Cavaliere d'Italia
Himantopus himantopus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Il Cavaliere d’Italia è un limicolo dalle esili e lunghissime zampe. Becco nero, lungo e affilato; neri sono anche le ali e il dorso, come la calotta scura del maschio, praticamente assente nella femmina; bianco su faccia, collo e nelle parti inferiori. Si riproduce in acque dolci e salmastre, con fondali piatti e bassi, sabbiosi, ghiaiosi o fangosi, condizioni ecologiche talvolta offerte anche da ambienti artificiali, quali aree irrigate, saline, risaie, allevamenti ittici, fitodepurazioni, vasche di zuccherifici. Si nutre di insetti e altri invertebrati, ma anche di alghe e vegetazione acquatica. Elegante in volo, in grado di atterrare leggero, compiendo spettacolari evoluzioni in prossimità del terreno.
Amplissimo l’areale di nidificazione di questa specie, dall’Asia all’Europa, dall’Africa alle Americhe. Alle nostre latitudini la specie è presente sia come nidificante che, occasionalmente, come svernante: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge in estate un limitato quantitativo di individui provenienti dall’Europa centrale, mentre l’Italia è zona di passaggio per tutta una serie di popolazioni che scelgono l’Africa subsahariana per trascorrere l’inverno.
Si nutre di insetti e piccoli invertebrati, ma anche alghe e resti di vegetazione acquatica, il pulcino di Cavaliere d’Italia esce dal nido molto presto, poche ore dopo la schiusa.
Lo Status
Il Cavaliere d’Italia ha stato di conservazione favorevole, nonostante le frequenti oscillazioni delle popolazioni, a causa di una forte espansione di areale e di popolazione. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta 3400-5500 coppie e il trend appare in aumento negli ultimi decenni.
Anche in Europa il Cavaliere d’Italia è classificato come sicuro, sebbene abbia mostrato un andamento piuttosto fluttuante, con stagioni di incremento alternate a stagioni di locale declino. Attualmente, la popolazione di Cavaliere d’Italia che vive entro i confini dell’Unione Europea ammonta a circa 20-30mila coppie, pari alla metà circa della popolazione continentale complessiva e a non più di un quarto di quella globale.
Il Golfo di Cagliari e altre zone umide in Emilia-Romagna, Veneto e Puglia assumono un rilievo nazionale e internazionale, ed è all’aumento del contingente nidificante in queste aree che si deve, in gran parte, l’incremento registrato all’inizio degli anni Duemila.
Le Minacce
La distruzione o il degrado degli habitat (spesso di origine antropica), uniti all’eccessivo disturbo presso i siti riproduttivi, costituiscono le principali minacce per la specie, insieme al repentino cambiamento del livello delle acque che può avere conseguenze molto impattanti a livello locale, influenzando fortemente l'esito della nidificazione. Anche le normali attività agricole possono incidere sul successo riproduttivo delle coppie insediate in ambienti coltivati, come le risaie. Importanti per la specie sono anche le condizioni ambientali riscontrate nei quartieri di svernamento in Africa.
A differenza di altre specie, il Cavaliere d’Italia non dipende strettamente dalla copertura vegetazionale, e tollera in una certa misura il disturbo antropico quando questo non interferisca direttamente con la vita quotidiana degli individui. A incombere sulla specie quindi sono sia minacce “naturali” come la locale abbondanza di predatori – peraltro favorita dal prosciugamento delle aree – sia più in generale da variazioni nel livello idrico che possono essere determinate sia da interventi umani sia da precipitazioni eccessive o anomale.
La Tutela
Per mantenere l'attuale stato di conservazione favorevole, occorre tutelare le popolazioni dei principali siti riproduttivi in modo che queste si mantengano ai livelli più elevati registrati negli ultimi trent’anni. Si tratta di un obiettivo raggiungibile proteggendo le colonie dall’eccessivo disturbo antropico e, ove sia il caso, regolando adeguatamente i livelli idrici dei siti utilizzati, in funzione delle esigenze ecologiche della specie.
Mancando dati sufficienti su mortalità e successo riproduttivo, non è agevole stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), né in termini assoluti né in termini di densità. Dai censimenti effettuati, tuttavia, la specie risulta in generale incremento sia rispetto alla variazione della popolazione negli anni – fatte salve appunto alcune importanti fluttuazioni – sia in termini di areale distributivo, come dimostra la situazione rilevata in Emilia-Romagna e in Puglia. Quindi la Sardegna, che ospita appunto il sito più importante e dove si è registrata una importante inversione di tendenza a partire dal 2000.