Cornacchia grigia
Corvus corone cornix
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
La Cornacchia grigia è un Corvide di dimensione intermedia tra la Taccola e il Corvo imperiale; è una delle due sottospecie di Cornacchia (Corvus corone) presenti in Italia, insieme alla Cornacchia nera (Corvus corone corone). Risulta facilmente distinguibile dagli altri Corvidi per la sua livrea, in quanto ha il dorso e le parti inferiori grigio chiaro, con testa, gola, ali e coda nere. Il becco è robusto, nero e leggermente ricurvo. Presenta una lunghezza di circa mezzo metro, un’apertura alare di circa un metro e un peso compreso tra 410 e 618 grammi.
Nidifica in ambienti boscati aperti e alberati diversificati, naturali o artificiali, dalle pinete litoranee ai pioppeti industriali, dai boschi ripariali alle coniferete rade subalpine. Nidifica anche nei centri abitati (primi casi accertati di nidificazione a Milano negli anni ’70 del secolo scorso, dove era già presente in modo occasionale negli anni ’50-‘60), dove tende a costruire il nido a maggiore distanza da abitazioni e strade trafficate rispetto alla Gazza. Nidifica in coppie sparse e costruisce un voluminoso nido a coppa, in genere tra i rami degli alberi, ma a volte anche su arbusti, tralicci, viadotti, anfratti rocciosi.
La sua dieta è onnivora per tutto l’anno; come fonte di cibo è prevalente quella degli Invertebrati terrestri, utilizzati principalmente per l’allevamento dei nidiacei, ma si nutre anche di piccoli Vertebrati (quali uova e nidiacei di Uccelli), semi, frutta, e soprattutto resti organici, quali carogne e qualsiasi tipo di rifiuto di origine antropica.
La Cornacchia grigia è diffusa nell’intera area paleartica: ad eccezione dell’Islanda, è presente in tutta Europa, con un vastissimo areale riproduttivo che abbraccia la maggior parte dell’Eurasia, dalle coste atlantiche di Portogallo e Regno Unito sino agli Urali.
In Italia è sedentaria e nidificante in tutta la Penisola, oltre che in Sardegna, Sicilia, Arcipelago Toscano, varie isole minori. Sulle Alpi la sua presenza è andata consolidandosi negli ultimi decenni, con una penetrazione sempre maggiore nelle vallate. La specie è più diffusa dal livello del mare fino a 1.400-1.500 m, con presenze localizzate fino a 1.700-1.900 m e massimo di 1.920 m nell’Appennino abruzzese.
Lo Status
La Cornacchia grigia ha in Italia uno stato di conservazione favorevole, a causa di un’espansione di areale e di un incremento demografico che sono iniziati negli anni '70 del secolo scorso e che in diverse regioni sta parzialmente continuando, ad esempio nelle vallate montane. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta 400.000-800.000 coppie, comprendendo una proporzione significativa di individui non riproduttivi (stimata tra il 57% e il 75% nella Pianura Padana centrale) e il trend appare stabile o in leggero incremento negli ultimi anni (incremento medio annuale dell’1,3% nel periodo 2000-2014), dopo un marcato incremento negli ultimi decenni del secolo scorso. La popolazione italiana di Cornacchia grigia rappresenta una frazione significativa di quella dell’Unione Europea (2,7-5,9%) e di quella continentale complessiva (1,6-3,1%).
Per quanto riguarda i parametri demografici e riproduttivi, il successo riproduttivo in Pianura Padana in ambiente a risaia è di almeno un giovane nel 64-70% dei nidi, mentre in pioppeti coltivati è di almeno un giovane nel 10-15% dei nidi.
Le Minacce
La Cornacchia grigia, accusata di arrecare danni ad alcune coltivazioni agricole, è stata oggetto di interventi di controllo mediante abbattimenti o a seguito di cattura con trappole sia Larsen che d’altro tipo. Spesso tali interventi vengono decisi senza studi preliminari per accertare l’entità reale dei danni alle coltivazioni causati dalla specie.
La Tutela
Gli abbattimenti di Cornacchia grigia dovrebbero essere effettuati secondo i canoni di un prelievo venatorio sostenibile e dovrebbero essere consentiti solo se preceduti da indagini che accertino l’entità dei danni alle coltivazioni realmente prodotti da questo Corvide o che verifichino se sussista un problema per la nidificazione di qualche specie di interesse conservazionistico legato alla predazione da parte della specie.
Studi ripetuti negli anni sulle dimensioni delle popolazioni, sul successo riproduttivo e sui parametri demografici sono fondamentali anche per stabilire la quota di abbattimenti stagionali consentiti nelle aree dove fosse ritenuto necessario procedere con azioni di limitazione numerica della specie.
Trattandosi di una specie generalista, con densità estremamente variabili a seconda degli ambienti frequentati, non viene fornito alcun valore di riferimento favorevole (FRV).