Calandro
Anthus campestris
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Motacillide dal tipico piumaggio color sabbia, dalle zampe relativamente lunghe e dalla forma snella e slanciata, con coda ben sviluppata e becco sottile e appuntito. Sul capo presenta un sopracciglio chiaro e una stria scura che dalla base del becco attraversa l’occhio e arriva alla zona auricolare. Presenta una lunghezza media di 16,5 cm, un’apertura alare compresa tra 25 e 28 cm e un peso tra 16 e 34 grammi. E’ particolarmente a suo agio sul terreno, dove cammina o corre rapidamente.
Fortemente dipendente dalle aree aperte, frequenta anche ambienti apparentemente inospitali quali dune sabbiose, cumuli di detriti, greti fluviali, aree soggette a frane, mostrando una predilezione per suoli asciutti o addirittura aridi. Habitat di primaria importanza per la specie risultano i prati magri, i calanchi, i pascoli aridi, mentre evita le aree più alberate e gli arbusteti densi.
Si nutre di piccoli invertebrati (insetti soprattutto) e semi.
L’areale riproduttivo si estende dal Maghreb all’Europa, Anatolia e Asia centrale fino alla Cina. In Europa le popolazioni numericamente più importanti sono legate all’area mediterranea ed alla Russia sud-orientale. Il Calandro è essenzialmente un migratore transahariano; sverna localmente nel Mediterraneo orientale in corrispondenza della regione Egea e delle coste turche, ma i principali quartieri di svernamento si rinvengono a sud del Sahara fino all’Equatore.
In Italia peninsulare è migratore regolare e nidificante, così come in Sardegna, Sicilia e in alcune isole minori. Risulta più frequente nelle regioni centro-meridionali e sulle isole maggiori, più raro nell’Italia settentrionale, dove risulta localizzato nelle aree alpine, collinari e in Pianura Padana. Più diffuso tra 400-500 m e 1.500-1600 m, raggiunge i 2.300 m in Sicilia.
Lo Status
Il Calandro ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana è stimata in 15.000-40.000 coppie e il trend appare in declino negli ultimi decenni.
Specie poco studiata, non sono disponibili dati relativi ai parametri riproduttivi in Italia.
Le Minacce
L’abbandono delle pratiche agricole e pastorali tradizionali ha causato una notevole contrazione degli ambienti necessari per la sopravvivenza della specie, a causa della stretta dipendenza da ambienti aperti, asciutti, con vegetazione bassa e rada, in aree pianeggianti o con pendenza moderata, generalmente mantenuti dal pascolo o dallo sfalcio dei prati. D’altra parte, anche l’utilizzo eccessivo di fertilizzanti e nutrienti nelle aree idonee può impattare negativamente sulla specie. Un’altra minaccia è costituita dal disturbo umano presso i siti riproduttivi, potenzialmente impattante a livello locale, come nel caso di prati, pascoli o greti fluviali frequentati da fuoristrada o moto da cross.
La Tutela
Gli ambienti prediletti dalla specie (pascoli a quote medie e basse, prati magri, ambienti di tipo steppico), sono in forte rarefazione in gran parte d’Italia; la conservazione di tali habitat è necessaria per preservare tutte le specie legate a questi contesti, tra cui appunto il Calandro.
Conservare gli ambienti idonei nelle principali aree di presenza e nei siti di potenziale collegamento tra queste, rappresenta la priorità per salvaguardare la specie e prevenire l’isolamento delle popolazioni. Pertanto, sarebbe auspicabile mantenere attività agro-pastorali non intensive (pascolo in particolare), soprattutto in aree relativamente asciutte e ben soleggiate, prevenendo il ritorno spontaneo del bosco a scapito delle praterie, ed evitando al tempo stesso pratiche agricole intensive che comporterebbero un degrado dell’habitat della specie.
Potenzialmente importanti per la conservazione del calandro sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi.
In quanto specie scarsamente studiata, sia in Italia che all’estero, sarebbe importante ottenere dati relativi a preferenze ambientali ed ecologia/biologia riproduttiva in contesti geografici ed ambientali differenti, favorevoli alla specie. In questo modo, si potrebbero ottenere informazioni necessarie alla conservazione della specie nei diversi habitat in cui ancora nidifica nel nostro Paese.
Sulla base dei pochi dati disponibili, relativi alle densità in alcuni contesti ottimali, è possibile formulare un valore di riferimento favorevole (FRV) a scala locale di almeno 2-3 coppie per 10 ha, mentre a scala di comprensorio una densità pari a 10 coppie per kmq può essere ritenuta soddisfacente.