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Cappellaccia © Simone Bottini

Cappellaccia

Galerida cristata

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Alaudidae
Nome scientifico
Galerida cristata
Habitat
Steppe
- altri habitat
Mosaici mediterranei
Coltivi
Strategia migratoria
Sedentaria
Parzialmente migratrice a corto raggio
Apertura alare
30-36 cm
Lunghezza
17-18 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Inadeguato
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Descrizione

Piccola e tozza, la Cappellaccia è lunga circa 17-18 centimetri, con un’apertura alare di 30-36 centimetri, mentre il peso oscilla tra i 35 e i 45 grammi. Oltre alla caratteristica cresta a punta sul capo, si riconosce per il colore marrone chiaro, macchiato di bruno sul dorso, più omogeneo sulle ali. La coda è marrone chiaro, che diventa più scura sulla punta. Le timoniere sono color sabbia, così come la gola e il petto, che però presenta delle sottili strisce verticali. Presente un sopracciglio bianco, appena accennato. Il becco, che va dal rosa tenue al beige, è ricurvo verso il basso, appuntito e piatto nella parte inferiore. Le zampe sono color carnicino con l’unghia posteriore particolarmente pronunciata.

La nidificazione avviene tra aprile e giugno. È la femmina a costruire il nido, che viene posizionato al suolo, ben mimetizzato tra le irregolarità del terreno, mettendo insieme erba secca, piume, radici. Dopo aver deposto le uova, in genere non più di cinque o sei, la femmina e il maschio si alternano alla cova. Occorrono tra gli 11 e i 13 giorni per la schiusa. Delicati e ricoperti di una morbida peluria gialla, i pulcini restano al sicuro nel nido per una decina di giorni ma, una volta fatti uscire, nel giro di un’altra decina di giorni spiccano il volo.

La Galerida cristata frequenta gli spazi aperti, sia aree incolte sia campi coltivati, le radure, i prati, i pascoli e gli ambienti aridi come le garighe. Più raramente è possibile avvistarla tra vigneti, frutteti, oliveti dove l’alberatura è rada. D’inverno frequenta anche gli argini dei fiumi. La sua alimentazione è ricca di semi: predilige quelli delle graminacee, ma non disdegna anche quelli di altre piante. Giunta la primavera, diventa vorace anche di insetti e larve.

La Cappellaccia è distribuita in tutta l’Europa centrale fino alla Spagna nord-occidentale, l’Ungheria nord-occidentale, le Repubbliche baltiche e l’Ucraina. In Italia è presente come specie nidificante, sedentaria, nelle regioni meridionali. Esistono poi trentasette differenti sottospecie, alcune delle quali presenti in Italia centro-meridionale, tra cui la Galerida cristata neumanni , che si può osservare in Toscana e Lazio, fino a Roma, e la Galerida cristata apuliae, che frequenta il Sud e la Sicilia. A queste popolazioni sedentarie, durante l’inverno possono aggregarsi contingenti in arrivo dall’Europa settentrionale.

Lo Status

La Cappellaccia ha stato di conservazione inadeguato, a causa della contrazione di areale e di popolazione in particolare nel nord Italia e del degrado e riduzione del suo habitat ottimale. Classificata come “depleted” –nell’Unione europea, la Galerida cristata  attualmente non gode di buona salute e il suo stato di conservazione risulta  non favorevole anche a livello continentale. 

In Italia la popolazione, generalmente stabile, è compresa tra le 200 mila e le 400 mila coppie, figurando tra le più importanti dell’Unione europea, pari a circa il 19-21% (e 5-6% di quella continentale). Rilevante quindi risulta il peso dell’Italia per la conservazione della specie, soprattutto in Europa occidentale. Nonostante una relativa stabilità, preoccupano i decrementi che sono stati rilevati in Pianura Padana e in generale nel nord Italia, compresi casi localizzati di estinzione.

Le Minacce

Non sono ancora state del tutto chiarite le ragioni dei gravi cali demografici e delle fluttuazioni delle popolazioni di Cappellaccia, ma di certo si tratta di fenomeni che mettono a rischio la sopravvivenza della specie. La causa principale del declino della specie nel nostro paese potrebbe essere imputabile alle trasformazioni che hanno interessato le pratiche agricole negli ultimi anni, in primo luogo le colture intensive che inaridiscono progressivamente il terreno.

In generale, tra i mutamenti sfavorevoli per la Galerida cristata, vi è  l’abbandono delle pratiche agro-pastorali tradizionali. Indispensabile infatti per le cappellacce è la disponibilità di luoghi aperti, pianeggianti, asciutti e caldi. La vegetazione deve essere molto bassa e con pochissimi alberi o arbusti, possibilmente lontani l’uno dall’altro.

Per questo la Cappellaccia si è progressivamente spostata dalle aree steppiche verso ambienti resi semi-desertici dall’azione dell’uomo, come campi abbandonati, cantieri stradali, aree estrattive o deforestate, ma anche zone ferroviarie, dintorni di porti e scali, cave, aree urbane o industriali e perfino aeroporti: in pratica tutte quelle aree dove l’antropizzazione ha creato ambienti aperti con vegetazione bassa e rada.

La Tutela

Finora la Cappellaccia in Italia è stata studiata ancora troppo superficialmente, perciò in prospettiva occorrerà indagare meglio quali sono le cause del declino della specie, soprattutto nelle regioni settentrionali e quali sono le preferenze ambientali dal punto di vista quantitativo, per poter predisporre, dove risultano più opportune, misure di conservazione idonee, come la gestione ambientale.

Sulla conservazione della specie gioca sicuramente un ruolo la singolare propensione allo spostamento verso ambienti di origine antropica, ancora tutta da valutare insieme alle sue conseguenze. 

Nonostante le scarse informazioni, è stato possibile valutare il Valore di riferimento favorevole (FRV). Il numero minimo di individui in grado di garantire una buona possibilità di sopravvivenza della specie è stato fissato a 5 coppie in 10 ettari, ma nelle aree particolarmente idonee ad ospitare la specie dovrebbero essere presenti almeno 7-8 coppie ogni 10 ettari. 

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Cappellaccia © Simone Bottini