Corvo comune
Corvus frugilegus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Ascolta il canto
Descrizione
Il Corvo comune è un Passeriforme dal piumaggio nero brillante uniforme, molto simile nell’aspetto alla Cornacchia nera, specialmente negli immaturi che hanno anche il becco nero. Presenta in realtà una struttura differente, che permette di identificarlo anche da una certa distanza, grazie ad una corporatura più snella ed elegante, il profilo del capo più rilevato sul vertice e meno arrotondato, il becco più sottile e stretto. Nell’adulto l’identificazione è inoltre decisamente facilitata dalla presenza di una evidente macchia chiara, grigio-biancastra, sul becco, dovuta alla pelle priva di penne alla sua base.
Presenta una lunghezza media di 44-46 cm, mentre l’apertura alare può sfiorare il metro. Gregario durante la nidificazione, che avviene in colonie, al di fuori del periodo riproduttivo tende a riunirsi in gruppi di centinaia di individui, eccezionalmente di migliaia o decine di migliaia di individui nei paesi dell’est europeo.
Nidifica in ambienti agricoli, steppe alberate, pianure alluvionali con boschi e boschetti, nonché in periferie urbane e in parchi cittadini. Costruisce il nido sugli alberi, spesso in colonie. Sverna prevalentemente in ambienti agricoli.
Il Corvo comune ha un vastissimo areale riproduttivo che dai paesi dell’Europa centrale, attraverso l’Asia Minore e centrale, raggiunge in Estremo Oriente la Cina, la Corea ed il Giappone. E’ un migratore parziale, con popolazioni ampiamente residenti ed altre che migrano anche su distanze considerevoli con movimenti spesso correlati al verificarsi di inverni particolarmente rigidi. Le principali rotte di migrazione autunnale si sviluppano lungo direttrici sud-sud ovest. Specie prettamente granivora, in inverno dipende soprattutto dalle coltivazioni; in Italia settentrionale è legata quasi esclusivamente a stoppie di mais, prati, campi arati e marcite. La dieta invernale comprende infatti soprattutto semi di mais, ma anche sostanze di origine animale, quali insetti adulti e larve, e micromammiferi. Si nutre più velocemente delle altre specie di Corvidi soprattutto sui campi fertilizzati con letame e sui campi arati: questa maggior efficienza alimentare deriva da una maggiore frequenza di beccata e da un frequente ricorso a varie tecniche di alimentazione. Negli habitat di svernamento appare inoltre importante la presenza di alberi da utilizzare come posatoi o dormitori, anche in filari o piantagioni di pioppo.
In Italia il Corvo comune è migratore e svernante regolare. In tempi storici veniva segnalata come nidificante in varie regioni del Nord Italia, ma si ritiene che tali segnalazioni fossero dovute a confusione con la Cornacchia nera. È noto d’altro canto un caso di nidificazione probabile in provincia di Padova nel 2003. Le catene montuose agiscono quali importanti barriere geografiche per la specie, ed è quindi verosimile che questa specie raggiunga l’Italia attraverso le nostre regioni nord-orientali, per poi distribuirsi primariamente nelle aree padane e dell’Alto Adriatico. Risulta infatti presente con contingenti altamente variabili su base inter-annuale e con concentrazioni principali nelle regioni settentrionali.
Lo Status
Il Corvo comune presenta uno stato di conservazione favorevole in Europa.
La specie risulta da decenni in forte declino in Italia sia in termini di popolazione svernante che di areale utilizzato per lo svernamento.
Le ricatture avvenute nel nostro Paese originano da inanellamenti effettuati in località poste ad est e nord rispetto all’Italia, tranne che per un singolo caso dalla Francia. Sono Ucraina e Russia i Paesi dai quali proviene la maggior parte del modesto campione di dati, lungo direttrici est-nord est/ovest-sud ovest e con spostamenti anche superiori ai 2.000 km.
Nel 1889 il Corvo comune svernava in tutte le pianure della Penisola e delle grandi isole. Nel 1955 era scomparso dall’Italia meridionale e si era molto ridotto nelle regioni tirreniche. Lo svernamento della specie in Italia è stato oggetto negli anni ’80 del secolo scorso di un’indagine a scala nazionale e ne è emersa la presenza regolare con alcune centinaia di migliaia di individui nei mesi invernali (novembre-febbraio) esclusivamente nell'Italia settentrionale, in due areali distinti: Pianura Padana centrale e occidentale e valli del Piemonte meridionale; pianura del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto a est del fiume Piave, in una fascia delimitata a sud dal mare e a nord e a est dai rilievi collinari.
Le Minacce
Si ipotizza che le cause della contrazione dell’areale di svernamento in Italia siano le modifiche climatiche verificatesi negli ultimi cento anni, che hanno portato ad un aumento delle temperature invernali, determinando un accorciamento dei percorsi migratori delle popolazioni svernanti in Italia.
La Tutela
Considerato il marcato declino a cui è soggetta la specie come specie svernante in Italia, si ritiene opportuna la realizzazione di un’analoga indagine, al fine di stimare l’attuale contingente svernante nel nostro Paese.
È quindi senz’altro auspicabile la realizzazione di attività di monitoraggio a vasta scala, al fine di raccogliere informazioni sufficienti a confermare la tendenza al decremento, individuare le eventuali cause e trarne indicazioni in ottica di gestione e conservazione.
È verosimile che tra le cause del declino della popolazione svernante in Italia vi siano anche fattori non legati al territorio nazionale e che i cambiamenti climatici abbiano un ruolo significativo in tal senso.