Bigia grossa occidentale
Sylvia hortensis
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
Descrizione
Il maschio ha un piumaggio grigio marrone piuttosto scuro, con gola e lati della coda bianchi, ventre chiaro soffuso di grigio e testa nera su cui risaltano gli occhi biancastri. La femmina è meno contrastata. Presenta una lunghezza media di 15 cm, un’apertura alare compresa tra 20 e 25 cm e un peso tra 16 e 30 grammi. Molto elusiva, risulta raramente osservabile allo scoperto risultando quasi immobile tra le fronde delle chiome di alberi e grandi arbusti.
La specie frequenta soprattutto zone collinari e basso-montane con mosaici ambientali estesi almeno una decina di ettari e costituiti da cespugli non troppo densi e alberi sparsi. Gli ambienti preferiti, nel nostro Paese, sembrano essere quelli caldi e asciutti con vegetazione prevalente di tipo mediterraneo, che comprendono macchia mediterranea, oliveti vetusti, vigneti, frutteti, cerrete rade, castagneti aperti con sottobosco arbustivo. Si nutre di insetti in primavera e bacche in autunno.
La Bigia grossa occidentale nidifica nei paesi dell’Europa sud-occidentale (Penisola Iberica, Francia meridionale, Svizzera sud-occidentale e Italia) ed in Nord Africa (dal Marocco alla Tripolitania). E’ un migratore a lungo raggio e sverna nell’Africa sub-sahariana, nella fascia che da Senegal e Mauritania meridionale si estende fino al Sudan occidentale.
La situazione della specie in Italia è poco nota; in base ai dati più recenti (2010-2021) la Bigia grossa occidentale risulta infatti distribuita in modo discontinuo e frammentato ed è stata rilevata in periodo riproduttivo in pochissime località distribuite tra Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata, spesso frequentate solo irregolarmente. E’ assente dalle isole. Nidifica tra 200 e 1.000 m, ma si spinge fino a oltre 1.800 m sulle Alpi.
Lo Status
La Bigia grossa occidentale ha in Italia uno stato di conservazione cattivo, a causa di una forte contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione dei suoi habitat ottimali. Si può affermare come il suo stato di salute sia uno dei meno favorevoli tra le specie di Uccelli che vivono e nidificano nel nostro Paese. A livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana è stimabile in 200-500 coppie e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni.
Specie poco studiata, anche a causa della rarità ed instabilità delle popolazioni.
Le Minacce
Almeno in passato, i decrementi vanno probabilmente ascritti a cause antropiche; come per altre specie legate agli ambienti aperti, l’abbandono dei paesaggi agricoli di tipo tradizionale ha comportato, infatti, una drastica riduzione degli habitat idonei a molte specie di uccelli, tra cui la Bigia grossa occidentale.
Difficile valutare l’esatta situazione attuale della specie in Italia, dove la popolazione è ormai ridottissima, con poche coppie sparse in varie regioni e presenze sempre più irregolari. Tra le principali cause del drammatico declino nel nostro Paese vi sono probabilmente le trasformazioni avvenute nei paesaggi agricoli estensivi sull’Appennino e in area prealpina. Effetti negativi potrebbero derivare anche da sfavorevoli condizioni climatiche e ambientali nei quartieri africani di svernamento, dove la specie predilige aree a savana o comunque zone semi-aride con cespugli e alberi sparsi
La Tutela
Occorre evitare l’intensificazione delle pratiche agricole nelle residue aree gestite secondo criteri tradizionali. Fondamentale, per accrescere le probabilità di persistenza della specie, risulta il mantenere un mosaico ambientale idoneo nelle aree dove la specie è ancora presente.
Sarebbe auspicabile incrementare le conoscenze sulla sua distribuzione al fine di individuare le aree più importanti, anche nei quartieri di svernamento e migrazione, nonché approfondire l’ecologia riproduttiva della specie, per poter meglio definire le sue esigenze ecologiche e di conseguenza una possibile strategia per la sua conservazione.
E’ impossibile formulare un valore di valore di riferimento favorevole (FRV) per questa specie, per la quale non si dispone delle necessarie conoscenze relativamente ai parametri demografici e riproduttivi fondamentali.