Biancone
Circaetus gallicus
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Molto più grande della comune Poiana, il Biancone si distingue per il piumaggio, nettamente distinto tra la parte inferiore – chiara – e l’area del capo e del petto, che presentano tonalità cromatiche dal bruno chiaro al marrone scuro. Predilige i climi temperati, e degli ambienti mediterranei ricoperti da arbusti e aree aperte, nutrendosi di serpenti. È una specie migratrice che sverna in Africa – o India per le popolazioni asiatiche – e torna in Europa con l’arrivo della primavera.
Interessante descrivere il suo percorso: dallo Stretto di Gibilterra il passaggio migratorio in Italia si concentra in Liguria, con un vero e proprio “percorso a circuito” che coinvolge anche la popolazione nidificante nel centro e nel sud della Penisola, facendo dell’area genovese – località Arenzano – uno snodo cruciale per il viaggio di ritorno dai siti di svernamento.
Il Biancone compie un tragitto analogo in autunno, quando si tratta di ritornare in Africa. Un percorso tortuoso probabilmente dovuto alla necessità di minimizzare il dispendio energetico e il rischio legato all’attraversamento di ampi tratti di mare aperto quale il canale di Sicilia. Lungo circa 70 cm e largo, ad ali spiegate, circa 175, il Biancone può percorrere ben 100 km al giorno durante la migrazione, mentre il nido viene generalmente costruito su grandi alberi, che insieme alla disponibilità di aree aperte per la caccia costituiscono elemento essenziale per la vita della specie.
Lo Status
Attualmente classificata come “sicura” nell’Unione europea – ma con stato di conservazione meno favorevole a livello continentale – la specie ha conosciuto un importante declino, in buona parte dell’areale europeo, tra il XIX e il XX secolo, soprattutto nell’Europa centrale. Stabile negli ultimi 30-40 anni, la popolazione europea di Biancone consiste attualmente di circa 5.400-7.500 coppie, tra un quarto e la metà, a seconda delle stime, della popolazione continentale complessiva.
In aumento in Italia nell’ultimo ventennio, la popolazione di Biancone mostra però un trend piuttosto differente per aree. I dati restituiscono comunque l’idea di un evidente incremento della popolazione complessiva, passata dalle circa 140 coppie degli anni Settanta alle attuali 626-1025.
Di queste, ben 2-300 nidificano sull’arco alpino, con la popolazione delle Alpi Occidentali che appare attualmente in fase di massima espansione, anche se questa potrebbe non essere duratura a causa della riforestazione e della progressiva scomparsa delle aree aperte. Meno diffusa ma comunque stabile sul resto delle Alpi, con popolazioni ridotte mediamente a meno di 10 coppie, mentre più a sud la popolazione principale è quella Toscana, che comprende 30-70 coppie divise tra Maremma e Colline Metallifere.
Particolarmente basso, come per altre specie di rapaci, il successo riproduttivo, pari a meno di un piccolo per coppia (0,75 il dato medio). Mancano comunque diverse informazioni sia sul successo riproduttivo sia sui fattori fondamentali in grado di influenzare l’esito della riproduzione.
Le Minacce
Anche attività all’apparenza innocue e corrette quali le normali pratiche di gestione forestale possono incidere negativamente sulla vita del Biancone, necessitando di alberi molto grandi, ben spaziati, dove il rapace nidifica nella parte esposta a sud della chioma. Allo stesso tempo, la progressiva riforestazione e l’abbandono dei pascoli possono avere conseguenze nefaste su questa specie, che necessita di ambienti aperti per la cattura delle prede.
La necessità di boschi affiancati da aree aperte quali campi, prati pascoli o brughiere si traduce nell’esigenza di un “mosaico ambientale” in cui siano presenti entrambe le tipologie di habitat. La progressiva riduzione dell’habitat idoneo alla caccia e secondariamente bracconaggio e turismo di massa presso i siti di nidificazione, rappresentano le minacce più gravi per la specie in Italia.
Pur nidificando in aree e climi anche piuttosto differenti tra loro – dal livello del mare, o quote collinari, nell’Italia centrale e meridionale, fino ai 1.600 metri sulle Alpi – il Biancone necessita comunque di boschi strutturati e maturi per potersi riprodurre con successo, nonché appunto di ampie zone aperte in cui reperire il cibo (non solo serpenti ma anche lucertole). La sua sopravvivenza dipende quindi in larga misura dalla presenza di queste prede nelle vicinanze dei nidi.
La Tutela
Appare chiaro come la necessità di tutelare un habitat “a mosaico” sia la prima misura di conservazione necessaria per un’efficace tutela delle popolazioni di Biancone nel nostro Paese. Data l’abitudine, poi, di nidificare soprattutto in nord d’Italia in rimboschimenti e impianti artificiali di conifere, è essenziale, nel caso di interventi di riqualificazione forestale, mantenere i nuclei più maturi del bosco, nelle vicinanze di aree aperte e in contesti poco disturbati dalle attività umane.
L’assoluta carenza di informazioni sul tasso di mortalità di questa specie non consente però di calcolare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), mancando peraltro specie affini nidificanti in Italia con le quali effettuare un confronto.
Vista la notevole dimensione dell’areale occupato da ogni coppia nidificante, è poco significativo proporre valori di densità su scala locale. In generale è invece auspicabile il raggiungimento di una densità pari a una coppia per 100 km quadrati in aree potenzialmente idonee alla specie.
Tutelare i siti di nidificazione – boschi maturi – e mantenere idonee aree aperte circostanti rappresentano condizioni essenziali per il raggiungimento di questo valore. Da evitare in ogni caso l’impianto di pale eoliche nei siti dove la specie è presente, dato l’impatto negativo che possono avere su questa come su altre specie di rapaci.