Civetta capogrosso
Aegolius funereus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Questa piccola civetta misura 25 cm in lunghezza e un’apertura alare che può raggiungere i 55-62 cm. Tozza e compatta, la Civetta capogrosso risulta inconfondibile nel piumaggio, in particolare il capo che risulta bordato da un anello di penne brune, fittamente punteggiate di bianco. Sfumate di bianco e grigio sono anche le parti inferiori, mentre come in altri rapaci di questa famiglia spiccano, sul volto, i grandi occhi gialli.
Grilli, topi, piccoli uccelli e mammiferi. La dieta della Civetta capogrosso è piuttosto varia. Come altri piccoli rapaci, la Civetta capogrosso occupa i nidi lasciati liberi dai picchi. I giovani, ancora non abili al volo, escono presto dal nido, e non è raro scorgerli a terra nei pressi degli alberi che ospitano il nido.
Abbastanza confidente con l’uomo anche durante la nidificazione, teme però i predatori arboricoli e dipende comunque, per l’intera fase riproduttiva, dalla presenza di cavità idonee – naturali o lasciate libere da altri uccelli, specialmente il Picchio nero – in cui deporre le uova.
Come la Civetta nana, appare fortissima la sua dipendenza da foreste mature e strutturate, tipicamente, alle nostre latitudini, foreste di conifere o boschi misti con betulle e pioppi. In Italia, la Civetta capogrosso è presente con continuità su buona parte dell’arco alpino. Tipicamente stanziale, la Civetta caporosso compie movimenti importanti a seconda delle stagioni, preferendo trasferirsi a quote più basse durante l’inverno o in occasione di stagioni particolarmente rigide.
L’intero “vecchio continente” è abitato dalla sottospecie nominale funereus, mentre altre sottospecie vivono in Siberia, India, Cina e Nord America. Particolarmente diffusa nell’Europa nord-orientale, è presente nel centro Europa con areali disgiunti e concentrati sulle principali catene montuose, comprese Alpi e Pirenei.
Lo Status
La Civetta capogrosso ha in Italia uno stato di conservazione inadeguato, a causa del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. La specie è attualmente classificata come sicura sia nell’Unione Europea sia a livello continentale. Stabile tra il 1970 e il 2000, la popolazione “comunitaria” della specie è stimata attualmente in 22mila-61mila coppie, pari a non più di un quinto di quella continentale complessiva.
In Italia è stimata una popolazione di 1.500-3.500 coppie.
Il trend attuale della popolazione italiana risulta in larga misura sconosciuto, a parte fluttuazioni evidenti relative ai margini dell’areale, ossia le Alpi Occidentali. Qui, in particolare, sono stimate 100-500 coppie tra Piemonte e Valle d’Aosta, mentre in Lombardia potrebbero nidificare 200-500 coppie. Ampia la forbice statistica sulla popolazione Trentina, stimata tra le 100 e le 1000 coppie, 135-490 quelle stimate in Veneto.
Per l’Italia, gli unici studi sistematici sono stati condotti in Trentino, anche se sono disponibili alcuni dati generali sulla densità, che nel nostro Paese varia tra 0,23 e 1,6 maschi cantori per km quadrato.
Le Minacce
La gestione forestale intensiva con rimozione dai boschi delle piante con bassa resa economica – alberi molto vecchi e ricchi di cavità – comporta la distruzione dei siti di nidificazione. È questa una delle principali minacce per la specie, essendo quest’ultima dipendente in prima battuta dall’abbondanza di Picidi e dalle piante che ospitano cavità. Meno impattante sulle popolazioni alpine è il problema della disponibilità di cibo, mentre la predazione – soprattutto durante l’incubazione delle uova – può costituire un fattore chiave in grado di determinare l’esito della riproduzione.
La Tutela
Una gestione forestale attenta alla conservazione delle piante più vecchie e con cavità potrebbe favorire la Civetta capogrosso. Questo fattore, unito all’incremento della popolazione di Picchio nero – che ha favorito di per sé la stabilità delle popolazioni – potrebbe innescare un circolo virtuoso sia in termini di espansione della popolazione sia rispetto all’estensione dell’areale distributivo.
Lo stato di conservazione generale della specie andrebbe favorito ulteriormente consolidando le popolazioni soprattutto in quelle aree dove la presenza della Civetta capogrosso appare più irregolare e sporadica. Un obiettivo raggiungibile attraverso una gestione forestale più attenta alle esigenze ecologiche di questa specie.
È possibile adottare il limite di 1,5 coppie per km quadrato quale Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie su scala di comprensorio.