Cesena
Turdus pilaris
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
La Cesena è, tra i Turdidi, quello che presenta maggiori dimensioni: sfiora infatti i 30 centimetri di lunghezza e il suo peso oscilla tra i 70 e i 115 grammi. Si caratterizza per una forma slanciata e un becco particolarmente robusto. Non si notano particolari differenze estetiche tra i due sessi: entrambi presentano il capo e il groppone di color grigio, il dorso con colorazione ruggine, tra il rosso e il marrone scuro, coda e ali nerastre. Quando è in volo, è facilmente riconoscibile per la tonalità del petto, ocra con striature nere.
La stagione riproduttiva inizia nel mese di aprile e si conclude a luglio. Il nido viene costruito su rami di medie-grosse dimensioni nelle vicinanze dei tronchi utilizzando fango, erba, muschio e piume. La femmina depone 5-6 uova di color verdastro con macchie rossicce e le cova per circa due settimane. Dal momento della nascita, entrambi i genitori si occupano del nutrimento dei pulcini che, generalmente, si involano dopo 15-20 giorni. La femmina depone regolarmente, in seguito, una seconda covata.
Vive in ambiente montano, ai margini delle foreste di abeti e larici, ricchi di radure. Nei mesi invernali frequenta frutteti campagne con alberi di grosse dimensioni, pianure coltivate. Si ciba di invertebrati e, soprattutto in inverno, di frutti e bacche.
L’areale riproduttivo della specie è particolarmente vasto e si estende dalla Francia sud-orientale, Paesi Bassi, Danimarca e Norvegia, fino alla Russia settentrionale lungo i fiumi Amur e Yenisey. A nord, si spinge fino alla Scandinavia mentre, a sud, raggiunge le Alpi sud-occidentali e la Transilvania orientale. L’area di svernamento copre l’Europa occidentale e centro-meridionale, la Turchia, l’Iran e gli Stati del Golfo Persico. In Italia, si distribuisce principalmente lungo l’arco alpino, presentando densità inferiori negli estremi orientali e occidentali.
Lo Status
La Cesena ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. In Europa, la specie versa in condizioni, nel complesso, favorevoli ed è valutata come “sicura”. In Italia non è inserita nella Lista Rossa Nazionale, ma è inclusa nell’Allegato II della Direttiva Uccelli, che elenca le specie verso le quali può essere consentita l’attività venatoria.
La popolazione nidificante europea è particolarmente ampia: si registrano tra i 14 e i 24 milioni di coppie, concentrate soprattutto tra il Centro e il Nord Europa. Nel ventennio tra il 1970 e il 1990 il trend si è mostrato stabile, mentre ha fatto registrare una leggera crescita in diversi Stati nel decennio successivo.
In Italia, sono stimate circa 5-10mila coppie nidificanti, e secondo i dati del FBI (Farmland Bird Index), nel periodo 2000-2020 la specie è diminuita del 3,45% annuo.
La rilevanza del “contingente italiano” risulta modesta, ai fini della conservazione globale della specie, rappresentando circa l’1% della popolazione europea complessiva. Ciononostante, in base ai dati sugli inanellamenti, risulta come il prelievo venatorio sul territorio nazionale colpisca molti individui provenienti dall’estero. Anche a causa della crescente pressione venatoria, nelle regioni settentrionali, la popolazione si caratterizza per un andamento altalenante: a un incremento con relativa espansione dell’areale è seguita una situazione di stabilità.
La specie si concentra principalmente sull’arco alpino, area in cui i primi indizi di nidificazione si sono registrati nel 1936. In Val d’Aosta, tra il 1994 e il 1998, si è registrato un calo della distribuzione regionale, pari al 32% rispetto agli anni Ottanta. Tra il territorio valdostano e il Piemonte nidificano circa 500-1000 coppie, mentre in Lombardia la popolazione raggiunge le 1.000-1.500 coppie. Nella provincia di Cuneo sono stimate 50-70 coppie, mentre in Val d’Ossola, tra il 1996 e il 2001, la densità è oscillata tra le 1,5 e le 5,9 coppie per chilometro quadrato.
Le Minacce
Il maggior pericolo è comunque rappresentato dalla persecuzione diretta o dalla cattura tramite l’utilizzo di trappole.
Considerato che la specie è solita frequentare terreni coltivati, potenziali minacce per la sua sopravvivenza possono essere costituite dall’utilizzo dei pesticidi nelle pratiche agricole in quanto portano a un ridimensionamento delle risorse alimentari. Risultano nocive inoltre le azioni di riordino fondiario, gli interventi di silvicoltura e la diffusione dei frutteti a spalliera. L’uomo influisce pesantemente sugli esiti riproduttivi della specie anche attraverso il saccheggio illegale dei nidi. È piuttosto diffuso, infatti, il prelievo dei pulcini per avere a disposizione animali da richiamo da utilizzare a scopo venatorio. Ma incidono negativamente sulla riproduzione anche comuni pratiche agricole come le reti antigrandine, utilizzate principalmente nei frutteti.
La Tutela
Mantenere ambienti diversificati tramite piantumazione di siepi e arbusti bacciferi, favorendo al contempo forme di trattamenti antiparassitari che riducano l’uso di pesticidi in agricoltura. Stante il suo stato di conservazione si renderebbe necessario vietare la caccia a questa specie.
Sono stati condotti numerosi studi riguardanti la distribuzione della specie in ambiente montano, mentre sono piuttosto scarse le informazioni riguardanti biologia riproduttiva e densità. Inoltre, sulla base dei pochi dati disponibili, risulta pressoché impossibile stabilire i principali parametri demografici, soprattutto per ciò che concerne la popolazione svernante. Nei vigneti si dovrebbe poi procedere alla sperimentazione di reti antigrandine che si dimostrino compatibili con la sopravvivenza della specie. Ma il problema più urgente da affrontare è quello venatorio.
La Cesena è infatti tra le specie più cacciate in Italia e, ogni anno, i prelievi venatori abbattono alcuni milioni di individui.
Trattandosi di una specie semi-coloniale non è stato possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), ovvero il numero di coppie minimo necessario a garantire la sopravvivenza della specie nel medio-lungo periodo.