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Cincia mora © Luigi Sebastiani

Cincia mora

Periparus ater

Ordine
Passerifomes
Famiglia
Paridae
Nome scientifico
Periparus ater
Habitat
Foreste
- altri habitat
Urbanizzato
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
17-21 cm
Lunghezza
11,5 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Favorevole
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Descrizione

La Cincia mora è la più piccola tra le cince europee (misura mediamente 11,5 cm di lunghezza, per un’apertura alare di 17-21 cm e 8-12 grammi di peso). Il piumaggio è caratterizzato dal capo nero con guance bianche e gola anch’essa nera, mentre il resto del corpo è biancastro nella parte inferiore, panna lungo i fianchi, e la schiena è grigio-azzurrognola. Una macchia bianca sulla nuca, non presente negli altri Paridi, rappresenta un suo tratto distintivo. Maschi e femmine sono indistinguibili in natura. Nel folto di una foresta, la sua presenza viene spesso tradita dal caratteristico e diagnostico verso di contatto, una sorta di fischietto descrivibile come “tsu-ì”.

Specie tipicamente legata alle formazioni di conifere (soprattutto di Abete rosso, sia naturali sia di impianto artificiale, ma anche laricete, mughete, pinete ed abetine), frequenta anche boschi misti a latifoglie oppure esclusivamente formati da queste ultime (faggete, querceti), questi ultimi soprattutto in Sud Europa (ad esempio in Italia nell’Appennino meridionale e sulle isole maggiori), così come parchi e giardini urbani con conifere ornamentali. Il nido viene costruito soprattutto nelle cavità degli alberi ma anche in quelle rupestri e nelle fessure di muretti a secco, baite e del terreno; per realizzarlo la Cincia mora utilizza muschio, radici, fili d’erba e lana.

Specie distribuita in Eurasia ed Africa nord-occidentale, in Europa è comune e numerosa nei Paesi centro-settentrionali, mentre presenta distribuzione frammentata alle basse latitudini e in particolare in Francia occidentale ed Europa meridionale, oltre che in Ucraina settentrionale e regioni della Russia nord-orientale.

Le popolazioni che nidificano nei settori sud-occidentali dell’areale riproduttivo sono essenzialmente sedentarie, mentre quelle dei settori nord-orientali generalmente migrano su breve raggio. Le altre popolazioni compiono movimenti irruttivi che possono a volte coinvolgere grossi numeri di individui e che risultano collegati ai cicli di produttività di semi delle foreste di conifere.

In Italia è nidificante, migratrice regolare e svernante; frequenta soprattutto i settori alpini (dove è più comune e diffusa), prealpini ed appenninici, ma è presente anche in Sicilia e Sardegna. Diviene scarsa e localizzata con il diminuire della quota, nelle zone costiere e di pianura, con ampi vuoti di areale in Pianura Padana, Puglia e versanti tirrenico e adriatico. In Sardegna è stata descritta la sottospecie P.a. sardus. Risulta più frequente come nidificante tra 800-900 e 1.700-1.800 m, con nidificazioni occasionali fino a 2.200-2.250 m e maschi in canto rilevati fino a 2.300 m. Negli ultimi anni è stata notata una tendenza a stabilirsi a quote sempre più elevate, a seguito dell’espansione verso l’alto degli ambienti forestali dovuta ai cambiamenti climatici.

In inverno le cince more vengono osservate in una maggiore varietà di ambienti (anche urbanizzati), soprattutto a seguito di fenomeni irruttivi, e possono altresì spingersi fino a 2.500 m.
 

Lo Status

La specie presenta uno stato di conservazione favorevole in Italia e a livello continentale. 

La popolazione italiana è stimata in 800.000-1.400.000 coppie, con tendenza alla stabilità. L’elevata densità dei territori riproduttivi, registrata in numerose aree, delinea un quadro nazionale complessivamente positivo. Beneficia dell’espansione degli ambienti forestali e dell’innalzamento del limite superiore della vegetazione arborea.

Scarsi i dati disponibili relativi ai parametri riproduttivi. Nelle Alpi sono stati rilevati 4,8-5,2 giovani per nido; in Umbria, in una pineta artificiale, è stato riscontrato in nidi artificiali un successo riproduttivo dell’88,3%.

Le Minacce

La specie è legata ad ambienti forestali non particolarmente soggetti a rischi di trasformazione. 

Nel passato in Nord Italia era oggetto di prelievo illegale per essere messa in gabbia; la cattura avveniva con l’utilizzo di bastoni cosparsi di vischio. Questa pratica è ormai in forte riduzione ma non è ancora del tutto scomparsa, soprattutto nelle province di Brescia e Bergamo.

La Tutela

Per favorire la specie occorre prevedere strategie selvicolturali volte al rilascio di piante cavitate e marcescenti che possono rappresentare importanti siti di nidificazione e di alimentazione. Il mantenimento di fessure in muretti a secco e in muri di baite in contesti montani, nonché l’apposizione di cassette nido artificiali (soprattutto in situazioni di scarsità di cavità naturali) possono avvantaggiare la specie in periodo riproduttivo.

Per quanto concerne il monitoraggio, si ravvisa la necessità di ottenere dati quantitativi più precisi da alcune aree campione dell’Italia meridionale per aggiornare le poche informazioni disponibili.

Per gli ambienti forestali più idonei su Alpi, Prealpi e Appennini si devono considerare come valore favorevole di riferimento (FRV) densità riproduttive di circa 5 coppie per 10 ha con valori anche superiori in aree ottimali (ad es. peccete). Densità inferiori (2 coppie per 10 ha) sono da ritenersi comunque favorevoli nei boschi planiziali e collinari sufficientemente estesi.

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Cincia mora © Luigi Sebastiani