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Capinera © Luigi Sebastiani

Capinera

Sylvia atricapilla

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Sylvidae
Nome scientifico
Sylvia atricapilla
Habitat
Ambienti misti mediterranei
- altri habitat
Foreste
Zone umide
Coltivi
Arbusteti
Urbanizzato
Strategia migratoria
Parzialmente migratrice a corto raggio
Parzialmente migratrice a lungo raggio
Apertura alare
20-23 cm
Lunghezza
14 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Favorevole
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Descrizione

La Capinera è lunga circa 14 cm, per 20 grammi di peso. Il maschio presenta una colorazione grigio cenere con vertice nero, mentre le femmine sono più brune, con vertice rosso ruggine o marrone. Il becco e le zampe sono sempre scure. I giovani mostrano parti superiori più fulve e parti inferiori più giallastre.

È una specie vivace e socievole, motivo per cui sosta spesso tra il fogliame di alberi e cespugli. Il volo è in genere breve e ondulato. In Italia, la Capinera è diffusa ovunque, più numerosa nei mesi invernali. Legata alla presenza di alberi e alti arbusti non troppo densi, frequenta un’amplissima gamma di ambienti a quote molto variabili, dai boschi cedui ai frutteti, dalle macchie con alberi alle aree verdi urbane. Si rilevano densità estremamente variabili a seconda degli ambienti: in quelli più idonei alla specie si possono anche superare le 66 coppie territoriali per kmq.

La specie mostra ottime doti di adattabilità, sia nei quartieri di nidificazione sia in quelli di svernamento dove frequenta indifferentemente savana, foreste di mangrovie, arbusteti e cespuglieti, foreste aperte montane o costiere.

La cova avviene due volte l’anno, in aprile e in giugno. Il nido, piccolo e molto curato, viene collocato nei cespugli folti, anche di sempreverdi, oppure nei boschi e nelle macchie spinose, comunque sempre ben mimetizzato. La femmina depone da 3 a 6 uova dal fondo color mattone o fulvo chiaro, offuscate e chiazzate di marrone e cenere e con macchie scure. Entrambi i genitori si occupano della cova, che dura in media 13-15 giorni. I pulcini abbandonano il nido verso l’undicesimo giorno di vita ma continuano a essere imbeccati ancora per alcune settimane.

Nel nostro continente, la più diffusa è la sottospecie nominale Sylvia a. atricapilla , presente dalle coste dell’Atlantico alla Siberia occidentale. Due le sottospecie abitano il nostro Paese, la sottospecie nominale ma anche la sottospecie pauliccii , diffusa in Italia centrale – e probabilmente in Italia meridionale e Sicilia – oltre a Sardegna, Corsica, Baleari, Tunisia. Completano il quadro la sottospecie heineken, diffusa nella porzione occidentale della penisola iberica fino alle isole Canarie e Madera e – probabilmente – a parte dell’Atlante (Marocco e Algeria). Più localizzata appare la sottospecie gularis, presente nelle Isole di Capo Verde e alle Azzorre.

Lo Status

La Capinera ha stato di conservazione favorevole, a causa dell’aumento della popolazione e dell’habitat ottimale. La Capinera è classificata come sicura all’interno dei Paesi dell’Unione europea, con stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. Attualmente la popolazione dell’Ue è stimata in 15-33 milioni di coppie, quella italiana in 2-5 milioni. Il 60-67% della popolazione continentale della specie e una frazione compresa tra il 25% e il 49% di quella globale nidificano nei territori dell’Europa a 27.

Studi recenti indicano per il nostro Paese un successo riproduttivo che oscilla tra 1,76 (in Toscana) e 3,2 (nella pianura bresciana) giovani involati per nido.

Complessivamente, si registra un moderato incremento della popolazione nidificante nell’Europa “comunitaria” nel ventennio 1970-1990, seguito da stabilità nel periodo 1990-2000. In Italia, la popolazione si mostra nel complesso stabile, salvo locali decrementi registrati a partire dal 2000 in Lombardia, Umbria, Romagna (dove però si registra un aumento nelle Foreste Casentinesi). Anche nel nostro Paese lo stato di conservazione della specie viene quindi definito in generale favorevole.

Le Minacce

La Capinera è attualmente una delle specie meno minacciate tra i Passeriformi. Lo confermano sia i dati sui trend di popolazione – in Italia come nell’intero territorio dell’Unione europea – sia quelli relativi all’areale di presenza, stabile o localmente in incremento. Relativamente omogenei sono i dati raccolti a scala sia nazionale – areale complessivamente stabile – sia a scala biogeografica, non senza fluttuazioni locali come quelle registrate in Valle Scrivia (in calo dal 2001), in Umbria e parte della Romagna.

Una delle problematiche ricorrenti per questa specie è comunque la rimozione della componente arbustiva della vegetazione. Anche “semplici” interventi di manutenzione – come le potature – possono avere effetti negativi, qualora condotti in periodo riproduttivo. Tali azioni possono talvolta comportare, infatti, la distruzione dei nidi, l’abbandono delle covate e – più in generale – la diminuzione della disponibilità di siti idonei alla riproduzione.

La Tutela

Ad oggi la principale misura di conservazione per la specie appare legata alla tutela delle formazioni essenziali per la nidificazione quali cespugli, arbusti, ecc. Andrebbero in particolare evitate operazioni di potatura, taglio o contenimento della vegetazione arbustiva e delle siepi in periodo riproduttivo. Sarebbe inoltre utile favorire, anche in parchi e altre aree verdi urbane, la presenza di porzioni a componente arbustiva o basso-arborea.

Si propone per la specie – che mostra ottime probabilità di persistenza nel medio-lungo periodo nel nostro Paese – un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) declinato a più livelli: a scala locale, 10 coppie ogni 10 ettari per ambienti di qualche decina di ettari; per tessere di habitat di piccole dimensioni e particolarmente idonee, si possono raggiungere valori anche di 30 coppie per 10 ettari, soglia che localmente può essere ulteriormente superata. A scala di comprensorio, può invece considerarsi idoneo un valore di 70 coppie per kmq.

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Capinera © Luigi Sebastiani