Bigia padovana
Sylvia nisoria
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
La Bigia padovana è una delle Silvie dalle dimensioni maggiori rispetto ai suoi conspecifici, caratterizzata dal caratteristico piumaggio grigio scuro superiormente, con iride gialla ed evidenti barrature grigie sulle parti inferiori biancastre; l’aspetto è più sbiadito e brunastro nella femmina. Presenta una lunghezza media di 15,5 cm, un’apertura alare compresa tra 23 e 27 cm e un peso tra 20 e 32 grammi.
È una specie che predilige boschetti o radure ai margini di boschi di latifoglie, siepi, frutteti oppure arbusteti ai margini dei coltivi o dei greti fluviali. E’ ricorrente negli habitat ottimali costituiti da cespugli spinosi e rampicanti, utilizzati per la costruzione del nido. Spesso condivide l’ambiente di nidificazione con l’Averla piccola, a volte anche il medesimo sito riproduttivo (lo stesso cespuglio); è stato infatti dimostrato che il suo successo riproduttivo aumenta con la vicinanza di nidi di Averla piccola. Sembra altresì apprezzare la presenza di alberi sparsi nelle aree aperte cespugliate.
Insetti (Coleotteri, Ortotteri, Lepidotteri) e loro larve rappresentano la sua dieta principale durante il ciclo riproduttivo, mentre bacche e altri frutti sono scelti durante la tarda estate, prima di intraprendere il lungo viaggio verso i quartieri di svernamento africani.
La Bigia padovana ha un ampio areale riproduttivo che comprende gran parte del Paleartico centrale, estendendosi dall’Italia nord-occidentale fino all’Asia centrale. Migratrice transahariana, sverna nell’Africa orientale, soprattutto in Kenya.
In Italia è migratrice regolare e nidificante scarsa. Mostra una distribuzione molto frammentata e limitata ad alcune aree di collina e di montagna dell’Italia settentrionale, con le densità maggiori nella fascia centrale prealpina e alpina di Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. Nidificava anche in Piemonte settentrionale (Val d’Ossola), nella pianura lombardo-veneta e in Emilia-Romagna, ma tali presenze non sono state confermate negli ultimi decenni. Nidifica da 200 m fino a oltre 1.600 m, nelle Alpi.
Lo Status
La Bigia padovana ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una forte contrazione di areale e di popolazione. A livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana, al limite del suo areale, conta ormai solo 90-100 coppie e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni.
Specie poco studiata, non sono disponibili dati relativi ai parametri riproduttivi in Italia.
Le Minacce
La distruzione delle aree con cespugli e alberi sparsi nel fondovalle e lungo i greti dei fiumi, nonché l’abitudine di rimuovere boschetti, siepi e macchie arbustive nelle aree agricole per recuperare spazio utile alle coltivazioni intensive, sembrano aver giocato un ruolo sostanziale nel decremento della popolazione italiana, avvenuto lungo gli ultimi anni del Novecento, a fronte di uno scenario europeo più favorevole e confortante. Anche per questo le densità più elevate della specie vengono oramai raggiunte solo in alcune residue aree di collina o montagna, dove la disponibilità di questo tipo di ambienti risulta ancora relativamente abbondante. L’ubicazione ai margini dell’areale che caratterizza le popolazioni italiane le rende ancor più vulnerabili e suscettibili a cambiamenti climatici ed ambientali.
La Tutela
Mantenere siepi e macchie di arbusti nelle aree coltivate ancora occupate dalla specie è fondamentale, così come impedire che pascoli arbustati o cespuglieti evolvano completamente in boschi o boscaglie. Si segnala altresì di evitare interventi su siepi e arbusti in periodo riproduttivo e di mantenere una “fascia di rispetto” attorno ai siti di nidificazione ed evitare di svolgere operazioni agricole a giugno - inizio luglio.
Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni climatico – ambientali riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi.
Specie poco studiata, sarebbe auspicabile studiarne ecologia e biologia riproduttiva nel dettaglio, anche al fine di trarre utili e concrete indicazioni per la conservazione.
Non sono disponibili dati italiani che permettano di formulare un valore di riferimento favorevole (FRV). Utilizzando i dati riportati relativi ad altri Paesi europei, è stata formulata una minima popolazione vitale (MVP) per l’Italia pari a circa 4.000 coppie. Questo valore viene pertanto proposto come FRV, anche se la sua formulazione deve essere ritenuta provvisoria, alla luce delle incertezze esistenti sui parametri utilizzati (specialmente quelli demografici).