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Calandra © Michele Mendi

Calandra

Melanocorypha calandra

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Alaudidae
Nome scientifico
Melanocorypha calandra
Habitat
Steppe
- altri habitat
Coltivi
Strategia migratoria
Sedentaria
Migratrice a corto raggio
Apertura alare
19-21 cm
Lunghezza
17,5-20 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

VU - Vulnerabile
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Il modo migliore per distinguere la Calandra dalle altre allodole è quello di osservarne le dimensioni.

Lunga quasi 20 cm, si riconosce facilmente per la sua struttura possente, con ali particolarmente lunghe e ampie. Altri caratteri distintivi sono la coda abbastanza corta e squadrata, nonché il robusto becco giallo, utilizzato per raccogliere granaglie e cereali vari, di cui questa specie si nutre e che rappresentano il principale elemento della sua dieta lontano dalla stagione riproduttiva, quando invece la Calandra si ciba prevalentemente di insetti. La specie dipende dagli ambienti steppici e dalle coltivazioni estensive, sebbene gran parte di questi ambienti sono stati convertiti ad agricoltura intensiva. Il nido della Calandra viene di solito costruito sul terreno, dove depone non più di 5 uova.

Storicamente piuttosto comune, la specie in Italia è estremamente rara e localizzata. I siti principali di presenza sono confinati nell’Italia meridionale e insulare, mentre ampie porzioni dell’Italia centrale hanno visto l’estinzione della specie o il suo drammatico declino. 

Oltre all’esiguo contingente italiano, popolazioni di Calandra sono presenti nell’intero bacino del Mediterraneo, oltre che nel Mar Nero, Mar Caspio e Asia centrale. Prevalentemente sedentaria nella porzione occidentale e meridionale, la specie risulta migratrice nella porzione orientale dell’areale di nidificazione.
 

Lo Status

La Calandra ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta 6.000-12.000 coppie e il trend appare in declino negli ultimi decenni.

Secondo i dati del FBI (Farmland Bird Index), nel periodo 2000-2020 la specie è diminuita del 3,30% annuo.

La specie è minacciata anche in tutta Europa. Lo stato di conservazione sfavorevole delle popolazioni è stato rilevato sia a livello Ue sia a scala continentale. Attualmente, nell’Unione Europea potrebbero nidificare da 1 a 3,4 milioni di coppie di Calandra, pari a una frazione compresa tra il 10 e il 14% della popolazione continentale.

Ciononostante, anche in Italia pare si sia verificato quel fenomeno di largo declino che ha coinvolto la specie in tutta Europa fin dal 1970, per non parlare degli anni precedenti, che restituiscono un quadro orientato al decremento in buona parte dell’areale europeo occidentale. Storicamente, peraltro, la specie era considerata piuttosto comune a livello nazionale, in particolare nell’Italia centrale.

Non a caso, tra le aree idonee per la specie in Italia vanno annoverate le steppe con strato erbaceo rado, le praterie incolte, i pascoli degradati – e oggi molto più raramente le colture cerealicole che sono più frequentate in Basilicata, con densità piuttosto buone, anche fino a 10 coppie ogni 15-20 ettari. Anche la popolazione siciliana, in aree particolarmente idonee alla specie, non vede densità superiori alle 2-5 coppie per ettaro, dalle 5-20 coppie per ha censite in passato.

Da rilevare, in proposito, la totale estinzione della specie – o comunque la sua estrema rarefazione – in Toscana, dove ai 40 maschi cantori censiti nel 1967 sono seguiti anni di declino e, dal 1980, nessuna prova accertata di nidificazione. Più stabile nel Lazio, la popolazione più consistente di Calandra è attualmente localizzata in Puglia, Sicilia e, soprattutto, Sardegna.

Le Minacce

Tra i fattori in grado di spiegare il forte declino della specie, va rilevata l’estrema dipendenza della Calandra dagli ambienti prativi, prevalentemente steppici, con coltivazioni estensive di cereali alternate a campi incolti o utilizzati per la produzione di foraggio. Ambienti erbacei incolti e liberi da cespugli o arbusti, sembrano favorire alti valori di densità della specie. La conversione di molti di questi ambienti in terreni produttivi, e la conversione degli stessi coltivi un tempo idonei alla Calandra in campagne coltivate in modo intensivo, hanno ridotto l’habitat adatto ad ospitare questo grande Alaudide. La messa a coltura degli ambienti steppici o pseudo steppici rappresenta infatti il principale fattore di criticità per la conservazione della specie a livello europeo. La conversione delle coltivazioni estensive diversificate in monocolture intensive, accompagnata dall’abuso di pesticidi, sembra aver contribuito in modo determinante al declino soprattutto nella seconda parte del Novecento

Particolarmente basso risulta peraltro il successo riproduttivo della specie in Italia, con una percentuale di perdita di nidi che in qualche caso può sfiorare anche il 50%, mentre anche in condizioni favorevoli una buona metà della covata non arriverà mai alla schiusa. Tra i fattori che spiegano questi dati, oltre al degrado dell’habitat, va ricordata la locale abbondanza di predatori terrestri come volpi, cani e gatti – essendo il nido della Calandra posto direttamente sul terreno – mentre anche condizioni meteorologiche avverse possono avere conseguenze nefaste sull’esito della nidificazione.
 

La Tutela

Mantenere il più possibile intatti gli ambienti pseudo steppici e i seminativi misti abitati dalla specie nell’Italia centrale e meridionale, rappresenta una condizione imprescindibile per innescare un’inversione di tendenza e garantire la sopravvivenza a lungo termine delle popolazioni nel nostro Paese.

Su scala locale, è possibile considerare il valore di 6 coppie (soglia minima 3-4 coppie) ogni 10 ettari un target di conservazione accettabile in ambienti aperti, che in aree particolarmente vocate alla specie può essere elevato anche a 20 coppie a parità di superficie considerata. A scala di comprensorio, una densità pari a 10 coppie per km quadrato può essere ritenuta idonea per aree caratterizzate da un “mosaico” di ambienti, parte del quale costituito da pseudosteppa o altre praterie (incluse alcune tipologie di colture estensive)

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Calandra © Michele Mendi