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Berta Maggiore © Alessio Quaglierini

Berta maggiore

Calonectris diomedea

Ordine
Procellariiformes
Famiglia
Procellariidae
Nome scientifico
Calonectris diomedea
Habitat
Litorali sabbiosi
Litorali rocciosi
Mare aperto
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
118-126 cm
Lunghezza
50-60 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Specie simbolo del Mar Mediterraneo, la Berta Maggiore può raggiungere i 50 cm di lunghezza, per 600 grammi di peso. Dall’aspetto simile a un piccolo Albatross, la Berta maggiore presenta un piumaggio bruno sul dorso, che sfuma verso il bianco sul collo e ventre. La testa si presenta grigio chiara. 

Due le sottospecie principali: la Calonectris  diomedea borealis , che nidifica nell’Atlantico – celebre la colonia presente alle Isole Azzorre – e la Calonectris  diomedea diomedea , tipica del  Mediterraneo, le cui colonie più importanti si trovano in Sardegna, alle Tremiti e nell’isola di Linosa, nell’Arcipelago delle Pelagie che contiene la seconda popolazione più importante del Mediterraneo.

La Berta Maggiore può essere definita a tutti gli effetti un uccello marino. Pur nidificando sulla terraferma, infatti, la Berta trascorre gran parte del proprio tempo in mare aperto, dove si trovano le più importanti “aree di foraggiamento” per questa specie, ossia zone ad alta concentrazione di pesce dove si procura il cibo. Anche durante l’allevamento dei pulcini gli adulti di Berta maggiore compiono ogni giorno lunghissimi viaggi, coprendo anche l’intera distanza che separa Linosa dalla costa tunisina.

Al rientro in colonia, prima di posarsi sulla terraferma, le berte “atterrano” sull’acqua, a poca distanza dalla costa. È in questa fase che osservarle può essere allo stesso tempo facile e affascinante. Con un po’ di fortuna, si potrà infatti ammirare il cosiddetto ”rafting”. Il nido delle berte è tipicamente costruito in piccole cavità, su rocce vulcaniche appuntite. Una volta tornati al nido, gli adulti rigurgitano il cibo raccolto in mare e alimentano i propri pulcini. La stagione riproduttiva dura da maggio a ottobre. In inverno, le berte lasciano le coste italiane per raggiungere addirittura il Sud dell’Atlantico, nell’emisfero australe.
 

Lo Status

Tra il 1970 e il 1990 si è assistito in tutta Europa a un forte declino delle popolazioni di Berta maggiore. Dopo un decennio di ulteriore – seppur moderato – declino tra il 1990 e il 2000, la popolazione si è stabilizzata attorno alle 260-280mila coppie (stima a livello di Unione europea, che include tra il 96 e il 97% della popolazione complessiva e almeno tre quarti della popolazione globale).

La Berta maggiore ha stato di conservazione cattivo, a causa del degrado e la riduzione del suo habitat ottimale. A livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. La popolazione italiana conta circa 13.344-21.873 coppie. Pur essendo molto difficile – per gli uccelli in generale e per quelli marini in particolare – tenere conto dei confini nazionali per mettere in campo censimenti o azioni di tutela, è stato stimato che almeno la metà della popolazione mediterranea nidifichi e si riproduca in Italia, nel Canale di Sicilia. Da qui l’importante ruolo del nostro Paese per assicurare un futuro alla Berta maggiore.

Oltre alle isole Pelagie e alla Sardegna – dove si trovano i gruppi più consistenti – in Italia la Berta maggiore è presente nell’Arcipelago Toscano, nelle altre isole del Canale di Sicilia (Pantelleria, Lampedusa, Lampione) e alle Isole Tremiti al largo della costa pugliese. Alcune coppie sono state osservate anche nell’Arcipelago delle Isole Ponziane (isola di Zanone). La colonia di Linosa, ospita oltre 10mila coppie: una popolazione dalla consistenza numerica abbastanza stabile negli ultimi anni.

Le Minacce

Oltre che dal depauperamento degli stock ittici del Mediterraneo e dall’inquinamento, la Berta maggiore è minacciata dalla pesca a strascico e dalla pesca con reti derivanti. I cambiamenti climatici stanno causando importanti variazioni nelle correnti oceaniche e, conseguentemente, della distribuzione delle specie ittiche e dei cefalopodi di cui si nutre. Per quanto riguarda le colonie, tra i fattori di minaccia più comuni vi sono la predazione delle uova o dei pulcini – la minaccia più importante è costituita dalla presenza di ratti, ma anche gabbiani o gatti domestici possono rappresentare un pericolo – e il disturbo da parte dell’uomo. In alcune isole del Mediterraneo viene ancora effettuato il prelievo illegale di centinaia di uova l’anno. Infine, non è raro che le imbarcazioni da diporto disturbino i gruppi in mare durante il rafting. 

Anche i cambiamenti climatici possono rappresentare una minaccia importante: gli esperti hanno infatti individuato una correlazione significativa fra il tasso di sopravvivenza delle berte e il verificarsi di particolari situazioni climatiche. Come tutte le specie pelagiche, la Berta soffre in modo particolare per eventuali variazioni nelle correnti oceaniche, che possono causare un riscaldamento o un raffreddamento anomalo delle acque.

La Tutela

Anzitutto, è stato dimostrato come le popolazioni di berte che nidificano in Italia mostrano, fortunatamente, una consistenza numerica abbastanza stabile negli ultimi anni, nonostante il potente declino che si è verificato fino al 1990 in Italia come in altri Paesi d’Europa. Merito anche degli interventi di conservazione messi in atto in questi anni – per esempio la derattizzazione – che si sono dimostrati abbastanza efficaci per fronteggiare adeguatamente le minacce che pesano sul destino della Berta maggiore.

Si possono inoltre mettere in atto altre azioni di sistema per prevenire un ulteriore declino delle popolazioni di Berta maggiore nel nostro Paese. Prima minaccia evitabile, naturalmente, il disturbo umano, grazie all’istituzione di apposite aree protette o riserve integrali, almeno per quanto riguarda le colonie più importanti (Linosa in primis). Anche una maggiore sensibilità da parte dei turisti potrebbe fare molto per evitare di arrecare disturbo alle colonie, specialmente durante l’estate, quando le berte si riproducono, dunque il periodo più delicato per la conservazione della specie.

L’istituzione di aree interdette alla pesca potrebbe consentire una ripresa degli stock ittici. Occorre inoltre, tutelare tramite aree marine e terrestri protette tutte le colonie, sebbene la maggior parte sono già situate in aree protette. 

Occorre infine studiare l’impatto del bycatch (catture accidentali da parte dei vascelli da pesca) sulla specie. 

Essendo la specie coloniale non è possibile fissare una soglia al di sopra della quale la Berta maggiore può considerarsi al sicuro dal rischio estinzione nei prossimi decenni. Non è possibile, in altre parole, fissare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), anche se, grazie agli studi approfonditi effettuati sulla specie, è possibile procedere ad alcune considerazioni di dettaglio che riguardano in modo particolare la popolazione italiana.

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Berta Maggiore © Alessio Quaglierini