese tra i 900 e i 2.700 metri – sono spesso state in parte riconquistate dalla foresta, con effetto particolarmente negativo sulla specie.
La Tutela
In assoluto, la principale azione di conservazione da mettere in atto per favorire la ripresa della Coturnice nel nostro Paese è la creazione di “corridoi” tra le diverse popolazioni oramai frammentate. Questa azione passa dalla creazione di ambienti adatti alla specie, anche di dimensione ridotta, purché ubicati in aree idonee alla specie.
Mal tollerando il bosco, risulta importantissimo per la conservazione della specie il ripristino e la tutela di un ambiente “a mosaico” con particolare riferimento ad habitat frastagliati in cui a piccole porzioni di bosco si alternino aree aperte – anch’esse di dimensioni modeste – idonee per l’alimentazione e la costruzione dei nidi.
Considerando alcuni parametri generali – mortalità media pari al 47%, successo riproduttivo del 30, tasso d’involo medio pari a 5,1 – è ipotizzabile un’elevata probabilità di estinzione di molte popolazioni nel lungo periodo. È stato infatti calcolato che una singola popolazione dovrebbe essere composta di almeno 1.200 individui – con un successo riproduttivo di almeno 9 punti percentuali superiore a quello attualmente registrato – per sostenersi autonomamente. Nessuna delle singole popolazioni censite raggiunge questa consistenza, e proprio per questo è di vitale importanza garantire o ripristinare la connessione tra le diverse sub-popolazioni.