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Berta minore © Mirko Ugo

Berta minore

Puffinus yelkouan

Ordine
Procellariiformes
Famiglia
Procellariidae
Nome scientifico
Puffinus yelkouan
Habitat
Litorali sabbiosi
Litorali rocciosi
Mare aperto
Strategia migratoria
Migratrice a corto raggio
Apertura alare
70-84 cm
Lunghezza
30-35 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

DD - Carente di dati
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Il piumaggio della Berta minore è nero sul dorso ed assume colorazioni biancastre nel ventre. Come la Berta maggiore, anche la Berta minore è una specie strettamente marina, prevalentemente legata alle porzioni di acque costiere circostanti i siti di nidificazione. Isole e pareti rocciose sono i siti ideali per la nidificazione, che avviene sulle coste, tipicamente su isolotti rocciosi. L’alimentazione è costituita quasi esclusivamente da pesci, predati in mare aperto, il che spiega i grandi “erratismi” compiuti lontano dal periodo di nidificazione. 
Le coppie scavano piccole buche nel terreno, ma non di rado le uova vengono deposte direttamente negli anfratti rocciosi. Raramente la Berta minore depone più di due uova, normalmente un solo uovo. L’allevamento dei pulcini continua per diverse settimane, con entrambi i “genitori” impegnati in continui pellegrinaggi tra terraferma e mare aperto, per procurare cibo sufficiente per i pulcini.
 

Lo Status

Lo stato di salute risulta nel complesso cattivo.

L’Italia ospita il 65% della popolazione mondiale della specie, pertanto, il nostro Paese ha un grande ruolo nella difesa di questo elegante uccello marino. Al di fuori del nostro Paese, popolazioni note si trovano in Spagna, nelle Baleari, in Corsica, a Malta e Grecia, Croazia e Turchia, con popolazioni nettamente inferiori a quella italiana che è stimata in 12791-19774 coppie. 

Come è facile intuire, le stime sulla popolazione globale di questa specie sono ancora estremamente grossolane. Probabilmente, l’abitudine di questo uccello di spostarsi continuamente – in modo particolare al di fuori del periodo riproduttivo – alla ricerca di nuove aree di foraggiamento porta molto probabilmente alla sovrastima della popolazione di molte colonie e il numero totale potrebbe essere inferiore a 10mila coppie, in luogo delle 15mila che risultano dai censimenti “ufficiali”.

Fino a pochi anni fa lo stato di salute della Berta minore nell’Unione Europea veniva considerato sicuro. Infatti, le popolazioni si erano mostrate relativamente stabili sia tra il 1970 e il 1990 sia nell’ultimo decennio del secolo scorso. Successive osservazioni hanno evidenziato l’effettiva scomparsa di diverse colonie storiche, negli ultimi 50 anni.

Le Minacce

Le reti da pesca e i palamiti costituiscono una minaccia importante e spesso sono causa diretta di mortalità. Oltre al rischio di finire nelle reti da pesca, l’impoverimento della “disponibilità trofica”, l’inquinamento e il disturbo diretto presso i siti di nidificazione costituiscono minacce gravi in grado di incidere in generale sulla stabilità delle singole colonie. Una seria minaccia è costituita dalla predazione al nido da parte del ratto nero Rattus rattus, abbondante in quasi tutte le isole che ospitano colonie della specie, o da altri predatori introdotti: solo per fare un esempio, nell’Isola di Tavolara il successo riproduttivo della Berta minore si è ridotto a zero nel 2006. Forte è anche l’impatto dovuto alla presenza di gatti randagi, specie nei pressi delle colonie più accessibili Un tempo, anche l’uomo costituiva una grave minaccia diretta all’esito della nidificazione, raccogliendo spesso le uova della Berta minore a scopi alimentari. Più di recente pare che il danno più rilevante arrecato dalle attività umane alle colonie di questa specie dipenda dal turismo. Il notevole sfruttamento di aree anche a ridosso dei siti di nidificazione, oltre alla progressiva urbanizzazione di interi tratti di costa, hanno profondamente deteriorato gran parte dell’habitat riproduttivo della specie, anche dal punto di vista dell’inquinamento acustico e luminoso.

Le reti da pesca costituiscono un’altra minaccia importante per la Berta minore, e sono spesso causa diretta di mortalità. Altro fattore dirimente è la disponibilità di cibo, come dimostra la diminuzione del successo riproduttivo in quelle aree sottoposte a pesca intensiva (alici soprattutto) o inquinate in modo rilevate a causa di perdite o sversamenti di idrocarburi.

Il fatto che la gran parte della popolazione nidificante sia concentrata in pochissime colonie, la rende di per sé molto vulnerabile. 

La Tutela

Emerge la necessità di tutelare tutte le colonie accertate dalle principali minacce che attualmente pesano su questa specie, ossia la predazione e il disturbo antropico.

Nel primo caso, la diffusione del ratto nero andrebbe tenuta sotto controllo anche attraverso interventi di parziale o totale bonifica dei siti. La mortalità in mare, poi, andrebbe seriamente monitorata per capire quante specie cadono vittima delle reti da pesca e dove le stesse attività di pesca andrebbero limitate per offrire alla Berta minore acque più pescose e idonee. Da tenere sotto stretta osservazione è poi l’impatto delle attività turistiche, che localmente potrebbe avere un grosso peso, influenzando negativamente il già scarso successo riproduttivo della specie.

Le colonie esistenti sono in gran parte protette, e devono esserlo anche dall’impatto del turismo a terra e a mare. Occorre risolvere il problema della predazione da parte di specie alloctone alle colonie. Le colonie della specie non sono ancora sufficientemente studiate e conosciute. Nel canale di Sicilia sono diversi i siti di presenza ancora non accertati o le colonie ove la popolazione risulta probabilmente sovrastimata.

A queste indicazioni generali, che non possono non includere la necessità di approfondire gli studi sull’ecologia della Berta minore si affianca la totale impossibilità di stabilire una soglia di sopravvivenza per la specie, in termini di Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Questo per la totale mancanza di dati accurati su successo riproduttivo e mortalità.

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Berta minore © Mirko Ugo